domenica 31 luglio 2011

LUCCIOLE TRA IL GRANO (PIETRO MASTRI PSEUDONIMO DI PIRRO MASETTI 1868-1932)

DA QUANDO LA MESSE HA SPIGATO
SCINTILLANO I CAMPI OGNI NOTTE:
SON LEMBI DI CIELO STELLATO.

O TACITE STELLE, CHE A FROTTE
VAGATE QUAGGIU' SENZA FINE,
O STELLE PICCINE E VICINE,
NON SENTE LA MESSE CHE DORME
QUEL PALPITO FITTO, UNIFORME,
SFIORARE LE SPIGHE RECLINE ?

AL RITMO DEL TREMOLO TRILLO,
CHE A NOTTE OGNI ZOLLA PRODUCE,
DIFFONDE IL SUO RITMO TRANQUILLO
QUEL PALPITO D'ALI E DI LUCE.

SE VERDE E' LA MESSE PER ORA,
LA LUCE E' DI CHIARO SMERALDO,
SE APPENA LA SPIGA S'INDORA,
LA LUCE E' DI UN TONO PIU' CALDO;
SI FA DI TOPAZIO MAN MANO
CHE L'ORO S'ADDENSA NEL GRANO.

ED ECCO L'ESTATE. UNA SERA
LO CERCHI PEI CAMPI DOV'ERA,
QUEL VAGO STELLATO, MA INVANO...
O TRILLI NELL'OMBRA, CHE FU?

PASSARON LE FALCI, LE FALCI!
E UN'ARIDA STOPPIA SI STENDE
LA' SOTTO AGLI ULIVI E AI TRALCI.

SE LUME DI STELLA S'ACCENDE,
E' LUNGI, BEN LUNGI, LASSU'...

fotografia Piero Reggio

sabato 30 luglio 2011

L'ABITAZIONE DI BAUDELAIRE ALL'HOTEL PIMODAN, 17 QUAI D'ANJOU ILE SAINT LOUIS DA "LA FOLIE BAUDELAIRE " DI ROBERTO CALASSO ED. ADELPHI

All'hotel Pimodan, Baudelaire abitava in tre stanze a cui si accedeva da una scala di servizio.Lo studio dava sulla Senna. Banville dichiarò una volta " di non aver mai visto una casa che somigliasse di più al suo proprietario". Alle pareti una carta lucida a fiorami rossi e neri. Tende di damasco vecchio. Litografie di Delacroix. I mobili, scarsi e imponenti. Un grande tavolo ovale, di noce. Non c'era una biblioteca nè si vedevano libri in giro. Stavano tutti chiusi in un armadio, orizzontali, accanto a qualche bottiglia di vino. Un grande  letto di quercia, senza piedi o colonnine, ricordava un sarcofago monumentale. Lo studio ( e camera da letto) era "illuminato da una sola finestra i cui vetri, fino ai penultimi inclusi, erano smerigliati, "per non vedere altro che il cielo" diceva".
Bastava scendere al piano nobile e ci si trovava nel "club degli Hashishini(la formula venne divulgata da Gautier, che era uno di loro).L'hotel Pimodan era una meraviglia trascurata, "una tomba dorata in fondo alla vecchia Parigi", quando Roger de Beauvoir, fondatore del club, lo affittò. Miasmi nauseabondi si spandevano dai locali di un tintore al pianterreno. L'erba cresceva fra le lastre del cortile. Ma dalla scala di destra, passando attraverso una porta di velluto verde stinto, si accedeva a un antro di delizie. Un superbo salone, un boudoir, una camera da letto. Tutto era affumicato , per gli anni e per l'incuria, ma tutto era un incanto. Stucchi, rilievi di pietra, due Hubert Robert, una tribuna per musicanti nel salone, in una nicchia sospesa. La decorazione invadeva ogni angolo, come una vegetazione tropicale. E si lasciava interrompere soltanto da qualche specchio di Boemia , che la moltiplicava. Sul soffitto : Amore vince il Tempo, Ninfe inseguite da Satiri fra le canne. Cifre, putti, levrieri, fogliame spiralato. Nel boudoir si riunivano gli hashishini. Nessuno sfondo poteva essere più adatto perchè l'occhio vi si perdesse e dimenticasse, aiutato dal  dawamesk, sotto specie di un pò di " confettura verdastra, grande pressapoco come il pollice".Gautier osservò come "il tempo , che scorre così veloce, sembrava non essere passato su quella casa e, come una pendola che ci si è dimenticati di caricare, le sue lancette segnavano sempre la stessa data".

hotel Lauzun o Pimodan

venerdì 29 luglio 2011

QUANDO SARO' PARTITA (ANNIE VIVANTI 1868-1942)

QUANDO SARO' PARTITA, PIANGERAI
ALTA LA TESTA E IL VISO INDIFFERENTE,
RIDERAI FORTE, RIDERAI SOVENTE;
MA LA MIA VOCE NON SOFFOCHERAI
CHE IN FONDO AL CUOR TI SUONERA' FREMENTE
          NO! LA MIA VOCE NON LA SCORDERAI.

QUANDO SARO' PARTITA, STUDIERAI
CHINO SOVRA I TUOI LIBRI ATTENTAMENTE;
MA TI STARO DINNANZI SORRIDENTE,
ED ECHEGGIAR NEL VUOTO CORE UDRAI
IL SUON DEL RISO MIO, LIETO, INSISTENTE.
          NO! IL MIO SORRISO NON LO SCORDERAI.

QUANDO SARO' PARTITA, INGRASSERAI;
MANGERAI BENE; E PACIFICAMENTE
LA NOTTE DORMIRAI. MA, IN SOGNO, ARDENTE
SUL VISO IL SOFFIO MIO TI SENTIRAI,
E I BACI MIEI TI RENDERAN DEMENTE;
          LE MIE CAREZZE NON LE SCORDERAI.

giovedì 28 luglio 2011

E' FORSE AUTUNNO?

PARE SIA AUTUNNO,
PIOVE,
NON C'E' LA MALINCONIA DI UN PRESAGIO;
VERDI SONO GLI ALBERI.

DIVENTO TRISTE,
SORPRESO DA UN RICORDO
E DALLA PERCEZIONE DI UN COLORE;
DOVE SEI BELLA ESTATE?

mercoledì 27 luglio 2011

LA POESIA

VENNE A TROVARMI LA POESIA,
UNA SERA,
LA NEBBIA USCIVA DAI CAMPI,
VELAVA LE LUCI.
AVEVO GIOCATO CON IL GIALLO,
L'OCRA E UN POCO DI ROSSO,
NON MI BASTAVA.
AVEVO GIOCATO CON IL BLU,
VENNE A TROVARMI LA POESIA.

Acrilico Piero Reggio

martedì 26 luglio 2011

riparliamo di libri...

IL RIFUGIO DEI CUORI SOLITARI di Lucy Dillon ed, Garzanti :un libro per l'estate, scorrevole, piacevole, romanzo sull'amore, sull'amicizia  e sul meraviglioso rapporto tra uomini e animali.

LA RAGAZZA DEL GREENWICH VILLAGE di Lorna Graham ed. Rizzoli :il titolo promette più del contenuto, trama esile , quasi una favola.

LA CACCIATRICE DI OSSA di Kathy Reichs ed. Rizzoli :ormai un classico con protagonista l'antropologa Brennan, trama sempre brillante e coinvolgente.

Ricordiamo che il sabato con Repubblica al prezzo di 1 euro esce una collana con i grandi della narrativa, alcuni autori sono veramente da riscoprire.

ORA CHE SEI VENUTA... (CAMILLO SBARBARO 1888-1967)

ORA CHE SEI VENUTA,
CHE CON PASSO DI DANZA SEI ENTRATA
NELLA MIA VITA
QUASI FOLATA IN UNA STANZA CHIUSA -
A FESTEGGIARTI, BENE TANTO ATTESO,
LE PAROLE MI MANCANO E LA VOCE
E TACERTI VICINO GIA' MI BASTA.

IL PIGOLIO COSI' CHE ASSORDA IL BOSCO
AL NASCERE DELL'ALBA, AMMUTOLISCE
QUANDO ALL'ORIZZONTE BALZA IL SOLE.

MA TE LA MIA INQUIETUDINE CERCAVA
QUANDO RAGAZZO
NELLA NOTTE D'ESTATE MI FACEVO
ALLA FINESTRA COME SOFFOCATO:
CHE NON SAPEVO, M'AFFANNAVA IL CUORE.
E TUTTE TUE SONO LE PAROLE
CHE, COME L'ACQUA ALL'ORLO CHE TRABOCCA,
ALLA BOCCA VENIVANO DA SOLE,
L'ORE DESERTE, QUANDO S'AVANZAVAN
PUERILMENTE LE MIE LABBRA D'UOMO
DA SE', PER DESIDERIO DI BACIARE...

Renoir

lunedì 25 luglio 2011

MIO PADRE

UN GIORNO LONTANO
AVEVO UN AMICO;
MIO PADRE.
SI ADDORMENTO' D'ESTATE
AL PRIMO VERDE DI UN SOGNO
E I FANTASMI
CHE LAMBIRONO LA SERA,
TRASPIRARONO
SOGNI DI FOGLIE MORTE.
CAMMINAI,
SILENZI E PIETRE,
STAGNI
DIMENTICATI DALLA LUNA,
MIRAGGI DI ACQUE CELESTI.
CAMMINAI
TIEPIDI AMORI,
ARBUSTI
DI SECOLARI PIOPPI
MA IL MIO CUORE,
IL MIO CUORE SI FERMO' D'ESTATE,
AL PRIMO VERDE DI UN SOGNO.

domenica 24 luglio 2011

UNA DOMENICA D'ESTATE

UNA DOMENICA D'ESTATE
DALLE TRE ALLE CINQUE,
UN FLAUTO
SUONERA' IN RIVA AL MARE
E I RICORDI
MI SPACCHERANNO IL CUORE.
UNA DOMENICA D'ESTATE
DALLE TRE ALLE CINQUE,
AVRO' PAURA PENSARTI
E UCCIDERO' IL SOLE.

pomeriggi d'estate

SILENZI - INCANTI
POMERIGGI D'ESTATE
OMBRE - MISTERI

fotografia Piero Reggio

sabato 23 luglio 2011

UN SABATO DEDICATO ALLE ROSE CHE, SELVATICHE O IBRIDI SEMPRE PIU' RAFFINATI, RALLEGRANO L'OCCHIO E IL CUORE...I

ROSE SFOGLIATE ( ERNESTO RAGAZZONI 1870-1920)

DAL PARCO MI SENTO
VENIRE A FOLATE
UN BALSAMO LENTO
DI ROSE SFOGLIATE,

UN BALSAMO LENTO
PERCHE' GIA' L'ESTATE
DECLINA, ED IL VENTO
LE ROSE HA SFOGLIATE.

ED ECCO, A SEMBIANZA
D'UN FIATO DI ROSE
SFOGLIATE IN DISTANZA
MI GIUNGE DA ASCOSE

MEMORIE, FRAGRANZA
D'ASSAI VECCHIE COSE
SICCOME DI ROSE
SFOGLIATE IN DISTANZA.

LE FOGLIE DEL ROSAIO (ADA NEGRI 1870-1945)

AMO LE FOGLIE DEL ROSAIO, QUANDO
SPUNTAN, VERDI NON GIA', NELL'ASPRO MARZO,
MA D'UN ROSSO DI PORPORA, VENATO
DI SANGUE SE VI SPLENDE A TERGO IL SOLE.
TALI SON FORSE I RAMI DEI CORALLI
NELL'INTRICO D'IMMOBILI FORESTE
SOTTOMARINE, MA IL ROSAIO IN TERRA
LI VINCE CON LA SUA BELLEZZA VIVA
CHE IN UN'ALTRA BELLEZZA SI TRASFORMA
DI DI' IN DI'. LE FOGLIE A MEZZO MAGGIO
LARGHE E VERDI SARANNO, ED INNERVATE
DI FORZA; E IL RAMO, IN VETTA, AVRA' IL SUO FIORE.

venerdì 22 luglio 2011

SERE D'ESTATE (LUIGI FALLACARA 1890- 1963)

CERTE SERE D'ESTATE,
QUANDO IL GIORNO NON VUOL MORIRE,
E LE LUCI DORATE
IL POLVERIO SEMBRANO INFITTIRE,
SI FA UN DESERTO INATTESO
PEI VIALI DELLA CITTA',
COME SE VI FOSSE SOSPESO
IL SILENZIO DELLA SOLARITA'.

SEMBRA CHE DEBBA PASSARE
UN VIANDANTE MISTERIOSO,
CHE SI DEBBA, AD UN TRATTO, INCONTRARE
L'ANGELO DEL NOSTRO RIPOSO.

PASSANO, INVECE, CARRI DI FIENO
CHE SEMINANO STELI IN RITMO LENTO,
TRA L'AFFIORANTE BALENO
DELLE RUOTE D'ARGENTO.

ENTRANO CANTI NELLA VITA,
DI MIETITORI LONTANI;
SI RITROVA LA VIA SMARRITA,
NEI SOLCHI DEI CUORI UMANI.

Silvestro Lega

ADDIO A LUCIAN FREUD, L'ULTIMO GRANDE PITTORE REALISTA

giovedì 21 luglio 2011

UNA VISITA A MARCEL PROUST AL 102 DI BOULEVARD HAUSSMANN (DA TORRI D'AVORIO DI G. SCARAFFIA ED EXCELSIOR 1881)

Il visitatore ,una volta ottenuto un appuntamento per le undici, veniva accolto all'ingresso dello stabile dal garbatissimo Antoine, anche lui, come Nicolas e la moglie, Celine, un tempo al servizio della madre di Proust. Il portinaio gli faceva strada fino all'ascensore, accanto alle belle scale nere e oro. Finalmente s'apriva la porta sulla moquette rossa dell'ingresso, e un grosso servitore esaminava sospettosamente gli invitati sconosciuti, prima d'introdurli nel salottino. Lì per mitigare il freddo veniva acceso un piccolo fuoco nel caminetto. Durante la breve attesa si poteva ammirare, splendida e intonsa, l'edizione di lusso delle opere di Robert de Montesquiou. Poi riappariva il domestico e al suo seguito si traversava una grande stanza zeppa di mobili e di sedie coperte dalle usse. Pile di libri s'alzavano sui tappeti. In un angolo s'intravedeva, tra uno specchio e un vaso cinese, il famoso ritratto di Blanche. Di lì una porta s'apriva sulla stanza di Proust.
Tutto era minutamente organizzato in quella che era l'unica stanza veramente vissuta della casa. Come unn capitano in partenza per una crociera prolungata e priva di scali, lo scrittore aveva scelto accuratamente gli oggetti e i viveri spirituali da portare con sè. Ogni cosa, in quella penombra, era intimamente intrisa di memorie care e talvolta strazianti.
Le persiane erano sempre ermeticamente chiuse sulle alte finestre che davano sul boulevard. La tinta dominante era il blu, dalle pesanti tende di raso foderate di mollettone al grande lampadario centrale, sempre spento come i globi dei due lumi posti a guardia, sul caminetto, di una pendola in bronzo....
I libri s'accatastavano sull'imponente scrivania di quercia, accanto al camino. Nella parete di fronte altri volumi affollavano due biblioteche girevoli.Foto di famiglia, sopratutto della sua prima infanzia, erano poste su un mobiletto cinese in cui erano contenuti i contanti e la documentazione bancaria.Dal soffitto calava un  grande specchio, in cui si riflettevano due coppe bianche, da cui emergeva una statuina del Bambin Gesù incoronato di grappoli d'uva. Le sosteneva il piano di marmo di un massiccio comò di palissandro. Sempre sul marmo stavano i trentadue quaderni dalla copertina in finta pelle, con le prime versioni dell'opera.In quella grande stanza, Proust si era riservato uno spazio ristretto, popolato da mobili modesti, se si eccettua un grande paravento cinese, dietro la testiera del letto, fatta di semplice sbarre di rame. Un tappeto orientale faceva da scendiletto sul parquet di quercia. Su un  leggero tavolino Thonet in finto bambù uno strato di fazzoletti conviveva con pile di libri e la borsa del'acqua calda. Un antico comodino di palissandro ospitava l'orologio, la lampada, il calamaio dei tempi della scuola, le penne, i taccuini per gli appunti e i manoscritti. Il vassoio del caffè, il tiglio o l'acqua di Evian venivano posati su un piccolo tavolo di noce, Una sola poltrona, rivestita di velluto di Genova, accoglieva il visitatore.
Se stava bene, Proust riceveva ben dritto sul letto, se l'asma l'aveva colpito, venivano ammessi soltanto i più intimi, che lo distinguevano appena nel fumo della polvere medicinale bruciata su un piccolo candeliere.

Proust ritratto da E. Blanche

mercoledì 20 luglio 2011

DA "FOGLI D'IPNOS" (RENE' CHAR 1907-1988)

M'INCANTA IL POPOLO DEI PRATI. LA SUA BELLEZZA ESILE E PRIVA DI VELENO, NON MI STANCO DI NARRARMELA. IL TOPO CAMPAGNOLO, LA TALPA, OSCURI BIMBI PERDUTI NELLA CHIMERA DELL'ERBA, L'ORBETTINO, FIGLIO DEL VETRO, IL GRILLO,PEDISSEQUO QUANT'ALTRI MAI, LA CAVALLETTA CHE SCHIOCCA E CONTA I SUOI PANNI, LA FARFALLA CHE SIMULA EBBREZZA E STUZZICA I FIORI COI SILENZIOSI SINGULTI, LE FORMICHE FATTE SAGGE DALLA VERDE DISTESA, E , IMMEDIATAMENTE SOPRA, LE RONDINI METEORE...
PRATERIA, SEI LO SCRIGNO DEL GIORNO.

martedì 19 luglio 2011

alla gatta Audrey..

E' MORTA AUDREY,
UNA GATTA,
STAVA DENTRO LA LUCE DEL MATTINO,
ALLE OMBRE DEL MERIGGIO.
E' MORTA AUDREY,
UNA GATTA.
ADESSO C'E' MENO VITA,
MENO LUCE;
PER QUALCHE  TEMPO
SUL TERRAZZO
LE OMBRE DEL MERIGGIO
NON SARANNO PIU' MISTERIOSE,
PRECIPITERA'
SUBITO LA NOTTE.

SOGNO SUL COLLE -ASSISI 24 GENNAIO 1933 (ANTONIA POZZI 1912-1938)

SOTTO GLI ULIVI VORREI
IN UN MATTINO FRESCO
SALIRE
E SALUTARE
DI LA' DALLE LIEVI
CHIOME D'ARGENTO
IL PALLORE DEL SOLE ED IL VOLO
DELLE NUVOLE LENTE
VERSO IL MARE.

VORREI COGLIERE UN MAZZO DI PERVINCHE
FIORITE
NEI CAVI TRONCHI
E CAMMINARE PER IL VIALE OSCURO
DEI LECCI
CON IL MIO DONO AZZURRO PRESSO IL CUORE.

RASENTARE COSI'
LE ANTICHE MURA
RICOPERTE DALL'EDERA
VORREI
E BUSSARE ALLA PORTA DEL CONVENTO.

VORREI ESSERE UN FRATE SILENZIOSO
CHE VA CON I SUOI SANDALI DI CORDA
SOTTO GLI ARCHI DI UN CHIOSTRO
E ATTINGE ACQUA ALL'ANTICA
VERA DEL POZZO
E DISSETA
LE LAVANDE E LE ROSE.

VORREI DINNANZI ALLA MIA CELLA
AVERE
QUATTRO METRI DI TERRA
ED OGNI SERA
AL LUME DELLE PRIME STELLE
SCAVARMI
LENTAMENTE UNA FOSSA
PENSANDO AL TRAMONTO DOLCISSIMO
IN CUI VERRANNO
SALMODIANDO
I FRATELLI
E IN MEZZO AI CESPI DELLE LAVANDE
MI CORICHERANNO
PONENDOMI SUL CUORE
COME FIORI
MORTI
QUESTE MIE STANCHE MANI
CHIUSE IN CROCE.

domenica 17 luglio 2011

PADRE MICHELE

PADRE MICHELE,
MAI TI DIMENTICHERO'.
IL TUO SAIO LISO,
I SANDALI,
IL TUO CORPO SCARNO,
IL TUO SORRISO APERTO.
LE TUE MANI CALDE
CHE STRINSERO LE MIE
PARLANDOMI DI CRISTO.
LA TUA FEDE.
LA TUA
PADRE MICHELE,
NON LA MIA.
IO LO SO
IN QUEL MOMENTO
CRISTO
C'ERA
PERCHE' TU L'AVEVI CHIAMATO,
LO AVEVI CHIAMATO
PER ME.
MAI TI DIMENTICHERO'
PADRE MICHELE,
TU CHE DI CRISTO
VEDI LA LUCE,
IO SOLO
LA SUA MISERICORDIA.

affresco della Madonna degli Angeli -Cuneo - 1791 A. Persico

sabato 16 luglio 2011

possibilità

ACCANTO A TE
C'E' SEMPRE UN'ALTRA STRADA,
A VOLTE AL BUIO.

fotografia Piero Reggio


L'ANTICAMERA DELLE SUORE (ANTONIA POZZI 1912-1938)

FORSE HAI RAGIONE TU:
FORSE LA PACE VERA
SI PUO' TROVARE SOLAMENTE
IN UN LUOGO BUIO COME QUESTO,
IN UN'ANTICAMERA DI COLLEGIO
DOVE OGNI GIORNO SFILANO LE BAMBINE
LASCIANDO ALLE PARETI
I SOPRABITINI E I BERRETTI;
DOVE I POVERI VECCHI
CHE VENGONO A DOMANDARE
SI CONTENTANO DI UN SOLDO SOLO
DATO DA DIO;
DOVE LA SERA, PER COLPA
DELLE FINESTRE PICCINE,
SI ACCENDONO PRESTO LE LAMPADE
E NON SI ASPETTA
DI VEDER MORIRE LA LUCE,
DI VEDER MORIRE IL COLORE E IL RILIEVO DELLE COSE,
MA INCONTRO ALLA NOTTE SI VA
CON UN PROPRIO LUME ALTO ACCESO
E L'ANIMA CHE ARDE NON SOFFRE
IL DISFACIMENTO DELL'OMBRA.

venerdì 15 luglio 2011

GALLERIA D'ARTE

UN QUADRO ROSSO,
UN QUADRO GIALLO.
LA SIGNORINA
PIEGA DEPLIANTS.
UN QUADRO VERDE,
UN QUADRO BLU.
LA SIGNORINA
SCRIVE INDIRIZZI.
IL GRANDE PITTORE
PIU' NON VIVE SU QUESTA TERRA,
CAMMINA,
SALTA
LEGGERO.
UN QUADRO AZZURRO,
UN QUADRO ROSSO.
PIOVE.
SONO ALCUNI GIORNI CHE PIOVE.
LA SIGNORINA E' TRISTE,
AVEVA UN AMORE,
E' SCIVOLATO VIA
COME LA PIOGGIA NEI RIGAGNOLI.
UN QUADRO VIOLA,
UN QUADRO GIALLO.
IL GRANDE PITTORE
E' DIVENTATO UCCELLO,
VOLA
SUI QUADRI,
SULLE PERSONE,
ENTRA IN UN QUADRO,
SPARISCE.
UN QUADRO ROSSO,
UN QUADRO GIALLO.

Piero Reggio

giovedì 14 luglio 2011

LE ECCENTRICHE DIMORE DELLA MARCHESA LUISA AMMAN CASATI( DAL LIBRO INFINITA VARIETA' DI S.D.RYERSSON E M.O. YACCARINO ED. CORBACCIO)

LONDRA anni 30? - 1957

La vita della marchesa Luisa Casati era cominciata in grandi ville e suite di lusso. Il matrimonio le aveva offerto lo stesso in un mondo privilegiato. Poi c'erano stati il palazzo veneziano sul Canal Grande e il palazzo di marmo rosa alla periferia di Parigi. Diaghilev, Nijinsky, Isadora Duncan, Robert de Montesquiou, Giovanni Boldini, Arthur Rubinstein e Jean Cocteau si erano goduti tutto questo lusso insieme a lei. Era stata amata da Gabriele D'Annunzio, Kees Van Dongen e Augustus John. Aveva speso fortune immense per creare un monumentale universo notturno fatto di infiniti balli in maschera, costumi di Bakst e abiti da sera di Fortuny.Così commissionò la propria immortalità. Ma adesso era confinata tra quattro mura di una stanzetta in affitto al numero 32 di Beaufort Gardens.
Un trafficante di usato di Portobello Road difficilmente avrebbe desiderato qualcuno degli ultimi beni della marchesa; un divano di crine di cavallo e una vecchia vasca da bagno, un orologio a cucù rotto e un bouquet di fiori finti e impolverati. Ma c'erano anche una serie di cianfrusaglie, inclusa una testa di leone impagliata, una maschera di Pericle in cima al caminetto, e un reliquiario di cristallo che custodiva quello che lei reputava una parte di un dito di San Pietro che le era stato lanciato durante una seduta spiritica. In questo strano ambiente, gironzolava a passo felpato il vecchio pechinese.
Persino in queste ristrettezze Luisa manteneva il gusto della vita. Fred Rainer, che conobbe a Londra negli ultimi anni, raccontò di quando la marchesa lo invitava a cene a base di cibo in scatola. E anche la sua abitudine di telefonargli per chiedergli, traboccante di entusiasmo "Ho dieci scellini. Ci facciamo una bottiglia di vino scadente o un giro in taxi?"
Sebbene priva di risorse materiali, la Casati possedeva ancora una fervida immaginazione. Questo fatto è dimostrato da un impensato hobby che la aiutò a passare il tempo negli ultimi anni. La marchesa trascorreva ore a ritagliare fotografie, didascalie e qualunque cosa colpisse la sua fantasia da giornali e riviste. I vari ritagli, scelti per la bellezza e la particolarità, erano poi riuniti in collage che andavano a riempire le pagine di tre grandi album rilegati in pelle...I collage provano che aveva un occhio infallibile nel comporre immagini in modo piacevole e sarcastico. Quello che colpisce di più è l'unità nell'esprimere un tema particolare o un'idea con tanti pezzi disparati...A quanto pare la marchesa aveva proprio orrore del denaro. Un giorno uno dei suoi giovani amici, Cecil Beaton, vide i collage che lei si divertiva a fare da antiche stampe. Come tutto quello che la marchesa toccava, questi ritagli avevano uno strano fascino. Le propose di prepararsi per fare una mostra..ma nel momento in cui si trovò a dover lavorare per un fine remunerativo, l'ispirazione svanì e non tocco più le forbici.
Il 1 giugno 1957 Luisa morì di emorragia cerebrale nel suo appartamento. Aveva settantasei anni. La cappella di Harrods organizzò il funerale. Appena saputo della sua morte Farmer le fece un nuovo set di ciglia finte, la marchesa fu deposta con l'abito nero di velluto e pelle di leopardo che le aveva fatto da divisa negli ultimi dieci anni.Luisa Casati fu sotterrata al Brompton Cemetery, un grande cimitero vittoriano nel distretto londinese di Kensington. Riposa sotto un piccolo monumento di pietra che rappresenta un'urna adornata di ghirlande con inciso il nome e la data del decesso.L'epitaffio della lapide, scelto dalla nipote, è tratto dalla descrizione di Shakespeare della famigerata regina d'Egitto in Antonio e Cleopatra.
         L'età non può appassirla,
         nè l'abitudine rendere insipida
         la sua varietà infinita.




A MIA MOGLIE

AMO MIA MOGLIE
PERCHE'
LA NOTTE E' BUIA
E IL MATTINO
PORTA
VOLTI SCONOSCIUTI.
PERCHE'
IL MIO CAMMINO
CON TREPIDAZIONE
SEGUE,
IL MIO CUORE
ASCOLTA.
DEL MIO PENSIERO
SCOLORA
IL ROSSO.
AMO MIA MOGLIE
PERCHE'
IMMENSO E' IL CIELO
E IL VENTO
DA LONTANO
PORTA LA PIOGGIA
SU QUESTA CITTA',
NEI VICOLI,
SU QUESTA CASA
CHE MUORE DI SILENZIO
SENZA IL SUO SORRISO.


NEI

mercoledì 13 luglio 2011

PUO' ESSERE PARADISO?

PUO' ESSERE PARADISO?
IL PRATO,
L'ALBERO,
L'ORO DELLE FOGLIE.
IL VENTO CHE CHIACCHIERA CON LE CASE,
LA FONTANA,
IL SOLE CHE SCIVOLA NEL TEMPO.

PUO' ESSERE PARADISO?
LA DISTESA DI GRANTURCO,
L'AZZURRO CHE S'AMALGAMA CON IL GRIGIO,
IL SILENZIO CHE PENETRA LA SERA.

PUO' ESSERE PARADISO?

fotografia Piero Reggio

LE ECCENTRICHE DIMORE DELLA MARCHESA LUISA AMMAN CASATI( DAL LIBRO INFINITA VARIETA' DI S.D.RYERSSON E M.O. YACCARINO ED. CORBACCIO)

PARIGI, LE PALAIS ROSE,ALL'ANGOLO TRA RUE DIDEROT E L'ALLEE DES FETES,CHIAMATO COSI' PER LA FACCIATA IN MARMO BIANCO E ROSA.

 Appartenuto fino al dicembre 1921 a Montesquiou,il palazzo si era riempito di oggetti inutili.Le sale straripavano di soprammobili graziosi e vasi di Gallè con le adorate ortensie.Anche il parco testimoniava i gusti estetici del dandy. I giardinieri si erano occupati di sistemare gruppi di alberi, piante e fiori in modo che da ogni finestra si vedesse un capolavoro orticolo perfettamente incorniciato.Dietro il palazzo, invece, Montesquiou aveva creato il Pavillon de l'Amour, un edificio rosa che, per quanto stravagante, non poteva reggere il confronto con la fontana rosa di dodici tonnellate coi delfini che sputavano acqua che un tempo era la vasca da bagno di Madame de Montespan, l'illustre cortigiana del re Sole. Adesso però il Palais Rose sarebbe stato trasformato ancora una volta secondo le indicazioni della nuova occupante.
Luisa svuotò il palazzo lasciando soltanto i nudi muri di marmo... Come nella villa di Roma, i colori dominanti erano il bianco, il nero e l'oro.In uno dei bagni c'era un'enorme vasca di alabastro sostenuta da leoni dorati, con l'acqua che fuoriusciva dalle bocche dei pesci di giada. All'angolo di un salone c'era un lungo corno attorcigliato e acuminato che si diceva appartenere a un liocorno, e i pavimenti erano tutti coperti di pelli di tigre e di leopardo.
Questi trofei ricordavano nostalgicamente il serraglio della marchesa, che si era ormai notevolmente ridotto. A parte i pappagalli colorati, tutto quello che rimaneva del suo zoo privato era un docile cobra di nome Agamennone e l'amato boa nella teca di cristallo dell'atrio. La marchesa tenne per un pò almeno uno dei ghepardi che aveva a Venezia. Inoltre, prese a noleggio un paio di tigri del Bengala per una serata speciale:le tenne ai suoi piedi mentre dava il benvenuto agli ospiti dai gradini del palazzo, col domatore nascosto poco lontano.A completare la serie dei felini si aggiunse infine una pantera meccanica imbalsamata...mediante un comando elettronico, la pantera muoveva la testa e la coda ed emetteva un ringhio feroce mentre gli occhi verdi saettavano.
Un padiglione isolato che Montesquiou aveva trasformato in una biblioteca, ora conteneva libri tutti ugualmente rilegati in pelle dorata sulla magia e sugli incantesimi.Questa struttura, detta l'Ermitage, fu inoltre convertita in una galleria privata dedicata ai ritratti della marchesa. Non esiste un elenco dei pezzi contenuti, anche se è stato detto che la Casati ne possedesse più di centotrenta nel 1923. Tra i quadri appesi alle pareti c'erano quelli di Depero, Boccioni, Martini, Zuloaga, e la recente odalisca di Beltran y Masses, nonchè il ritratto di Boldini del 1908. Luisa aveva esposto anche gli oggetti tridimensionali tipo il bronzo di Troubetzkoy e una caraffa col suo viso scolpito dal ceramista italiano Renato Bertelli. Per inaugurare questo nuovo santuario che celebrava la sua gloria, la Casati commissionò un ennesimo ritratto, stavolta allo spagnolo Josè Maria Sert. ... Ispirato dal serpente nell'atrio Sert lo dipinse su un pannello del padiglione, insieme alla padrona in veste di Eva, nuda, nel giardino dell'Eden.
Una residenza imponente come il Palais Rose richiedeva molto personale per mantenere il suo splendore. La Casati assunse un altro ragazzo di colore come autista per la nuova Rolls-Royce blu, comperata apposta per andare e venire da Parigi. Si chiamava Yamina e aveva una possente struttura fisica. Impiegò inoltre il tunisino Mohammed Ben Abdullah come cameriere personale e affidò a uno chef russo, Georges, il governo della cucina. A disposizione c'era una folta schiera di domestiche e giardinieri.

Le Palais Rose

martedì 12 luglio 2011

MARE VERDE

UN MARE D'ERBA
DA QUI ALL'ORIZZONTE,
MOSSO DAL VENTO.

Fotografia Piero Reggio

LE ECCENTRICHE DIMORE DELLA MARCHESA LUISA AMMAN CASATI( DAL LIBRO INFINITA VARIETA' DI S.D.RYERSSON E M.O. YACCARINO ED. CORBACCIO)

VENEZIA, CASA VENIER DEI LEONI 1910
...
Dopo aver acquisito la proprietà, Luisa riunì  una squadra dei migliori progettisti, falegnami e decoratori della nazione, che finanziò personalmente per restaurare il rudere abbandonato. Ordinò di risanare le condizioni della struttura conservando però l'atmosfera decadente. Il risultato fu ammirevole; all'interno delle mura deteriorate tutto era magnificenza.
Lampadari provenienti dalle botteghe di rinomati vetrai locali diffondevano una luce dorata nelle sale di marmo bianco.Un'ulteriore fonte di illuminazione originava dai vasi di alabastro coronati di rose d'avorio, ambra e cristalli di rocca, illuminati dall'interno.Una scala di metallo verderame collegava il piano superiore al piano inferiore, e le finestre erano adornate da tende di trine dorate che luccicavano al sole. Anche qui, come nella villa romana della Casati, i colori degli interni erano il bianco e il nero, con l'eccezione di un salone decorato interamente a foglia d'oro con effetto anticato.Luisa faceva trasferire addirittura un'intero pavimento di marmo bianco e nero dalla villa di Roma a Venezia, a ogni stagione. Gli architetti dei giardini domarono anche la giungla in cui si era trasformato il parco. I pavoni bianchi zampettavano impettiti in mezzo a grovigli di edere e liane, e i merli albini volavano tra i rami dei cipressi...
Il levriero bianco e quello nero furono trasportati da Roma senza pericolo. Erano certamente felici di avere un giardino così grande a disposizione; un pò meno del doverlo dividere con i due ghepardi appena acquisiti dalla padrona. Malgrado molti ricordino dei leopardi, si trattava invece di questi più docili gattoni africani...che la accompagnavano persino nelle escursioni in gondola. Luisa si procurò anche un servitore, un tizio di colore grande e grosso di nome Garbi che sembrava l'incarnazione delle statue dei mori. Garbi si rivelò presto una presenza indispensabile durante le feste in maschera e le apparizioni in pubblico.

lunedì 11 luglio 2011

LE ECCENTRICHE DIMORE DELLA MARCHESA LUISA AMMAN CASATI( DAL LIBRO INFINITA VARIETA' DI S.D.RYERSSON E M.O. YACCARINO ED. CORBACCIO)

LA VILLA DI ROMA, VIA PIEMONTE N.15 (il suo primo esperimento estetico)
...
Dall'enorme portone su via Piemonte, si arrivava direttamente a una fontanella al centro di un atrio in un piccolo giardino ben tenuto. Ma l'ingresso al cortile interno successivo si poteva raggiungere solo aggirando Angelina,uno spaventoso mastino che obbediva esclusivamente alla padrona. Luisa doveva spesso venire ai cancelli a scortare personalmente il gigantesco cane alla cuccia, in modo che gli ospiti potessero entrare illesi. Una volta giunti al'interno della villa, si veniva ammessi in un'anticamera ovale, in cui il pavimento di piastrelle di marmo bianco e nero formava il disegno di un complicato cestino.Da lì si passava a una galleria con le pareti di marmo bianco decorate da medaglioni di terracotta e bassorilievi di alabastro scolpito. Una maestosa scala di marmo saliva sinuosa al piano superiore, delimitata da una parte da un'elaborata ringhiera di ferro battuto.Al piano di sopra c'erano altre stanze arricchite con marmi e intarsi in legno.
Gli ospiti erano colpiti dall'insolito uso del bianco da parte di Luisa:pareti bianche decorate da specchi veneziani, soffitti bianchi e tende e tappezzerie di velluto bianco. Sui pavimenti in ebano, erano stese qua e là delle pelli di orsi polari. Una bella visuale su questo ricco ambiente si poteva ottenere da un pianerottolo superiore col soffitto pitturato in un brillante blu pavone. Salendo lo scalone, i visitatori venivano accolti da una serenata a cura di cinguettanti uccellini a molla sistemati in una gabbia dorata appesa al soffitto. La Casati trovò un altro modo di stupirli, equipaggiando un salone con un pavimento di alabastro che si poteva accendere da sotto....
La passione di Luisa per l'esotico si rifletteva nella scelta degli insoliti animali domestici.Oltre al mastino che stava di guardia all'ingresso, la famiglia Casati comprendeva anche un branco di oziosi gatti persiani, siamesi e siriani e un paio di levrieri, uno bianco e uno nero, scelti per armonizzarsi con i colori degli interni.Entrambi i cani avevano il collo lungo e sottile cinto da collari ingioiellati, a richiamare quelli che si vedevano nei dipinti rinascimentali.

domenica 10 luglio 2011

SUPPLICA DI UNA CATTEDRALE

NON CHIAMATE GLI OPERAI,
VERRANNO COME FORMICHE,
CON SCHELETRI DI FERRO;
VERRANNO IN ARMI
COME NEMICI,
MI TOGLIERANNO
GLI ANNI E I RICORDI.
NON CHIAMATE GLI OPERAI,
MI TOGLIERANNO
L'ANTICO TEMPO,
IL VELO DELLA LUNA,
LA VITA.
CARDINALI,
RE,
BIANCHE SPOSE,
UOMINI D'ARMI,
MARINAI,
PESCATORI
HANNO LEVIGATO
LA MIA PIETRA,
IL MIO LEGNO.
NON CHIAMATE GLI OPERAI,
MI TOGLIERANNO TUTTO.
SORPRESA
SARA' LA LUNA,
LA PIOGGIA
TRA LE PIETRE.
SORPRESO
IL VENTO,
L'UOMO,
DI RICORDI
ORMAI VELATO

Monet

sabato 9 luglio 2011

diario di campagna di una signora inglese del primo novecento(Edith Holden)ed. mondadori

Gialle di trifoglio sono le radure erbose,
gialle di cinquefoglie grigiolucenti di rugiada;
gialle d'erba grassa; le colline muscose sono gialle;
lo stelo di grano, blu al collo, s'indora sulla spiga,
gialloverde, dal boschetto svola ridente il picchio;
tagliente come falce è il confine tra ombra e luce.
La terra ride nel suo cuore, guardando al cielo,
pensando al raccolto, io guardo e penso al mio.
     (G. Meredith)




Poi i giunchi verdi, così smaltati e verdi,
i giunchi sussurreranno, frusceranno, fremeranno,
e sulla fluttuante foschia giungerà, ingioiellata
e ricca più d'una regina, la libellula dagli occhi di giada
e si librerà sui fiori ... aerea creatura;
piccoli arcobaleni si rifletteranno sulle sue ali.
     (Jean Ingelow)

sabato...

CHIUDO LA PORTA,
NON APRO SE BUSSATE;
DALLA FINESTRA IL CIELO
ENTRA CERULEO.

venerdì 8 luglio 2011

QUANTO M'E' LUNGO IL GIORNO (JEAN.JACQUES ROUSSEAU 1712-1778)

QUANTO M'E' LUNGO IL GIORNO
TRASCORSO LONTANO DA TE!
LA NATURA TUTTA
NON HA PIU' VALORE PER ME.
IL BOSCO VERDEGGIANTE
OPACO E TETRO M'APPARE,
PRIVO D'OGNI BELLEZZA PER ME.

AHIME'! SE TRASCORRO
UN GIORNO SENZA VEDERTI,
INSEGUO LA TUA OMBRA,
TANTO LO SGOMENTO M'AFFERRA.
SE ANCHE L'OMBRA SMARRISCO,
PIANGO DA SOLO A DIRITTO:
LA MIA ANIMA E' PERDUTA,
PER POCO DA SOLA S'ANNIENTA.

PALPITA, INVECE, IL MIO CUORE
QUANDO LA TUA VOCE INTENDO:
IL MIO CUORE VA IN SUBBUGLIO
NON APPENA TI SCORGO.

HAI SOCCHIUSO LE TUE LABBRA?.
IL CIELO POTRA' SPALANCARSI
SE LA TUA MANO MI TOCCA,
E GIA' SONO TUTTO UN FREMITO.

giovedì 7 luglio 2011

LE COSE PASSATE ( WALTER DE LA MARE 1873-1956)

ANTICHISSIMI SONO I BOSCHI:
   E I GERMOGLI CHE SBOCCIANO
DAI RAMI DEL ROVETO,
   QUANDO SI DESTANO I VENTI DI MARZO,
COSI' ANTICHI NELLA LORO BELLEZZA.
   OH, NESSUNO SA DIRE
DA QUALI OSCURI SECOLI
   DISCENDA ERRABONDA LA ROSA.

ANTICHISSIMI SONO I RUSCELLI;
   E I RIVI CHE SGORGANO
DOVE LA NEVE DORME NEL GELO
   SOTTO L'AZZURRO DEI CIELI,
CANTANO TALE VICENDA
   DI VITA E DI MORTE
CHE OGNI GOCCIA E' SAGGIA
   QUANTO SALOMONE.

ANTICHISSIMI SIAMO NOI UOMINI;
   I NOSTRI SOGNI SONO RACCONTI
NARRATI NELL'EDEN MISTERIOSO
   DAGLI USIGNOLI D'EVA;
CI DESTIAMO E SUSSURRIAMO UN POCO,
   MA, TRAMONTATO IL GIORNO,
SONNO E SILENZIO SI STENDONO
   COME PRATI D' AMARANTO.

NON LASCERO' RICORDI

PIANO PIANO
SI SCIOLGONO
I RICORDI.
AVEVO COSTRUITO
TANTE COSE,
MI ERO FATTO UOMO
E ADESSO
MI VOLTO ALL'IMPROVVISO
COME CHIAMATO DA UN AMICO,
TRA LA FOLLA DEL MERCATO.
NON CONOSCO NESSUNO,
NON RICORDO NULLA,
SONO PRESENTE
COME UN PICCOLO INSETTO
SU QUESTO ASTRO.
HO ANCORA
TANTA FORZA,
MA ORMAI
IL TEMPO E' STATO FATTO.
POTRO'
COSTRUIRE STRADE
E PAESAGGI,
INVENTARE STORIE,
COLORI.
MA DENTRO DI ME,
DIETRO I MIEI PASSI,
NON LASCERO' RICORDI.

mercoledì 6 luglio 2011

AMORE A PRIMA VISTA - POESIA TANKA (KI NO TSURAYUKI ?-945)

FIOCAMENTE,
TRA NUGOLI DI FIORI
     DEI CILIEGI DI MONTAGNA,
L'HO INTRAVISTA...;
E SONO PAZZO D'AMORE PER LEI!

il tanka è formato da cinque versi con una quantità precisa di sillabe per ogni verso.



OMAGGIO AL GRANDE CY TWOMBLY SCOMPARSO IERI

Ieri è mancato uno degli ultimi giganti della scuola americana della metà degli anni sessanta;  grande rappresentante di una generazione di artisti che aveva saputo unire il piacere di creare a quello di vivere.
Un genio fanciullo e un perfetto gentiluomo...che illuminava il mondo dell'arte.



martedì 5 luglio 2011

INFORMALE DI NUVOLE

MEGLIO DI POLLOCK
L'INFORMALE DI NUVOLE,
CHI SI DIVERTE?

SILENZIOSO MERIGGIO ( DANTE GABRIEL ROSSETTI 1828-1882)

LE TUE MANI MOLLI APERTE NELL'ALTA, FRESCA ERBA;
LE PUNTE DELLE DITA OCCHIEGGIANO, ROSEI BOCCI;
I TUOI OCCHI RIDONO PACE. IL PRATO BRILLA, S'ABBUIA,
SOTTO FLUIDI CIELI CHE SI SCIOLGONO E ADDENSANO.
INTORNO AL NOSTRO NIDO - FINO A PERDITA D'OCCHIO -
SONO PRATI DI CALENDULE LISTATI D'ARGENTO
DOVE IL CERFOGLIO ORLA LA SIEPE DI BIANCOSPINO.
PERCEPISCI IL SILENZIO, MUTO COME CLESSIDRA.

GIU' NEI COLTIVI ASSOLATI, LA LIBELLULA
SI LIBRA COME UN FILO AZZURRO SCIOLTO DAL CIELO:
COSI' QUEST'ORA ALATA STILLA A NOI DALL'ALTO.
OH! SERRIAMOLA AI CUORI, IN DONO IMMORTALE,
QUESTA INARTICOLATA ORA D'INTIMA VICINANZA,
QUANDO UN DUPLICE SILENZIO ERA CANTO D'AMORE.


Rossetti Dante Gabriel

lunedì 4 luglio 2011

IL TOUR DE FRANCE...

SI CORRE IL TOUR,
E LA MIA GIOVINEZZA
NELL'ARIA - APPESA.

PICCOLA STORIA ZEN DA "IL VECCHIO MAESTRO ZEN" DI TREVOR LEGGETT LUNI EDITRICE

Un Governatore di Kyoto, di fresca nomina, fece una breve visita all'Abate dell'antico complesso monastico Daitoku-ji, nella periferia nord di Kyoto. Secondo gli usi, venne ricevuto da un assistente, un monaco, che gli porse un piccolo vassoio circolare sul quale egli avrebbe dovuto deporre il suo biglietto da visita. Questo sarebbe stato poi consegnato all'Abate, in modo che potesse conoscere l'identità del visitatore, e forse anche trarne una qualunque indicazione che potesse essergli utile. Il biglietto del Governatore portava questa dicitura:
"Masami Takeda
Governatore della Prefettura di Tokio."
L'assistente portò con sè il biglietto, ma tornò con lo stesso ancora sul vassoio, che porse di nuovo al Governatore.
Il visitatore stette un attimo a guardare, poi disse:"Oh, ho commesso un errore.".Prese la sua penna stilografica e tirò una linea sulle parole "Governatore della Prefettura di Tokio". Il biglietto da visita, che ora mostrava solo la scritta "Masami Takeda", fu riportato all'Abate. Dalla stanza accanto , il Governatore udì la sua voce: "Ah, Takeda, Sì, ho proprio voglio di vedere quel signore. Accompagnalo pure dentro!"

Hokusai Katsushika

domenica 3 luglio 2011

LA CASA....

NON SON CAMBIATI
I COLORI - LA CASA
E' SOLO TRISTE.

L'ORTO, IL GIARDINO,
LA ROSA ANTICA - TUTTO
E' SOLO TRISTE.

Monet

DA "L'ULTIMA NOTTE DEL SORATTE (MARIA LUISA SPAZIANI 1924)

IL ROSETO RESPIRA LEGGERO
ACCANTO ALLA FINESTRA DEGLI ADDII.
IGNORA, DA INNOCENTE, IL TRADIMENTO.
E' IN VENDITA LA CASA.

NON SI TRASPORTANO ALTROVE RADICI.
NEMMENO, FORSE, L'ANIMA.
NOVE BOCCIOLI NUOVI SI PREPARANO
ROSSI, PER IL NUOVO PADRONE.

        ***

NELL'ULTIMA NOTTE DELLA CASA
IL TRONCO DELL'ABETE E' PURO ARGENTO.
EPPURE NON C'E' LUNA, NON C'E' LUNA.
DI FORZA INTERNA LE SCAGLIE SCINTILLANO.

ANCHE IL SORATTE SEMBRA PURO ARGENTO.
FRA GLI ULTIMI GIGLI E LE FIORENTI ORTICHE,
IO SOLA OPACA, ROSA MANCATA,
FANTASMA CON VALIGE.

Manet

sabato 2 luglio 2011

AMATO PIOPPO...

TI HANNO TAGLIATO
AMATO PIOPPO - UN GRIDO,
VOLEVO UN GRIDO.

ADDORMENTARSI
COME POTRA' LA SERA
ORA SUL PRATO.

Monet


QUANDO S'AMA UNA MATEMATICA (VOLTAIRE 1694-1778)

E' CERTO, VOI SARETE CELEBRE
PER QUESTI GRANDI CALCOLI ALGEBRICI
CHE INTERAMENTE V'ASSORBONO:
PERSIN IO MI CI POTREI PROVARE
MA, VIA! UN <<A + D - B >>
NON VALE : "AH, QUANTO VI AMO!".

venerdì 1 luglio 2011

IL NOME DEI GATTI (T.S. ELIOT 1888- 1965)

E' UN'IMPRESA DIFFICILE, VE LO POSSO GIURARE,
METTERE UN NOME AI GATTI...
A PRIMA VISTA POTRESTE ANCHE PENSARE
CHE SIA PIU' MATTO DI UN MULO, O CHE ABBIA UN GIUDIZIO
TUTT'ALTRO CHE SERENO,
SE VI DICO CHE UN GATTO DEVE AVERE ALMENO
TRE NOMI DIFFERENTI. INNANZITUTTO,
UN NOME DI FAMIGLIA, QUELLO CHE TUTTI I GIORNI PUO' VENIRE USATO
UN NOME COME PIETRO O COME AUGUSTO, ALONZO O DIODATO,
UN NOME COME VITTORIO O GIONATA, COME GUGLIELMO O GIUSEPPE PASCUTTO,
TUTTI NOMI SENSATI, UTILI IN OGNI CIRCOSTANZA AI GATTI.
MA SE PENSATE CHE ABBIANO UN SUONO PIU' AMENO
NOMI PIU' FANTASIOSI VI POSSO CONSIGLIARE,
ALCUNI PER SIGNORI, ALTRI PER BELLE DAME SU MISURA FATTI:
NOMI COME PLATONE E ADMETO, ELETTRA O FILODEMO,
E ANCHE QUESTI SENSATI, UTILI IN OGNI CIRCOSTANZA AI GATTI.
MA VE LO DICO IO, TUTTI I GATTI HAN BISOGNO DI UN NOME
CHE SIA PARTICOLARE E PECULIARE, MOLTO PIU' DIGNITOSO,
CHE PERMETTA AD OGNUNO DI TENERE LA CODA PERPENDICOLARE
E DI METTERE IN MOSTRA I LUNGHI BAFFI, E SENTIRSI ORGOGLIOSO.
NOMI DI QUESTA SPECIE POSSO INVENTARNE MILLE,
NOMI COME SCAPICCHIO, BURBAX E SFRONDAPILLE,
COME BOMBALURINA, TISQUASS E CIPRINCOLTA,
NOMI CHE VANNO BENE SOLTANTO A UN GATTO PER VOLTA.
TUTTAVIA, IN MEZZO A TANTI, ANCORA UN NOME MANCA,
NOME CHE NON POTRETE CERTO INDOVINARE:
NOME CHE LA RICERCA UMANA NON POTRA' MAI SCOVARE
E CHE IL GATTO CONOSCE, ANCHE SE MAI LO VORRA' CONFIDARE.
QUANDO VEDETE UN GATTO IMMERSO IN FONDA MEDITAZIONE,
SEMPRE LA STESSA, VI GIURO, E' LA RAGIONE:
LA SUA MENTE E' PERDUTA IN RAPIMENTO ED IN CONTEMPLAZIONE
DEL PENSIERO, DEL PENSIERO, DEL PENSIERO DEL SUO NOME:
DEL SUO INEFFABILE EFFABILE
EFFINEFFABILE
PROFONDO INSCRUTABILE ED UNICO NOME.

Poupee