lunedì 30 marzo 2015

LA BELLA ADDORMENTATA ( UGO BETTI )

Nella foresta il Principe si duole
perché la bella non può risvegliare.
L'ha ritrovata dopo assai chiamare,
bianca in un letto d'oscure viole:
quivi dorme ; da sposa è la sua vesta,
mormora, sopra ,la nera foresta.

Le dame, a due a due, timidamente,
le portan veli confetti orecchini,
lasciano tutto, piano, ai suoi piedini,
tirando un poco la gonna splendente...

E i moretti le fan la pantomima !
Quindi, tutti per mano, alzano un coro.
Cantano : - Perché dormi, Chiomadoro?.
Ma ruba il vento la voce argentina.

Allora al suono dell'alte campane,
viene a chiamarla il Re con la Regina;
il vescovo le parla alla latina,
le butta il sole tremule collane!

Ma il sole scende, si leva la bruma
argentea, rabescata d'usignuoli,
poi sopra i golfi tramonta la luna,
gl'innamorati rimangono soli...
Ella che dorme, lui che si dispera,
mormora mormora la foresta nera.

lunedì 23 marzo 2015

DIALOGO TRA IL FANCIULLO E L'ALBERO FIORITO ( ANGIOLO SILVIO NOVARO)

Oh, la stranezza ! Ieri,
nudo come una trave:
oggi vestito a festa !
E spargi il tuo soave
chiaror per la foresta,
e nei venti leggieri
agiti il tuo vestito
lucente e ricamato,
o, chi te l'ha donato
o, chi te l'ha cucito
cotesto bel vestito
lucente e ricamato?

Parla l'albero fiorito:
Era ottobre, ed io languivo
con in fondo al mio pensiero
una gran malinconia;
venne un vento cattivo,
mi scrollò, mi portò via
il vestito giornaliero
e poi venne la nebbia trista,
fumò tacita, mi avvolse,
mi bendò adagio, mi tolse
il sole dalla vista;
e poi cadde la pioggia grossa,
battiture aspre mi diè,
mi penetrò nell'ossa,
m'immollò da capo a piè,
e poi cadde la bianca neve;
fredda cadde, alta così;
tutta mi cadde addosso,
vivo mi seppellì.
Io tremavo a più non posso:
"Muoio!" dicevo fra me;
ed invece sonno presi
e dormii tanto che mai,
dormii sodo mesi e mesi,
e stamane mi svegliai;
mi svegliai ch'ero vestito
e il sol d'oro era sul prato;
ma chi me l'ha donato,
ma chi me l'ha cucito
cotesto bel vestito
lucente e ricamato,
non lo so, fanciullo mio,
lo sa Iddio.

lunedì 16 marzo 2015

IL PESCO ( FRANCESCO PASTONCHI)

L'esile pesco al marzo che lo allaccia
fiorirebbe, ma vede ancora i monti
troppo nevosi e teme che lo affronti
d'aspri venti una subita minaccia.

Anche teme che il suo fiorir dispiaccia
al grande pioppo, il re degli orizzonti,
e al vecchio fico che, a vegliarne i pronti
spiriti, allarga le paterne braccia.

Ma una tiepida notte, ecco, l'invade
un languore, un tremore, un desio folle.
Poi come un lungo anelito... E' l'aurora.

E vede sé. fulgente di rugiade,
chiuso in un roseo nembo di corolle,
che ai venti mattutini esita e odora.

mercoledì 11 marzo 2015

GIORNO DI MARZO (ADA NEGRI)

Sole di marzo, prepotente come
l'amor che arde in giovinette vene:
io nelle vene oggi non ho che sole,
e l'età mia più bella a me ritorna.
Bianchi i terrazzi e rossi i tetti brillano
al sereno, si frange in sprazzi d'oro
nei cristalli la luce, e campanili
e ciminiere alzano laudi insieme.
Dal mio balcone io guardo il cielo, e credo
essere in cielo : sto tra i voli snelli
di lontani velivoli, traccianti
strade di libertà sovra il mio capo,
e l'aliare dei colombi, ch'hanno
fra gli embrici e le gronde il dolce nido.

Tessono con i palpiti dell'ali
cerulee reti nello spazio . l'ombra
del volo, a fior degli embrici, li segue.
Vengon, fidendi, al segno della mano
piena di chicchi: dan suono di nacchere
le penne scosse, e lieve ondeggia il collo
nel cangiar dei riflessi , e il rauco gemere
mi fa pensosa d'un lontano pianto
che fu ben mio, che pianto era d'amore.
Poi s'involano, a stormo ; e via per l'aria
il remeggio dell'ali mi rammenta
gioia di bianche vele alla ventura
sul mare ; e vo con quelle vele in sogno
sul mare; e approdo a curve spiagge ombrate
di palme ; e mi sprofondo entro foreste
misteriose ; e di là sbocco in chiari
villaggi, ed in città dense di folla
e traffico, brucianti nella notte
per mille e mille vorticosi giri
di fiammelle, a specchiare il firmamento :
poscia, profonde valli, aeree cime
di monti, solitudini di fiumi
senza sorgente, e senza foce, ghiacci
d'un pallore di morte, immensità
della terra.

Così, da questo mio
alto rifugio. m'è capriccio e guida,
per spaziare nell'universo, un volo
di colombi nell'aria senza nube.

venerdì 6 marzo 2015

profumo di primavera...

Sono fiorite le profumate viole mammole nei vasi sul balconi, nipoti di quelle che adornavano un angolo ombroso di giardino nella vecchia casa di famiglia. Gioia per la primavera e rimpianto per un tempo perduto....