martedì 31 luglio 2012

I RICEVIMENTI da "La vita quotidiana a Parigi ai tempi del Re Sole" di Jacques Wilhelm

...A tavola, imbandita in un'anticamera - poichè la sala da pranzo riservata a quest'uso esclusivo era ancora una rarissima eccezione - il maggiordomo presiedeva al servizio, con la spada al fianco nelle case principesche o ducali, dove a volte questo ruolo era svolto da qualche nobiluccio. Furetière fa notare, nel 1690, che " il lusso è diventato così grande che vi sono borghesi che hanno maggiordomi". Tutt'intorno si aggiravano i lacchè. Il pranzo si serviva verso mezzogiorno, la cena verso le sei. Questi pasti - abbondantissimi, poichè allora se c'erano i mezzi si mangiava parecchio - comprendevano carne in abbondanza, pesce il venerdì e negli altri giorni comandati, pochi legumi e un pò di frutta. Audiger, nella già citata Maison régléè, valuta che alla fine del secolo, presso un gran signore, "perchè nessuno si lagni e tutti siano soddisfatti", ci vuole una libbra e mezzo di carne al giorno a testa, "inclusi i brodi, i sughi,i concentrati e le portate di carne bovina, equina o suina per la tavola del padrone" . Lo stesso autore ci dice che la carne bovina, equina o suina costava all'epoca cinque soldi alla libbra.Ma nel menù consigliato da Audiger per un desco di dodici persone - normale in un grande casato - il primo piatto del pranzo era composto da una minestra, che è un piatto di carne bollita, insieme a quattro piatti di entréè e a due di antipasti, che erano poi salcicce, torte di piccione e di pernice, pollo in galantina o quaglie a seconda della stagione, con cui si poteva placare l'appetito in attesa del secondo. Questo si componeva di un piatto grande e due piccoli di arrosto e di due piatti di portate intermedie, che sono poi cacciagione, uccelli, orecchie di porco, testicoli di vari animali, uova, cardi, carciofi, gelatine e carni bianche. La terza portata consisteva in un gran piatto di frutta e di quattro composte.
.....
Non ci sono bicchieri in tavola.Se si vuole bere si fa segno a un lacchè che vi porta dalla credenza un bicchiere già pieno. Un dato curioso: il vino va bevuto "d'un fiato". Lasciarne nel bicchiere non sta bene. Così come pure ci si asterrà dal mettere della frutta in una salvietta o in tasca per portarsela via. Come si vede, i costumi vanno ancora educati, visto che si devono ricordare queste regole in un libro destinato alle classi più elevate della società.



lunedì 30 luglio 2012

IL PRATO (ADA NEGRI)

C'era un prato: con folte erbe, frammiste
a bianchi fiori, e gialli, e violetti;
e fra esse un brusio di mille piccole
vite felici; e se sull'erbe e i fiori
spirava il vento, con piegar di steli
tutto il prato nel sol trascolorava.
Io pur, tuffando i piè leggeri in quella
freschezza, e piena l'anima di fonti
canore, io pur trascoloravo al vento
che non sapea s'io fossi stelo o donna. E volavan farfalle, uguali a petali
sciolti dai gambi; e si perdean rapiti
i miei pensieri in quell'area danza
ove l'ala era il fiore e il fiore l'ala.

Ma dov'era quel prato? Non so più.
E quel vento soave, che scendea
sull'erbe folte e le corolle, a renderle
curve e beate, e me con loro, in quale
tempo io dunque l'intesi? Non so più.
Fu un sogno, forse.E che mai altro, o vita,
chiedere a te dovrei? Vita perduta,
nella tua verità non sei che un sogno.



sabato 28 luglio 2012

vorrei...

COME UN  CAVALIERE
CERCARE AVVENTURE!
CON LANCIA IN RESTA!
CADERE SOPRA I ROVI
CADERE DENTRO I FOSSI
NEL CHIARORE DELLA LUNA!


giovedì 26 luglio 2012

PER LA SERA (DAVID MARIA TUROLDO)

PER LA SERA COSI' DOLCE
PER I VOLTI DELLA GENTE
PER LE CASE IN FIAMME
E GLI ALBERI IN FIAMME

PER IL SILENZIO DEL MARE
PER QUESTO SBIGOTTIMENTO
CHE FASCIA LA TERRA E IL MARE

PER LA SOLITUDINE
CHE CAMMINA AVANTI LA NOTTE
TI RENDO GRAZIE, SIGNORE.

Fotografia Piero Reggio

mercoledì 25 luglio 2012

ARREDAMENTO E MOBILIO da "La vita quotidiana a Parigi ai tempi del re Sole" di Jacques Wilhelm

...Altre testimonianze, però, ci sono offerte dagli inventari, grazie ai quali Emile Magne ha potuto ricostruire, sulla carta, l'arredamento del palazzo di rue de Vaugirard, dove Madame de la Fayette riceveva il duca de la Rochefoucauld, la galleria tappezzata di un damasco di Genova a fiori su fondo rosso, illuminata da specchi di Venezia, con le sue quattro finestre velate da tende in "taffetà porpora di Cina, a strisce bianche", arredata con sgabelli di damasco rosso a frange dorate e da tavolini cinesi e la camera dai mobili di legno dorato foderati dello stesso damasco. Semplici atti notarili, inoltre, consentono di rievocare il quadro in cui si svolgeva la vita quotidiana di alcune migliaia di privilegiati, per i quali furono creati i capolavori dell'arte dell'arredamento. Abbiamo soltanto una pallida idea dell'inverosimile lusso del mobilio delle classi più facoltose, di cui solo pochi esemplari sono pervenuti fino a noi. Di questa categoria fanno parte i mobili d'argento, che vennero fusi nel 1689: il re aveva dato l'esempio mandando alla Zecca il trono, le colonnine, le tavole, le fruttiere, i tavolini rotondi, i lampadari, le bacinelle e i bracieri d'argento massiccio o, per i pezzi più grandi, di legno placcato, che adornavano la galleria degli Specchi e le sale dei Grandi Appartamenti. Bisogna visitare i palazzi reali di Stoccolma o di Copenaghen per vedere mobili analoghi, a volte fabbricati in loco. Quanto al vasellame d'argento - ivi compresi appliques, candelabri a più bracci e vasi - se ne ritrovano a mano a mano vari pezzi all'estero che recano il marchio di Parigi, ma che tutti insieme non basterebbero ad arredare due sale. ... Secondo Madame de Sévigné, Madame de Lavardin regala al figlio che si sposa, nel 1680, "tutti gli alari, le appliques, i candelabri, i tavoli e i tavolin i d'argento che si possano desiderare" Gli elenchi delle fonti del 1689 enumerano moltissimi pezzi del genere. Madame de Sévigné ci parla anche del mobilio d'argento della duchessa du Lude, donato per un valore di ventisettemila scudi, a peso, alla Zecca:per quell'epoca una cifra enorme. Sulla sola Place Royale, gli Chaulnes, i Jeannin de Castille avevano toilettes d'argento, composte da un tavolo, un grande specchio e un paio di tavolini rotondi dove si poggiavano candelabri a più bracci e, in casa dei Des Hameaux, come presso il re, si trovavano anche delle fruttiere ricoperte di piastre d'argento sbalzato, lampadari e appliques d'argento. Notevole deve essere stata la produzione degli orafi parigini in questo campo. Vari editti vietarono anche il vasellame d'oro, esclusi gli oggetti di piccole dimensioni.

la scrivania del Re

martedì 24 luglio 2012

IL SILENZIO DELL'ESTATE

L'ESTATE E' TORRIDA
PRIMA SALE IL SILENZIO
DAI CAMPI DI GRANTURCO
PRIMA ENTRA NEL CUORE.


fotografia Piero Reggio

lunedì 23 luglio 2012

TEMPORALE(GIOVANNI PASCOLI)

Un bubbolio lontano...

Rosseggia l'orizzonte,
come affocato, a mare,
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un'ala di gabbiano.

fotografia Piero Reggio

sabato 21 luglio 2012

fermati estate!...

FERMATI ESTATE!
LA LUNA E' SULLA ROSA.
FERMATI E CANTA
ORA - TRA LE COLLINE
COL CIELO ANCORA CERULEO.

fotografia Piero Reggio




giovedì 19 luglio 2012

pomeriggio sonnolento...

Che pomeriggio sonnolento! Non c'è sole ma fa caldo; le Alpi sono coperte dalla foschia, le Langhe dalle piante di granturco; solo un passerotto ciangotta. Lungo la pista ciclabile i colori ora sono l'azzurro  dei fiori  della cicoria, il rosa della saponaria e il pallido bianco della silene . In compenso  è tutto un trionfare di spighe :gramigna, avena, orzo, romice e acetosella ,  coda di volpe, forasacco ; ogni settimana è un variare di specie! Il viale dei tigli è freddo e scuro, in un lampo è passato uno scoiattolo, che peccato averlo disturbato.

fotografia Piero Reggio




martedì 17 luglio 2012

riflessioni sul cucinare da "Un eremo non è un guscio di lumaca " di A. Zarri

Il luogo giusto per mangiare è la cucina: il più funzionale e ricco di poesia; ove il cibo non giunge, quasi sterilizzato e sradicato dalla sua preparazione, ma lo si prende direttamente dai forni, dai fornelli , dalla brace; e dove il profumo delle vivande cucinate è l'odore giusto, non vergognoso, ma appetitoso, vitale, pieno di umori e di significati. E il mangiare, in quest'amalgama di odori e sapori e abilità culinaria, è un porsi in comunione con le cose: la carne dell'animale, passata al fuoco e aromatizzata col rosmarino dell'orto, l'uovo preso dal nido, il frutto colto dall'albero: è tutta materia e vita, al servizio della vita. Certo per coglier la bellezza delle cose e dei processi che le modificano, le rigenerano e le pongono al nostro servizio, occorre un occhio attento e amoroso; e una grande riserva di stupore. Ma se riusciamo a ricreare questa verginità di sguardo, allora ogni lavoro ha il suo sapore, il suo gusto, la sua materia da plasmare con la mente, la fantasia, le mani; è un continuo dialogo col mondo, condotto dal suo interno: un sentirci noi stessi mondo, materia, cose, proporzioni, bellezza, armonia cosmica, amore di Dio "fatto".



lunedì 16 luglio 2012

riflessioni sul bucato da :"Un eremo non è un guscio di lumaca di A. Zarri

Così ho scoperto il gusto del lavare la biancheria sporca. Non avendo la corrente elettrica non ho la lavatrice e debbo farlo a mano. Ma forse proprio questa manualità stabilisce tramiti più diretti tra me e le cose. Prendo la biancheria macchiata, coi colori velati di sporco, con odori sudaticci; e la immergo nell'acqua e nel sapone. Lo sporco , a mano a mano, si libera; i colori riprendono lucentezza, il tessuto morbidezza e fragranza. La materia si rigenera sotto le mie mani e quando la tolgo dall'acqua, sgocciolante, e la stendo su un filo, il sole e l'aria fanno il resto. I colori sventolano festosi e quando raccolgo il mio bucato, odoroso di sole, mi sembra di raccogliere una bracciata d'aria, di vento, di cielo e di imprigionarlo, fragrante, nei cassetti.



sabato 14 luglio 2012

MATERIA PER LE MANI . da "Un eremo non è un guscio di lumaca " di A. Zarri

... Con il legno invece,- questa materia calda e morbida- intrattengo una familiarità più fiduciosa e mi arrischio persino a lavorarlo: lavori semplici ma affrontati senza sgomento, in un rapporto confidente; specie se è legno dolce, tenero come il pioppo; e i chiodi entrano docili, anche se battuti da una mano inesperta (la splendida varietà dei legni: il pioppo chiaro, lo scurissimo rovere, il rosso mogano, il biondo e morbido castagno...!)
La stessa densità della materia! che varietà di suggestioni insinua! La fermezza tangibile della solidità è un punto fermo per piantarci un chiodo, appenderci un oggetto, appoggiarci la vita.


...Avete mai dato l'olio cotto a un legno antico e arso dalle intemperie?La materia sembra respirare e rivivere, riprende elasticità e lucentezza; e sentite, come se fosse nella vostra carne, le fibre secche che si espandono , in un nuovo turgore, quasi un ritorno della linfa di una lontana primavera. Un mobile di legno è un pezzo di albero e di bosco che ci entra in casa; e se poi è antico è un pezzo di storia; e ci si sente dentro la vita di generazioni che ci sono passate sopra.


fotografia Piero Reggio






venerdì 13 luglio 2012

CANTA IL SOGNO DEL MONDO (David Maria Turoldo)

Ama
saluta la gente
dona
perdona
ama ancora e saluta
(nessuno saluta
del condominio,
ma neppure per via)

Dai la mano
aiuta
comprendi
dimentica
e ricorda
solo il bene.

E del bene degli altri
godi e fai
godere.

Godi del nulla che hai
del poco che basta
giorno dopo giorno:
e pure quel poco
- se necessario -
dividi.

E vai, leggero
dietro il vento
e il sole
e canta.

Vai di paese in paese
e saluta
saluta tutti
il nero, l'olivastro
e persino il bianco.

Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi
si contendano
d'averti generato.

fotografia Piero Reggio

giovedì 12 luglio 2012

I FESTEGGIAMENTI da "La vita quotidiana a Parigi al tempo del re Sole" di Jacques Wilhelm

Nel 1660, all'indomani del matrimonio con l'infanta Maria Teresa, il giovane re aveva voluto sottolineare il suo rientro nella capitale con un inconsueto splendore. Si trattò solamente di una sfilata, ma una sfilata che, da Vincennes al Louvre e dall'alba alla notte, dimostrò tutta la sua magnificenza persino nello sfarzo quasi regale dei suoi ministri.Tutti i corpi dello Stato, tutta la popolazione, tranne"la gente del volgo", vi erano rappresentati. Tutti vi trovarono un motivo d'orgoglio. L' Entrée solenne - di cui possediamo diverse descrizioni puntuali e sul quale comparvero non meno di sessanta fra libri e opuscoli -deve aver stupito, a quanto pare, la folla col suo sfarzo e la sua variegata composizione. Lungo l'intero percorso, le milizie borghesi, che il sovrano aveva passato in rassegna tre giorni prima nella pianura di Vincennes, facevano ala ai due lati della strada. Le campane suonavano a stormo. Dalle finestre dell'Hotel de Beauvais, in rue Saint.Antoine, la regina madre, il cardinale, Turenne, gli ambasciatori stranieri assistevano alla sfilata. Appesi ai balconi, aggrappati ai tetti, ammucchiati ai piedi delle case, tutti gli abitanti di Parigi, o quasi, si vedevano sfilare davanti i vari gruppi che costituivano il corteo e salutavano con evviva le figure più popolari. Un rigoroso protocollo regolava l'ordine in cui procedere. In testa veniva la Chiesa. I quattro ordini mendicanti prima, poi i preti delle parrocchie cantando, precedevano l'Università:nembi di vesti rosse o nere e di berretti quadrati intorno al rettore, in abito violetto e mozzetta d'ermellino. I nobili della Città costituivano un altro gruppo, in abiti mezzo rossi mezzo marroni, con i cavalli bardati di drappi dorati, tenuti per le briglie. I trecento arcieri portavano la casacca blu con la nave d'argento, il governatore di Parigi e le sue guardie in casacche gialle precedevano il prevosto dei Mercanti, a cavallo tra lacchè vestiti di velluto verde. E ora i Mestieri: nelle loro vesti di velluto, le guardie dei "Sei Corpi" e, tra queste pavoneggiandosi nei loro farsetti di broccato d'argento, i maestri sarti. I corpi di Polizia, la guardia a cavallo e a piedi e la massa degli abiti neri dei magistrati dello Chatelet e dei loro dipendenti ispiravano ai Parigini più timore che simpatia. Le Corti supreme a cavallo, superbamente circondate da trombettieri e arcieri, il Parlamento e il suo primo presidente Lamoignon, una figura amata dai Parigini, e gli altri presidenti, con i grandi mantelli di scarlatto con ornamenti di ermellino fluttuanti sul dorso dei cavalli, sfilavano subito dietro. Ed ecco sbucare, nella parte stretta di rue Saint-Antoine, sotto le finestre dell'Hotel de Beauvois, da cui il ministro lo guardava passare, il seguito di Sua Eminenza. Uno spettacolo incredibile, che rivelava l'onnipotenza del ministro, di cui peraltro il re non si adombrò. Trombettieri, Svizzeri, settantadue muli con gualdrappe di velluto rosso e oro, con i finimenti dp'argento, ciuffi di piume in testa, paggi, mulattieri, palafrenieri, cavalli di Spagna dai morsi dorati, precedevano undici carrozze a sei cavalli preziosamente decorate. Il corteo si concludeva con le cento guardie del cardinale, dai caschi rossi gallonati d'argento e d'oro.Seguivano gli equipaggi di Monsieur e quelli del re, con la piccola e la grande scuderia. Il cancelliere Séguier non aveva voluto essere da meno. Una pittura di Le Brun, conservata al Louvre, lo fa vedere a cavallo, in abito di broccato d'oro sulla gualdrappa trapunta d'oro del suo destriero, circondato da sei paggi in giubba e brache a sbuffo, due dei quali tengono sopra la testa del cancelliere un parasole. Una cavalla portava, in un cofanetto d'argento dorato, i sigilli, su una gualdrappa a strascico di velluto azzurro. Finito con i ministri. Dopo i moschettieri, le guardie del corpo, i cavalleggeri scarlatti, i cento gentiluomini a becco corvino e i maggiordomi del re, ecco la nobiltà, caracollante in abiti scintillanti d'oro e di pietre preziose sotto il sole. Araldi, grandi ufficiali della Corona e marescialli di Francia precedevano infine il baldacchino d'oro del re, sotto il quale egli non aveva voluto marciare perchè la folla potesse vederlo. Il re procedeva a cavallo, scintillante di diamanti, "bello come l'astro del giorno che esce dal grembo dell'aurora". Dietro di lui, Condè e infine al suo seguito, la giovane regina sopra un cocchio detto "alla romana", una specie di navicella d'argento dorato sotto un baldacchino ricamato d'argento tirato da sei cavalli dalle gualdrappe argentate, di dove si offriva all'entusiasmo della folla, come un idolo ricoperto d'oro e di pietre preziose. Dappertutto oro che, sotto il regno di Luigi XIV, simboleggia la potenza e la bellezza, allora identificata con la ricchezza. L'immane corteo, al suono delle trombe, troverà lungo il percorso archi di trionfo di tele dipinte a "trompe-l'oeil" e di sculture di gesso, architetture di sogno liberate da peso e che, grazie al loro carattere precario, avevano potuto essere impreziosite con le tinte dei marmi più pregiati e con sfarzose dorature.



mercoledì 11 luglio 2012

C'ERA UNA VOLTA (ARTURO GRAF 1848- 1913)

C'ERA UNA VOLTA... CHE COSA?
SON COME GRULLO STASERA!
NON MI RICORDO; MA C'ERA,
C'ERA UNA VOLTA QUALCOSA.

DEVI SAPERLO ANCHE TU,
POVERA FOGLIA DI ROSA...
C'ERA UNA VOLTA QUALCOSA,
QUALCOSA CHE NON C'E' PIU'!

fotografia Piero Reggio




martedì 10 luglio 2012

mattino

CANTO DI UCCELLI
IN UN BOSCO AL MATTINO.
ROSSO TRA GLI ALBERI.

Fotografia Piero Reggio

lunedì 9 luglio 2012

MALINCONIA

LA POESIA
CHE MI VENIVA A CERCARE
CHE SENTIVA LA MIA TRISTEZZA
SI E' NASCOSTA.

NON C'E' PIU'
NEL CORTILE DELLA MIA INFANZIA
TRA I CILIEGI IN FIORE
 E LE TRE GAGGIE
TRA I GLICINI SUL BALCONE.

DOVRO' CERCARLA ALTROVE.

ADESSO SONO STANCO;
UN'ALTRA VOLTA.

fotografia Piero Reggio




sabato 7 luglio 2012

sabato pomeriggio...

Oggi il cielo è velato, fa caldo , ma le Alpi sono coperte da nuvoloni scuri e ogni tanto c'è un colpo forte di vento che fa volare le tende sul balcone. Gli orti sono lussureggianti, pomodori, zucchine, insalate, mirtilli, albicocche ; che grazia del Signore! Il gatto dei vicini cerca frescura sui rami di un fico, in una posizione precaria ma sicuramente per lui comoda, visto che non si degna di rispondere ai richiami della padrona. Lungo la pista ciclabile i fragili fiori della primavera hanno ceduto il posto ad imponenti "tasso barbasso", a girasoli, ad enormi cespugli di malva. Alla sera ci sono le lucciole ed ora si sentono gracidare le ranocchie dove gli alberi sono più ombrosi.Il viale dei tigli è un rifugio prezioso e qualche volta addirittura troppo freddo, i ciliegi selvatici non hanno più frutti, ma si stanno preparando i noci a dare cibo a scoiattoli e gazze.La natura ha un ciclo continuo per le piccole creature di Dio.

fotografia Piero Reggio



venerdì 6 luglio 2012

il venerdi dedicato a un fiore che racconta la sua leggenda : LA PASSIFLORA di Calogero Fazio

Una volta noi si viveva nel buio, era una vita pallida, grama. Poi primavera venne a noi e noi balzammo dalla tenebra accanto alla luce e Dio disse :"Come siete belle!Giorno verrà in cui l'uomo, la mia creatura prediletta, vi guarderà, penserà a me e benedirà la mia opera. "Fu allora che le piantine fiorirono come per incanto. Solo la mia ava non si ruppe al dolce tocco. E poichè Dio era lì a pochi passi, pregò. "Fa che fiorisca anch'io, Signore" L'occhio del creatore si velò di tristezza e disse:"Tu fiorirai" "Quando?Quando?", singhiozzò la mia ava "Il giorno che il Figlio mio passerà accanto a te e tu avrai pietà di lui"Dalla siepe che era rinverdita un merlo chioccolò. Rispose un passero pettegolo. Le piantine del Golgota tacquero. Dio aveva detto:"Il Figlio mio ti passerà accanto e tu avrai pietà di lui..."- Sarà poi così? - si domandò il rosolaccio. Ed ecco che il vento portò alle creature piccole della terra un mormorio che ora s'alzava ed ora si affiochiva..- Che sarà? - chiese una primula giovinetta. - Sono gli uomini che si azzannano - fece il fior di spino - Litigano per nulla. Perchè poi? Eccoli, si avvicinano...- Che cosa ? fecero le piantine che si erano affacciate da poco alla vita. - Ecco io vedo-disse il rosolaccio-come un nugolo di polvere levarsi incontro a noi...Ecco...I soldati!Quanti!...In mezzo è un uomo...Come è bello!...Si trascina a stento sotto una croce ... E' qui...Guardate...-
Il cuore della terra battè forte. La folla urlava:"E' necessario che Gesù sia crocifisso!" Una donna che il tempo non aveva ancora sfiorito , piangeva :"Figlio amoroso, figlio mio dolce..."Era la mamma. Gli sgherri irridevano il suo dolore. Cattivi!Le piante ebbero pietà dell'uomo e si piegarono sullo stelo fragile, così come fanno quando l'uragano si abbatte sulla terra stanca. - Come è brutto tutto questo !-disse il rosolaccio e si curvò triste. Ora Gesù era lì che ansimava. La piantina che non aveva un nome e che non era mai fiorita, sentì un piccolo tremito passare sulle foglie tenerelle. - Vorrei quasi piangere!- sospirò- così come fanno gli uomini se il dolore li accora...-Il Figlio di Dio posò il suo sguardo triste e dolce sulla piantina che non si era piegata al suo passare e chiedeva di piangere così come fanno gli uomini. -Perchè mi guardi così?-domando con gli occhi che s'erano arrossati dal pianto- Hai pietà di me?
-Tanta!Tanta!-fece quella. Gesù le si fece da presso e lasciò cadere una lacrima mista di sangue sulla piccola creatura... Un brivido lieve e nacque un fiore:la passiflora. Poi Gesù disse:"O creatura umile, tu hai avuto pietà di me...Io ti dico in verità che il tuo fiore ricorderà agli uomini la mia passione, o passiflora...!- Il Figlio di Dio!Il Figlio di Dio!- gridò la piantina.La primula, il rosolaccio, la viola mammola e il fior di spino alzarono il gambo fragile, che è bello vedere Dio. Ma Gesù era lontano. - E' un fiore strano il tuo-osò la viola mammola.-Tu che l'hai visto, dimmi, era bello il Figlio di Dio?
- Sì-
-Come?
-Come la luce...-
- Fa vedere un pò- domandò una primula- E' un fiore strano davvero il tuo... Una corona, un martello e poi chiodi.. Gli uomini ti passeranno accanto e diranno. "Te beata, o passiflora, che possiedi una lacrima di Dio"- La passiflora non rispose. La sua piccola vita tremava come fa il virgulto, se il vento sciroccale lo picchia, sordo ai suoi lagni.






giovedì 5 luglio 2012

il giovedì dedicato a una poetessa :EMILY DICKINSON (1830-1886)

IL SOLE SI CELO' DIETRO UNA NUVOLA
GRANDE QUANTO LO SCIALLE DI UNA DAMA -
POI S'INCRINO' IN UN BRONCIO DI MERCURIO
SOPRA UN CEPPO SCARLATTO - ALLA NATURA
RISTAGNAVANO GOCCE SULLA FRONTE
LE API SAZIE VOLARON VERSO CASA -
IL SUD DISTESE UN VENTAGLIO DI PORPORA
E POI LO PORSE AGLI ALBERI.


fotografia Piero Reggio

mercoledì 4 luglio 2012

il mercoledì dedicato al miele , alle api e ai fiori : GIBRAN K. GIBRAN

Andate nei campi e nei vostri giardini, e là vedrete
che il piacere dell'ape è raccogliere miele dai fiori.
E il piacere del fiore è concedere all'ape il suo miele.
Poichè un fiore per l'ape è una fontana di vita,
e un'ape per il fiore è una messaggera d'amore,
e darsi e ricevere piacere è insieme l'utilità e l'estasi
per l'ape e per il fiore.




martedì 3 luglio 2012

il martedì dedicato al nostro poeta :LA FANTASIA E' DEI FORTI

C'E' STATO UN TEMPO
CHE MI PERDEVO
NEL BATTITO D'OROLOGIO,
NEL PULSARE DI UNA VENA,
NELLE ASSOLATE CAMPAGNE,
NEI VICOLI
AL CHIACCHIERARE DI UN RIGAGNOLO.
MI PERDEVO
E TUTTO SI FACEVA GRANDE,
IMMENSO
E IL MIO CUORE
SORPRESO,
SENZA CAPIRE
UN'ETERNO INGANNO,
PULSAVA.

fotografia Piero Reggio




lunedì 2 luglio 2012

il lunedì dedicato all'amato Guido Gozzano :L'ASSENZA

Un bacio. Ed è lungi. Dispare
giù in fondo, là dove si perde
la strada boschiva che pare
un gran corridoio nel verde.

Risalgo qui dove dianzi
vestia il bell'abito grigio:
rivedo l'uncino, i romanzi
ed ogni sottile vestigio...

Mi piego al balcone. Abbandono
la gota sopra la ringhiera.
E non sono triste. Non sono
più triste. Ritorna stasera.

E intorno declina l'estate.
E sopra un geranio vermiglio,
fremendo le ali caudate
si libra un enorme Papilio...

L'azzurro infinito del giorno
è come una seta ben tesa;
ma sulla serena distesa
la luna già pensa al ritorno.

Lo stagno risplende. Si tace
la rana. Ma guizza un bagliore
d'acceso smeraldo, di brace
azzurra: il martin pescatore...

E non sono triste. Ma sono
stupito se guardo il giardino...
stupito di che? non mi sono
sentito mai tanto bambino...

Stupito di che? Delle cose.
I fiori mi paiono strani:
ci sono pur sempre le rose,
ci sono pur sempre i gerani...