lunedì 27 aprile 2015

LA CASA DI MARA ( ALDO PALAZZESCHI) : minuscolo quadretto di una vita che si consuma in silenzio, ignara ed indifferente al mondo..

   La casa di Mara
è una piccola stanza di legno.
A lato un cipresso l'adombra nel giorno.
Davanti vi corrono i treni.
Seduta nell'ombra dell'alto cipresso
sta Mara filando.
La vecchia ha cent'anni
e vive filando in quell'ombra.
I treni le corron veloci davanti
portando la gente lontano.
Ell'alza la testa un istante
e presto il lavoro riprende.
I treni mugghiando
s'incrocian dinanzi alla casa di Mara volando.
Ell'alza la testa un istante
e presto il lavoro riprende.

mercoledì 22 aprile 2015

PRIMAVERA A PARIGI DESCRITTA DA SIMENON ( e tradotto magnificamente da Marina Di Leo ;da Un Natale di Maigret e altri racconti ed. Gli Adelphi)

L' indomani Parigi fu benedetta da una di quelle giornate che la primavera elargisce solo tre o quattro volte all'anno - quando si degna di essere generosa - una di quelle giornate che bisognerebbe assaporare come un sorbetto, senza occuparsi di nient'altro, come si faceva da bambini. Tutto era buono, leggero, inebriante di qualità sopraffina : l'azzurro del cielo, la vaporosa leggerezza delle poche nuvole, la brezza che ti accarezzava improvvisa a una svolta della strada e il lieve fremito degli ippocastani che induceva a sollevare lo sguardo verso le loro infiorescenze dal profumo zuccherino. Un gatto sul davanzale di una finestra, un cane accucciato sul marciapiede, un calzolaio in grembiule di cuoio sulla soglia della sua bottega, un banale autobus verde e giallo che passava, tutto era prezioso quel giorno, tutto rallegrava il cuore.

mercoledì 15 aprile 2015

QUAND'ERA IN FIORE IL CILIEGIO ( ENRICO THOVEZ 1869 - 1925 )

Quando era in fiore il ciliegio, le prime sere d'aprile,
che già si allungavano i giorni, si cena già senza lume,
e conversavano gli altri nell'ombra vaga, io, fanciullo,
venivo cauto al balcone. L'aria era tepida e dolce,
la notte chiara. Nascosta, la luna nuova cadeva
a dietro, scema, imbiancando le case a fronte e il cortile.
Qua e là brillavano lumi, finestre stavano aperte,
vedevo dentro le stanze. E v'era un senso nell'aria
tra dolce e triste, un languore infinito e profondo.
Io stava assorto guardando muto.

mercoledì 8 aprile 2015

LE GEMME DEL GLICINE (ADA NEGRI)

Ti ringrazio, Signore, per le gemme
del glicine, tornate col ritorno
d'aprile : sì leggiadre, che mirarle
è come dire, a voce bassa, un 'Ave.
Son delicati involucri, di seta
smorta, fra il grigio e l'ametista, sparsi
d'un polverio d'argento, che mi resta
sulle dita, se pur lievi li tocchi.
Crisalidi leggere, in sé ravvolto
portano, chiuso ancor nel sonno, il grappo
che il sole e, più, la maturante pioggia
di giorno in giorno scioglierà dal velo.
E sarà allora un pendere di spessi
corimbi dai bei chicchi violetti
pregni d'aroma dolciamaro ; e un sordo
ronzio di pecchie ricercanti il nettare
nella polpa succosa ; e in me beato
languor di sogni all'ombra della pergola
quando nel maggio è già sì caldo il sole.
La bambina che un dì fu la sorella
di queste esili gemme, e in sé ravvolta
contenne tutta la mia densa vita,
alla memoria or può senza dolore
tornarmi. E d'esser finalmente sciolta
dal rimpianto di me, fatta novella,
ti ringrazio, Signore.