giovedì 28 febbraio 2013

un corvo

SOPRA UN LAMPIONE
DAVANTI AL CIELO -  UN CORVO
OSSERVA IL MONDO.


fotografia C. Reggio


domenica 24 febbraio 2013

LASCERO' PARIGI, UNA NOTTE , IN SOGNO

E' inutile
rovistare nei miei pensieri
solaio
colmo di polvere
per fato
in un palazzo a Parigi
lungo la Senna.
Lascerò Parigi
una notte in sogno
poi ucciderò
bigliettai e macchinisti.
Toglierò al gatto
la matassa del filo
e pazientemente
la farò nuova
poi 
la butterò via
e aspetterò.
Aspetterò.
Un giorno o l'altro
qualcuno
aprirà la porta del solaio
a Parigi
e porterà via tutto.
Un altro
troverà
la matassa del filo
e la darà a un gatto
che nuovamente
l'imbroglierà nel gioco.
Ma nulla più
ormai
avrò da ricordare.

sabato 23 febbraio 2013

LA MIA POESIA NON ANDRA' ALTROVE

Conosco tante strade
conosco tanti battiti
ne percorrerò una sola
sentirò un solo battito.
Come un pittore
senza colori
come un pittore
che ha trovato il segno
il gesto
e fa tardi la sera
penetra la notte
s'addormenta stanco.
Così
la mia poesia
non andrà altrove
il mio cuore
resterà sospeso
invecchierà
mentre muteranno
le stagioni.

giovedì 21 febbraio 2013

che fredda e grigia giornata!...

Oggi è una grigia giornata; la nebbia stagna sui campi innevati, non si distingue il cielo. L'antica cascina abbandonata appare inquietante fra i tronchi neri degli alberi spogli,gli archi vuoti del fienile si aprono nell'oscurità,  si sentono fruscii e lontane grida d'uccelli. Cade una pioggia sottile e gelata, con qualche fiocchetto di neve. Rintocca lontano un campanile, l'ovatta grigia avvolge ogni cosa, brilla il nocciolo con le sue lunghe infiorescenze ocra, una signora imbacuccata porta a passeggio un piccolo cane giocoso che  incurante del tempo inclemente segue piste odorose nel boschetto di tigli.

fotografia P. Reggio

martedì 19 febbraio 2013

L'AMORE (Anna Achmatova 1889-1966)

O arrotolato come un serpentello
vicino al cuore, opera sortilegi,
o tuba per giorni interi
come un colombo sulla bianca finestra.

Ora guizza nella fulgida brina,
lo senti nelle violacciocche assopite...
Ma ti conduce, sicuro, in segreto,
lontano dalla gioia e dalla quiete.

Sa singhiozzare con tanta dolcezza
nella preghiera d'un nostalgico violino.
Spaventa, indovinato,
in un sorriso ancora straniero.


domenica 17 febbraio 2013

FEBBRAIO ( Vincenzo Cardarelli)

    Febbraio è sbarazzino.
Non ha i riposi del grande inverno,
ha le punzecchiature,
i dispetti
di primavera che nasce.
Dalla bora di febbraio
requie non aspettare.
Questo mese è un ragazzo
fastidioso, irritante
che mette a soqquadro la casa,
rimuove il sangue, annuncia il folle marzo
periglioso e mutante.



fotografia P. Reggio

giovedì 14 febbraio 2013

ALBUM DI FAMIGLIA ( BLAGA DIMITROVA 1922-2003)

Sotto misteriose ombre di tulle in mezzo al salotto
l'album di famiglia sonnecchia con le foto.
Di rado sfiorato dalle dita di qualcuno,
qui si è fermato il tempo che vola.

Sotto  berretti di scuola occhi di carboni ardenti.
Un timido sorriso, un bouquet di petunie.
Veli da sposa sopra guance rotonde.
Barbe, accompagnate da importanti bastoni.

E ancora - divise da soldato nella nebbia,
si perdono in volti, anch'essi indistinti.
E donne in nero, all'improvviso incanutite,
e in nuvola di trine il sopraggiunto neonato.

Per lui da tempo la via è aperta:
berretto e poi sorriso in bianco,
divisa cinerea e solitudine in nero,
e un bebè in trine, e da capo di nuovo...

No, io non entrerò facilmente in quell'album,
in pose inchiodate, in pettinature attorcigliate!
Che il vento, monello pazzo, in me
scombini i capelli impetuosi, e i giorni!





mercoledì 13 febbraio 2013

DOLORE

Scivolo
ogni giorno
nell'antico pozzo
con bianchi spiriti
e il dolore delle nebbie.
Camminammo
su questa sabbia
io e mia madre
un giorno.
E qui
ritrovo
la solitudine dei gelsi.

fotografia P. Reggio



lunedì 11 febbraio 2013

INVOCAZIONE DI UN ALBERO di A. Zarri da " Quasi una preghiera" ed. Einaudi

Che lungo silenzio, Signore, nel bosco!Ogni anno succede così, lo so bene, io che di anni ne ho molti; e li ho tutti segnati negli anelli di legno del mio tronco;ogni hanno un anello; e sopra la lucida scorza, ora annerita dalla pioggia e dal gelo. Ogni hanno è così; eppure è sempre un fatto nuovo, inatteso, definitivo (almeno sembra).
Le mie foglie verdi e gloriose, larghe di ombra e di rifugio per gli animali del bosco, sono appena un ricordo e stanno marcendo ai miei piedi, come un tappeto funebre, impregnato di umido e di funghi. Anche le bestie dormono - la maggior parte - sotto terra, in un letargo parente della morte.
Tutti gli alberi son disperati rami secchi che tendono tragiche braccia nere in un'inutile invocazione al cielo. E il cielo è (o era?) grigio, inclemente, largo solo di neve. E la neve ci ha, sì, protetti dai morsi più acuti del gelo ma ha anche aperto larghe ferite nel tessuto del bosco e nelle membra degli alberi. Intere piante si sono schiantate sotto il peso e tante, pure rimaste in piedi, son però mutilate.
 .....
Credo, Signore, che ci saranno ancora primavere e prati verdi, e foglie ombrose, e nidi sui rami alti degli alberi e viole mammole alle loro radici. Credo che ci saranno sempre arcobaleni, dopo ogni temporale e scrosci lieti di pioggia, dopo le siccità, e squarci di nuvole e finestre di sole dopo le piogge.
Credo che la vita continua e che non può morire perché tu non vuoi che muoia ma soltanto che dorma, per una breve stagione, come le talpe che s'intanano sotterra e le lucertole che dormono all'oscuro ma, al primo sole, ecco che ricompaiono e riprendono a vivere. Ora dormono ancora, come le mie gemme; ma già le sento premere e rigonfiarsi.
Dammi, Signore, la dolce pazienza di dormire nella docile attesa, dammi la fede nel futuro della vita che tu hai voluto inestinguibile, dammi la speranza e la costanza di aspettare e di aspettarti.

domenica 10 febbraio 2013

VADO SOGNANDO SENTIERI ( A. MACHADO 1875-1939)

Vado sognando sentieri
della sera. Le dorate
colline, i pini verdi,
la polvere sulle querce!...
Il sentiero dove va?
Vado cantando, viandante,
che intanto fa il suo cammino
- Ecco scendere la sera -,
"Nel cuore mi doleva
la spina di una passione;
un giorno la strappai via:
non mi sento più il cuore".
La campagna, scura e muta,
resta assorta a meditare
un attimo. Nel pioppeto
sul fiume soffia il vento.
La sera diventa buia;
e il sentiero dalla bianca
serpentina che sbiadisce
offuscandosi scompare.
Torna il mio canto a penare;
"Pungente spina dorata,
come vorrei sentire
che mi trafiggi il cuore".


sabato 9 febbraio 2013

L'INVERNO E TE, COSI' PRESTO MUTATA (A. De Musset 1810-1857)

Come amo il primo brivido d'inverno!
La stoppia che rifiuta di piegarsi
al cacciatore che la calca! Quando
la gazza viene ai campi profumati
dal fieno verde, quando in fondo al vecchio
castello si risveglia il focolare;

è tempo di città. - Oh, l'anno scorso,
quando vi ritornai, ed il buon Louvre
io vidi e la sua cupola, e Parigi
ed il suo fumo e tutto il bel reame
(nel vento il grido dei cocchieri ancora

sento), come mi piacque il tempo grigio,
e i passanti e la Senna, sotto i mille
lampioni assisa come una regina!
Stavo per riveder l'inverno. E te,

mia vita, e te! Oh, nei tuoi lunghi sguardi
stavo per ritemprare la mia anima;
e salutavo i muri tuoi! Perché,
chi me l'avrebbe detto che il tuo cuore
così presto per me era mutato?





martedì 5 febbraio 2013

domenica 3 febbraio 2013

DEFINIZIONE DI POESIA PER UN BAMBINO CHE NON SA COSA SIA, MA VORREBBE SCRIVERNE UNA. ( Joseph Tusiani 1924)

Per prima cosa non devi dire
"Vorrei scrivere una poesia": dì
Che hai voglia di dare al giorno
Un altro po' di luce : dì
Che temi che il soffio del vento
Possa nuocere a un'ape e ferire una rosa.

Poesia è quando ti si riempiono gli occhi
Di lacrime davanti a un giovane ruscello
E il respiro all'improvviso si placa
Dinanzi al tramonto su una collina:
Vedi, la poesia è in te
Prima che tu la veda nel blu.

Poesia è quando tutto il mare
Sembra la tua casa, e ti ci vorresti
Sdraiare, libero per sempre,
Lontano dalla riva e lontano da me:
Una poesia, poi, deve risuonarti dentro
Prima che tu la senta d'intorno.

Poesia è quando un'esile foglia
Ti fa sentire fragile e breve,
E ti sorprende l'ingiuria
Del vento, e non trovi parole
Per la tua pena, ché la stessa parola
Ti ricorda il vento che hai udito.

Poesia è quando, d'un tratto,
Il cuore ti batte più forte, il sangue ti scorre
Più rosso nelle vene, e cento soli
Sembrano sorgere insieme nel cielo:
Non comprendi il senso di questo -
Senti solo la gioia del mondo.

Poesia è un'ala ferita
Che tu puoi guarire, una facile cosa
Che tu non sai fare, una morte
Che hai dentro, ma canti;
Una vita che puoi usare a piacere
Benché tu la creda perduta.

Poesia, infine, sei tu in te stesso,
E sei tu al di fuori di te,
Riflesso del grigio e del blu,
E anche anticipazione.
E ora senti: fin dove arrivano le parole,
Imita l'ape e imita la rosa.


sabato 2 febbraio 2013

"FEBBRAIO,FEBBRAIETTO SEI CORTO E MALEDETTO" di A. Zarri da " Quasi una preghiera" ed. Einaudi

C'è un proverbio, Signore : uno dei tanti proverbi stagionali che punteggiano il corso dell'anno, che dice:"febbraio, febbraietto, sei corto e maledetto". Ed è certo un espediente letterario per dire che il mese può serbarci qualche sorpresa non sempre gradita: un persistere o un rincrudirsi di freddo, quando già il nostro animo inclina verso le tiepide dolcezze dell'aprile.
Ma, se dovessimo prenderlo alla lettera, dovremmo certo dissentire perché non credo, Signore, che tu abbia potuto maledire un mese o neanche un solo giorno, fra i tanti giorni che tu ci dài da vivere. Tu benedici solamente. Benedici l'inverno freddo come l'estate calda, la primavera germinante come il riposo dell'autunno. Benedici lo spalancarsi dell'aurora come il chiudere del giorno, tra rosse ciglia di tramonto; benedici la colma pienezza del meriggio e il profondo silenzio delle notti.
Benedici le piante ricche di fronde e frutti e quelle spoglie dell'inverno, vestite solo di neve, che mostrano la struttura segreta dei rami, l'architettura possente delle forme (certe splendide querce, o faggi o ippocastani che levano al cielo braccia nude, drammatiche e imploranti). Tu benedici i prati verdi d'erba, biondi di messi, bianchi di neve.

fotografia P. Reggio

venerdì 1 febbraio 2013

ETA' (José Emilio Pacheco 1939)

Arriva un triste momento dell'età
in cui siamo vecchi quanto i genitori.
E allora si scopre in un cassetto dimenticato
la foto della nonna a quattordici anni.

Dove si trova il tempo? dove stiamo?
Quella bimba
che abita nel ricordo come un'anziana,
morta cinquanta anni fa,
è nella foto nipote di suo nipote,
la vita non vissuta, il futuro totale,
la gioventù che sempre si rinnova negli altri.
La storia non è passata per quell'istante.
Ancora non ci sono guerre né catastrofi
e la parola morte è impensabile.

Nulla si vive prima né dopo.
Non c'è coniugazione nell'esistenza
altro che il tempo presente.
Dove io sono il vecchio
e mia nonna è la bimba