domenica 27 luglio 2014

BAMBINO ( Renzo Pezzani )

Ride il bambino. Che vede
nell'aria che io
non veda? Vede Dio.

Ora piange. Perché
piange come me?

Il dolor l'ha toccato.
Uomo egli è nato,
e porta il dolor con sé.



domenica 20 luglio 2014

LA GREGGIA ( UMBERTO SABA)

Greggia, tu che il sobborgo impolverato
traversi a sera : ed un lezzo a me grato

dietro ti lasci , e hai tanta via da fare,
tra la furia dei carri e lo squillare

dei tram ; dove la vita ha maggior fretta
come lenta procedi, e in te ristretta!

Greggia che amai dall'infanzia sperduta,
per te la doglia si fa in cor più acuta;

e mi viene, non so, d'inginocchiarmi ;
non so, nel tuo lanoso insieme parmi

scorger io solo qualcosa di santo,
e d'antico, e di molto venerando.

Ti mena un vecchio, sui piedi malcerto :
un Dio per te, popolo nel deserto.

domenica 13 luglio 2014

LA FIERA DEI MIRACOLI ( Wislawa Szymborska)

Un miracolo comune :
l'accadere di molti miracoli comuni.

Un miracolo normale :
l'abbaiare di cani invisibili
nel silenzio della notte.

Un miracolo fra tanti :
una piccola nuvola svolazzante,
e riesce a nascondere una grande pesante luna.

Più miracoli in uno:
un ontano riflesso sull'acqua
e che sia girato da destra a sinistra,
e che cresca con la chioma in giù,
e non raggiunga affatto il fondo
benché l'acqua sia poco profonda.

Un miracolo all'ordine del giorno:
venti abbastanza deboli e moderati,
impetuosi durante le tempeste.

Un miracolo alla buona:
le mucche sono mucche.

Un altro non peggiore.
proprio questo frutteto
proprio questo nocciolo.

Un miracolo senza frac e cilindro:
bianchi colombi che si levano in volo.

Un miracolo - e come chiamarlo altrimenti.
oggi il sole è sorto alle 3.14
e tramonterà alle 20.01.

Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe:
la mano ha in verità meno di sei dita,
però più di quattro.

Un miracolo, basta guardarsi intorno:
il mondo onnipresente.

Un miracolo supplementare, come ogni cosa:
l'inimmaginabile
è immaginabile.

domenica 6 luglio 2014

L'INGRESSO DEL PASSATO di Adriana Zarri da " Con quella luna negli occhi" ed Einaudi

... Una casa senza solaio è una casa senza passato, senza base, senza storia.
Le case hanno due radici : quelle umide, vinose, nere e terragne delle cantine imbrillantate dal salnitro, come la gemma di una miniera profonda, e quelle chiare e aeree dei solai, tappezzate dal velo bianco delle ragnatele, come brinata mattutina: radici alte e celesti, quasi opime fruttificazioni del tempo, preziose eredità del passato, ricche di imprevedibili sorprese.
Nelle casse ricolme degli oggetti più impensabili, nei ripiani gonfi di carte e di stoffe, negli angoli più segreti gli oggetti si dispongono quasi in stratificazioni archeologiche: i più recenti in alto e gli antichi più in basso. Nonni, bisnonni, bisavoli ... su su, non si sa più, si perdono le tracce, si affonda nell'ignoto, nell'anonimo.
Questo pezzo di stoffa lo riconosco ancora: era un cappotto di mia madre quand'io ero bambina e mi attaccavo alla sua lana calda ; e anche questo avanzo di scialletto lo ricordo sopra le spalle di mia nonna. Ma questo curioso ventaglio non lo vidi in mano a nessuno. E questa curiosa custodia di avorio a chi appartenne? E questa tabacchiera madreperlata? E questo cavalluccio senza coda? E questa spada, chiusa nel suo fodero, e queste spalline da ufficiale? A chi?
Non sapremo mai per quali filoni di diretta o di sbieca discendenza, per quali rivoli di storia e di vicende umane sia finito quassù questo raso celeste, e questa cartolina con gli auguri di Natale. Porta una firma che non conosciamo e nemmeno l'indirizzo conosciamo : messaggio di un ignoto a un altro ignoto ; eppure questi due ignoti sono legati con la nostra vita, sono approdati quassù, alla deriva del tempo, in un solaio che è come un buon porto di storie e di stanchezze. Buon Natale. A chi? Ci sembra quasi per noi : un saluto che ci viene da oltre il tempo che conosciamo, da oltre la storia che abbiamo vissuto, quasi dall'eternità. Buon Natale. Da parte di chi' Forse da parte della storia , della piccola storia di una stirpe che si affonda lontano, non sappiamo bene dove, svanisce nella lontananza. E' questa lontananza senza volto che si anima, nel solaio, e prende voce: buon Natale. E' la voce del tempo.
Cassapanche tarlate con dentro cianfrusaglie che serbano il tremore della vita e che non osiamo distruggere, che nessuno ha osato distruggere, prima di noi, E' questo rispetto che forma la realtà umana e psicologica del solaio: un sedimento di storia.

giovedì 3 luglio 2014

LE RANE ( Giovanni Pascoli )

Ho visto inondata di rosso
la terra dal fior di trifoglio;
ho visto nel soffice fosso
le siepi di pruno in rigoglio ;
e i pioppi a mezz'aria man mano
distendere un penero verde
lunghesso la via che si perde
lontano.

Qual è questa via senza fine
che all'alba è si tremula d'ali?
chi chiamano le canapine
coli lunghi lor gemiti uguali?
tra i rami giallicci del moro
chi squilla il tuo tenero invito?
chi svolge dal cielo i gomitoli
d'oro?

Io sento gracchiare le rane
dai borri dell'acque piovane
nell'umida serenità.
E fanno nel lume sereno
lo strepere nero d'un treno
che va ...


Un sufolo suona, un gorgoglio
soave, solingo, senz'eco.
Tra campi di rosso trifoglio
tra campi di giallo fiengreco,
mi trovo ; mi trovo in un piano
che albeggia, tra il verde, di chiese :
mi trovo nel dolce paese
lontano.

Per l'aria, mi giungono voci
con una sonorità stanca.
Da siepi, lunghe ombre di croci
si stendono su la via bianca.
Notando nel cielo di rosa
mi arriva un ronzio di campane
che dice : Ritorna! Rimane!
Riposa!

E sento nel lume sereno
lo strepere nero del treno
che non s'allontana e che va
cercando, cercando, mai sempre
ciò che non è mai, ciò che sempre
sarà...