domenica 6 luglio 2014

L'INGRESSO DEL PASSATO di Adriana Zarri da " Con quella luna negli occhi" ed Einaudi

... Una casa senza solaio è una casa senza passato, senza base, senza storia.
Le case hanno due radici : quelle umide, vinose, nere e terragne delle cantine imbrillantate dal salnitro, come la gemma di una miniera profonda, e quelle chiare e aeree dei solai, tappezzate dal velo bianco delle ragnatele, come brinata mattutina: radici alte e celesti, quasi opime fruttificazioni del tempo, preziose eredità del passato, ricche di imprevedibili sorprese.
Nelle casse ricolme degli oggetti più impensabili, nei ripiani gonfi di carte e di stoffe, negli angoli più segreti gli oggetti si dispongono quasi in stratificazioni archeologiche: i più recenti in alto e gli antichi più in basso. Nonni, bisnonni, bisavoli ... su su, non si sa più, si perdono le tracce, si affonda nell'ignoto, nell'anonimo.
Questo pezzo di stoffa lo riconosco ancora: era un cappotto di mia madre quand'io ero bambina e mi attaccavo alla sua lana calda ; e anche questo avanzo di scialletto lo ricordo sopra le spalle di mia nonna. Ma questo curioso ventaglio non lo vidi in mano a nessuno. E questa curiosa custodia di avorio a chi appartenne? E questa tabacchiera madreperlata? E questo cavalluccio senza coda? E questa spada, chiusa nel suo fodero, e queste spalline da ufficiale? A chi?
Non sapremo mai per quali filoni di diretta o di sbieca discendenza, per quali rivoli di storia e di vicende umane sia finito quassù questo raso celeste, e questa cartolina con gli auguri di Natale. Porta una firma che non conosciamo e nemmeno l'indirizzo conosciamo : messaggio di un ignoto a un altro ignoto ; eppure questi due ignoti sono legati con la nostra vita, sono approdati quassù, alla deriva del tempo, in un solaio che è come un buon porto di storie e di stanchezze. Buon Natale. A chi? Ci sembra quasi per noi : un saluto che ci viene da oltre il tempo che conosciamo, da oltre la storia che abbiamo vissuto, quasi dall'eternità. Buon Natale. Da parte di chi' Forse da parte della storia , della piccola storia di una stirpe che si affonda lontano, non sappiamo bene dove, svanisce nella lontananza. E' questa lontananza senza volto che si anima, nel solaio, e prende voce: buon Natale. E' la voce del tempo.
Cassapanche tarlate con dentro cianfrusaglie che serbano il tremore della vita e che non osiamo distruggere, che nessuno ha osato distruggere, prima di noi, E' questo rispetto che forma la realtà umana e psicologica del solaio: un sedimento di storia.

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