mercoledì 11 marzo 2015

GIORNO DI MARZO (ADA NEGRI)

Sole di marzo, prepotente come
l'amor che arde in giovinette vene:
io nelle vene oggi non ho che sole,
e l'età mia più bella a me ritorna.
Bianchi i terrazzi e rossi i tetti brillano
al sereno, si frange in sprazzi d'oro
nei cristalli la luce, e campanili
e ciminiere alzano laudi insieme.
Dal mio balcone io guardo il cielo, e credo
essere in cielo : sto tra i voli snelli
di lontani velivoli, traccianti
strade di libertà sovra il mio capo,
e l'aliare dei colombi, ch'hanno
fra gli embrici e le gronde il dolce nido.

Tessono con i palpiti dell'ali
cerulee reti nello spazio . l'ombra
del volo, a fior degli embrici, li segue.
Vengon, fidendi, al segno della mano
piena di chicchi: dan suono di nacchere
le penne scosse, e lieve ondeggia il collo
nel cangiar dei riflessi , e il rauco gemere
mi fa pensosa d'un lontano pianto
che fu ben mio, che pianto era d'amore.
Poi s'involano, a stormo ; e via per l'aria
il remeggio dell'ali mi rammenta
gioia di bianche vele alla ventura
sul mare ; e vo con quelle vele in sogno
sul mare; e approdo a curve spiagge ombrate
di palme ; e mi sprofondo entro foreste
misteriose ; e di là sbocco in chiari
villaggi, ed in città dense di folla
e traffico, brucianti nella notte
per mille e mille vorticosi giri
di fiammelle, a specchiare il firmamento :
poscia, profonde valli, aeree cime
di monti, solitudini di fiumi
senza sorgente, e senza foce, ghiacci
d'un pallore di morte, immensità
della terra.

Così, da questo mio
alto rifugio. m'è capriccio e guida,
per spaziare nell'universo, un volo
di colombi nell'aria senza nube.

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