mercoledì 13 luglio 2011

LE ECCENTRICHE DIMORE DELLA MARCHESA LUISA AMMAN CASATI( DAL LIBRO INFINITA VARIETA' DI S.D.RYERSSON E M.O. YACCARINO ED. CORBACCIO)

PARIGI, LE PALAIS ROSE,ALL'ANGOLO TRA RUE DIDEROT E L'ALLEE DES FETES,CHIAMATO COSI' PER LA FACCIATA IN MARMO BIANCO E ROSA.

 Appartenuto fino al dicembre 1921 a Montesquiou,il palazzo si era riempito di oggetti inutili.Le sale straripavano di soprammobili graziosi e vasi di Gallè con le adorate ortensie.Anche il parco testimoniava i gusti estetici del dandy. I giardinieri si erano occupati di sistemare gruppi di alberi, piante e fiori in modo che da ogni finestra si vedesse un capolavoro orticolo perfettamente incorniciato.Dietro il palazzo, invece, Montesquiou aveva creato il Pavillon de l'Amour, un edificio rosa che, per quanto stravagante, non poteva reggere il confronto con la fontana rosa di dodici tonnellate coi delfini che sputavano acqua che un tempo era la vasca da bagno di Madame de Montespan, l'illustre cortigiana del re Sole. Adesso però il Palais Rose sarebbe stato trasformato ancora una volta secondo le indicazioni della nuova occupante.
Luisa svuotò il palazzo lasciando soltanto i nudi muri di marmo... Come nella villa di Roma, i colori dominanti erano il bianco, il nero e l'oro.In uno dei bagni c'era un'enorme vasca di alabastro sostenuta da leoni dorati, con l'acqua che fuoriusciva dalle bocche dei pesci di giada. All'angolo di un salone c'era un lungo corno attorcigliato e acuminato che si diceva appartenere a un liocorno, e i pavimenti erano tutti coperti di pelli di tigre e di leopardo.
Questi trofei ricordavano nostalgicamente il serraglio della marchesa, che si era ormai notevolmente ridotto. A parte i pappagalli colorati, tutto quello che rimaneva del suo zoo privato era un docile cobra di nome Agamennone e l'amato boa nella teca di cristallo dell'atrio. La marchesa tenne per un pò almeno uno dei ghepardi che aveva a Venezia. Inoltre, prese a noleggio un paio di tigri del Bengala per una serata speciale:le tenne ai suoi piedi mentre dava il benvenuto agli ospiti dai gradini del palazzo, col domatore nascosto poco lontano.A completare la serie dei felini si aggiunse infine una pantera meccanica imbalsamata...mediante un comando elettronico, la pantera muoveva la testa e la coda ed emetteva un ringhio feroce mentre gli occhi verdi saettavano.
Un padiglione isolato che Montesquiou aveva trasformato in una biblioteca, ora conteneva libri tutti ugualmente rilegati in pelle dorata sulla magia e sugli incantesimi.Questa struttura, detta l'Ermitage, fu inoltre convertita in una galleria privata dedicata ai ritratti della marchesa. Non esiste un elenco dei pezzi contenuti, anche se è stato detto che la Casati ne possedesse più di centotrenta nel 1923. Tra i quadri appesi alle pareti c'erano quelli di Depero, Boccioni, Martini, Zuloaga, e la recente odalisca di Beltran y Masses, nonchè il ritratto di Boldini del 1908. Luisa aveva esposto anche gli oggetti tridimensionali tipo il bronzo di Troubetzkoy e una caraffa col suo viso scolpito dal ceramista italiano Renato Bertelli. Per inaugurare questo nuovo santuario che celebrava la sua gloria, la Casati commissionò un ennesimo ritratto, stavolta allo spagnolo Josè Maria Sert. ... Ispirato dal serpente nell'atrio Sert lo dipinse su un pannello del padiglione, insieme alla padrona in veste di Eva, nuda, nel giardino dell'Eden.
Una residenza imponente come il Palais Rose richiedeva molto personale per mantenere il suo splendore. La Casati assunse un altro ragazzo di colore come autista per la nuova Rolls-Royce blu, comperata apposta per andare e venire da Parigi. Si chiamava Yamina e aveva una possente struttura fisica. Impiegò inoltre il tunisino Mohammed Ben Abdullah come cameriere personale e affidò a uno chef russo, Georges, il governo della cucina. A disposizione c'era una folta schiera di domestiche e giardinieri.

Le Palais Rose

1 commento:

  1. Voglio una vasca da bagno come la Montespan!!!E le finestre che incorniciano capolavori di giardinaggio...

    RispondiElimina