lunedì 11 gennaio 2016

IL PASSEROTTO di GIOV. CENCI DA " AFFETTI GENTILI " ED. ?

In tutto il mondo, un uccellin vivace
ardito e furbo, vive
in branchi, degli insetti assai vorace,
tranquillo, all'aure estive

non solo, ma in tutte le stagioni,
e ne le vie e piazze,
negli orti, sui camini e cupoloni,
ed è di molte razze.

Sebben de l'uomo sia concittadino,
pure alla larga sta ;
sempre sospettoso e maliziosino,
co' suoi compagni va.

Sa che l'amor dei grandi va scansato,
per cui usa prudenza ,
sicché di loro è poco innamorato
e non fa confidenza.

L'intimità de' grandi è perigliosa;
e il passero monello
non vuole conseguenza fastidiosa
di mal gradito ostello.

Però se dopo lunghe e tante prove,
trova l'amico schietto,
a lui tutto si dona, e non si move
dal suo desco e letto.

Socievoli fra loro i passerotti,
sempre lor nido fanno;
e in essi cheti cheti e chiotti chiotti,
tranquilli se ne stanno.

A uno, a due e tre, a quattro e in più
a la campagna nuda,
taciti e muti, vanno e giù e su,
per cibo all'aura cruda.

Che cinguettio, e che concerto fanno,
su gli alti e folti pini,
ove concilio fratellevol'hanno,
e al nido i lor piccini!

Come son belli belli quando in su la neve
ci ci, ci ci, cantando,
insieme vanno, e ognuno mangia e beve,
quasi d'amor parlando.

Or chi li pasce in tempo si' crudele?
e chi li veste bene?
essi non hanno foco ne' candele;
dunque chi li sostiene?

Se tu guardi, lettore, in San Matteo,
al capitolo sesto,
con mente pura e senza affetto reo,
e di San Luca il resto;

Gesù ti parlerà dei cari augelli,
e d'un celeste Padre,
che pasce, veste, cura e rende belli,
più che tenera madre;

e per sì belle e care creature,
insegna a noi ingrati,
di fuggir l'ansie in tutte nostre cure,
essendo i molto amati.

A noi di poca fede, s'apra il core
a la più dolce speme;
ch'eterno, saggio e forte, IL Primo Amore
veglia su l'alme insieme.

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