martedì 4 settembre 2012

IL LAVORO FEMMINILE da "La vita quotidiana a Parigi ai tempi del re Sole" di J. Wilhelm

Niente impediva alle mogli e alle figlie di artigiani di aiutare questi ultimi nel loro lavoro, se ne erano capaci, e parecchie di esse aggiungevano ai compiti domestici lavori di cucito per la clientela privata, o erano impiegate presso i fabbricanti di tessuti. Un dato curioso; essi solo, infatti, ottennero il diritto di vestire le donne, tranne che per la biancheria, e questo fino al 1675. In quella data si costituì una corporazione di maestre sarte. Esse tuttavia dovettero ancora limitarsi a tagliare e cucire vestaglie e sottovesti, visto che i commercianti di tessuti conservavano il privilegio di fare gli indumenti di sopra nonchè i corsetti. C'erano millesettecento maestre sarte a Parigi nel 1675, stando al Parfait négociant di Savary. Le cucitrici in bianco avevano i negozi in rue Aubry-le-Boucher, che sbucava in rue Saint-Denis e nella vicinissima rue des Lingères (appunto, delle cucitrici in bianco), nelle case addossate all'ossario del cimitero des Innocents. Vendevano anche alle Halles e nelle gallerie del Palais, dove le raffinate venivano a comprare cuffiette, scialli e altri fronzoli alla moda. Il loro apprendistato durava quattro anni, dopodichè dovevano ancora passare altri due anni come ragazze di bottega, cioè venditrici, prima di accedere alla dignità di maestre. Le maestre, d'altro canto, avevano diritto a una sola apprendista. Nonostante l'obbligo di "buona condotta e buoni principi morali" previsto nel loro statuto, come del resto in quello di tutti i mestieri, non godevano fama di essere particolarmente virtuose. E' anche vero che le ragazze di bottega andavano scelte fra le più belle, più richieste delle altre. Dai tempi remoti in cui, per le feste, si confezionavano cappelli di fiori freschi, le pettinatrici-fioraie avevano conservato questa denominazione. Tuttavia, erano rimaste semplicemente fioraie nel XVII secolo e vendevano sopratutto i loro fiori per le strade o in alcuni negozietti. I loro statuti, particolarmente severi, prevedevano che avrebbe perso il grado di maestra "ogni iscritta alla corporazione provata colpevole di aver mancato al proprio onore". Poichè sembrerebbe che tale norma non sia mai stata applicata, se ne dovrebbe dedurre che esse abbiano scrupolosamente rispettato tale condizione. Non si trova invece più traccia del mestiere di pettinatrice, nel significato che oggi si attribuisce a tale termine. Il maggior numero di lavoratrici donne si incontrava ai mercati. Esse vendevano i più svariati prodotti, dal momento che a chiunque era consentito portarvi granaglie o legumi, se si trattava di prodotti propri. Le venditrici di pesce , o pescivendole, si facevano notare per la vivacità e l'asprezza del loro linguaggio. Ma, per questo o per altri motivi, le donne dei mercati generali (Les Halles) vi si distinsero al punto che era loro permesso di recarsi, ogni anno, a offrire auguri e qualche dono al re e alla regina, che si divertivano molto a quelle visite. Pochi mestieri erano dunque accessibili alle donne, anche se potevano essere venditori, o meglio venditrici, di granaglie, come gli uomini, cioè commercianti di granaglie, e i giurati del mestiere erano, a parità, due uomini e due donne.



Nessun commento:

Posta un commento