mercoledì 6 giugno 2012

IL CIELO (Wislawa Szymborska 1923-2012)

Da questo bisogna cominciare : dal cielo.
Finestre senza parapetto, senza intelaiature, senza vetri.
Un'apertura e nulla oltre,
solo amplitudine.

Non devo attendere una notte serena,
nè alzare la testa,
per osservare il cielo.
Il cielo l'ho dietro le spalle, sottobraccio e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva da sotto.

Persino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle valli più fonde.
In nessun posto c'è più cielo
che in un altro.
Il cielo opprime ugualmente
le nuvole e le tombe.
La talpa è assunta in cielo
come la civetta che agita le ali.
Qualsiasi cosa che cada in un abisso,
cade di cielo in cielo.

Aride, fluide, rocciose,
infiammate e aeree
regioni celesti, briciole di cielo,
folate di cielo e cataste.
Il cielo è onnipresente
anche nelle oscurità sottopelle.
Divoro il cielo e lo secerno.
Sono una trappola intrappolata,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta a una domanda.

Dividendo il cielo dalla terra
non si pensa in modo appropriato
a questa totalità.
E' solo un modo per vivere,
presso un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi.
I miei segni particolari
sono l'estasi e la disperazione.

fotografia Piero Reggio

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