lunedì 13 febbraio 2012

l'appartamento di Robert de Montesquiou nel palazzo paterno sul Quai d'Orsay da "Torri d'avorio " di G. Scaraffia ed Excelsior 1881

Animali di bronzo e di maiolica vegliavano sulla moquette tinta muschio della sinuosa scala, che s'arrampicava tra una duplice fuga d'arazzi a motivi vegetali. Dai rami di questi alberi ricamati pendeva, in apparente disordine, una cascata d'antichi strumenti musicali. Dalle grate deleb finestre si vedevano solo muri ricoperti di caprifoglio. Tirando un grappolo di scimmiette di bronzo si sentiva il tintinnio campestre del campanello. I morbidi intrecci di fiori e piante, tracciati sulla cretonne da William Morris, s'estendevano, in quattro differenti tonalità, sulle pareti della sala da pranzo "rendendole quasi mobili".La luce veniva filtrata dal variopinto schermo di una collezione di vetri colorati disposti su un'etagere. I cento occhi del sapere, rappresentati dalle penne di pavone impresse sul cuoio verde e oro della biblioteca, fissavano il dono della splendida cugina, la contessa Greffulhe,un cofanetto di cuoio verde pieno dei manoscritti ancora inediti del poeta. La forma sbilenca del locale attiguo, popolato di minuscoli mobili, veniva esaltata dalle infinite ragnatele d'oro che si sviluppavano sullo sfondo vermiglio del cuoio.
La diversità delle sfumature sulle tre pareti più illuminate del salotto suscitava una sorta d'illusione ottica.Un tessuto rosso granata sulla quarta e sul basso soffitto creava uno sfondamento illusorio.Il diafano raggio dorato dei vetri inglesi "dava la sensazione di sentirsi chiusi in una di quelle scatole di lacca dai diversi toni d'oro".Il parquet scompariva sotto "l'onda corallina" di un tappeto persiano, su cui galleggiavano basse sedie incannucciate o laccate, sgabelli,tavoli alati stile impero, stipi incrostati d'avventurina, cache-pots di smalto rosato zeppi di giacinti della stessa tinta. L'oro scintillante di due paraventi rifletteva e assorbiva i toni purpurei della stanza, allietandola. La stanza seguente era dedicata alla luna. La finestra era inquadrata da una parete blu notte. Una polvere dorata si posava sulla stoffa grigia a minuti disegni della parete di fronte. Il camino si stagliava sul cuoio argentato cosparso di ramicelli azzurri, su cui pesci dipinti su una garza trasparente, sospesa per tutta la lunghezza del muro, simulavano l'acqua. L'ultima parete era fasciata da un velluto grigio topo, prolungato sul pavimento da un tappeto su due toni di grigio. "Somigliava al suolo dei viali, su cui le foglie fanno muovere le ombre."
Qua e là alcuni "kakemonos" ospitavano paesaggi fantastici. Le stoffe iridescenti, che riempivano un cofano di cristallo, lo tramutavano in un morbido blocco di marmo dolcemente venato. Un cono vitreo "alto come un giovane schiavo", brandiva un iris di Susa o un ciuffo di muschio, mentre un mandolino d'avorio, sospeso al muro, sembrava ergere le sue antenne verso "l'astro lattiginoso."

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