lunedì 8 giugno 2015

ALTI PASCOLI ( GIOVANNI BERTACCHI 1869-1942)

Sul ciglio delle alture la greggia ondulata appariva,
ed eretto sovr'essa alto il pastore;
grande così sul cielo, pareva il selvaggio signore
di non so quale vagante isola viva.

Sui cigli della storia sempre così eguale s'affaccia
la greggia d'ogni età, d'ogni contrada:
sembra una stessa torma che vada nei secoli e vada,
seguendo una fedele unica traccia.

Oh, quando esse, annunciando le due ritornanti stagioni
salgono ai monti e tornano, tra in nimbi
degli odorosi velli le madri sospingono i bimbi
quasi ad un rito che li renda buoni.

E che bontà pacata quassù, dove i miti pascenti
traducon la pastura in bianche lane!
Come uno scampanio che giunga da sagre lontane,
suonano i bronzi de' quieti armenti.

Per disciplina inconscia, serbata nei tempi e negli usi,
sfilan le mucche lentamente a sera,
e le accompagna in lunghe cadenze d'antica preghiera
quel tremolar di tintinni diffusi.

La terra travagliata che giù nell'aperta pianura
riferve al solleone e s'affatica;
su cui negli arsi piani si curva e s'indugia l'antica
opera umana al par d'una sventura,

quassù tutta si stende ne' verdi ristori e produce
spontanee messi in fertili riposi,
e canta a salmi d'acque pregando pe' suoi dolorosi,
purificata nella tersa luce.

Qui fra la terra e l'uomo non è che quest'opera viva
che si compie pascendo, al forte clima;
vicino ad esso e sempre ai primi elementi, alla prima
flora del suolo e all'acqua di sorgiva.

Poeta, hai tu saputo stancarti, salendo alle nevi
e discendendo per le vie dirotte?
Poeta, è questo il premio : dormir sul fieno una notte
e risvegliarti nel mattin degli evi!

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