lunedì 19 novembre 2012

LA FIERA DI SAINT-GERMAIN di Jacques Wilhelm da "La vita quotidiana a Parigi ai tempi del re Sole"

Dal 3 febbraio alla Domenica delle Palme, ossia per quasi due mesi, l'apertura della fiera di Saint-Germain costituiva un avvenimento nella vita parigina. A nord della chiesa di Saint-Sulpice un grande recinto rettangolare conteneva ventiquattro padiglioni separati da strade coperte da altissime impalcature. I padiglioni ospitavano numerose botteghe, a poco a poco vendute ai commercianti dagli abati di Saint-Germain, mentre alcune, date in affitto, rimanevano proprietà dell'abbazia. Finché non si apriva la fiera, il custode affittava le strade a sellai che vi mettevano al riparo le loro carrozze. La fiera godeva delle stesse franchigie della zona compresa entro il recinto dell'abbazia. I mercanti di fuori potevano vendervi liberamente e anche quelli che non avevano la licenza di maestri erano in quell'ambito al riparo dalla persecuzioni giudiziarie degli esponenti delle corporazioni cittadine di mestiere. Lungo strade coperte, le logge erano strapiene di prodotti di lusso. La rue de l'Orfèvrerie scintillava di argenteria e di gioielli, rue de la Mercerie di mobili, oggetti d'arte e soprammobili e alcune botteghe, gestite da mercanti portoghesi, offrivano tantissime curiosità importate dalle Indie e dalla Cine: lacche, porcellane, seterie e dipinti su carta. Le logge dei pittori stranieri o francesi mostravano quantitativi di quadri ammucchiati l'uno sull'altro. In rue de la Lingerie, ricami e merletti non attiravano soltanto le donne ma anche gli uomini, che all'epoca ne facevano largo uso.
Di giorno la folla invadeva la fiera, ma le persone di rango vi si recavano soltanto di sera e le loro carrozze si allineavano nelle strade adiacenti. Allora, per diverse ore, era un continuo andirivieni davanti alle botteghe illuminate dalla luce di migliaia di lanterne. Gli oggetti esposti erano ancora più attraenti e affascinavano le signore eleganti, che portavano tutte la maschera favorevole agli intrighi, scortate dai rispettivi corteggiatori che offrivano loro gioielli o fazzoletti ricamati; perlomeno, stando a Dancourt il quale, nel 1696, faceva di questo l'argomento di una delle sue opere: La foire Saint-Germain (La fiera di Saint-Germain), fatta rappresentare dalla Comédie-Francaise):Vi troviamo il seguente ritornello:
Oh, que la foire Saint-Germain
grossit la cour de Vulcain
L'amour y met en ètalage
ce que son art a de plus fin.
Les présents y son en usage
et telle femme y vient fort sage
qui l'est bien moins le lendemain...

(Oh, come la fiera di Saint-Germain
ingrossa la corte di Vulcano
l'amore vi mette in mostra
ciò che ha di più fine la sua arte.
Vige l'usanza degli omaggi
e vi giungono perfettamente sagge
donne che lo sono molto meno il giorno dopo...)

Caffè, palchi di equilibristi e volteggiatori, orchestre di musicanti e teatrini, il primo dei quali venne costruito nel 1678 - vi si esibivano saltimbanchi autorizzati a mettere in scena spettacoli misti di canti, di danze e di musica, le cosiddette "opere comiche"- animavano i viali. Le lotterie e i giochi d'azzardo, tollerati a lungo, alla fine però vennero banditi. Come sempre in quell'epoca, i borsaioli approfittavano di questi assembramenti di persone e i lacchè, secondo la loro abitudine, vi si mostravano tanto più insolenti quanto più importante era il signorotto che scortavano.


Nessun commento:

Posta un commento