domenica 31 marzo 2013

MATTINO DI PASQUA (M. Dandolo)

Dai nidi sonnecchianti nell'ombra fiorita dei peschi
le rondinelle si levano a stuoli;
scotendo l'ali ancora odorose di sogni e di petali,
cercano in aria i tenui fili della prima luce.

Ed ecco all'improvviso la luce discende cantando
e le campane s'affacciano nell'alto.
"Rondini del Signore, intrecciate le ali a ghirlanda
per coronare il capo che fu trafitto da spine:

rondini del Signore, tessete col becco sottile
trame di fili d'erba come per nidi,
e fatene un mantello per le spalle flagellate a sangue,
rondini del Signore innocenti e benedette.

Strappate un ramo fresco d'ulivo e mettetelo nella
mano in cui mise la triste canna Erode,
e pregate il Signore che sollevi quel ramo sul mondo,
e benedica gli uomini di buona volontà!"

fotografia P. Reggio

sabato 30 marzo 2013

I RACCONTI (Massimo Coronaro)

     Finiva l'inverno in un guizzo
tremolante di legna sugli alari,
come la voce dell'ava
che al crepitar d'un tizzo
nelle veglie raccontava
imprese d'eroi leggendari,
combattitori di draghi
rinascenti con l'ala più rossa
in labirinti di maghi.
Fu chiuso con le parole
dell'ava benedicente
il libro dei racconti,
nel marzo; e l'acqua recente
nelle vasche e sotto i ponti
era la neve, rimossa
dal piccone d'oro del sole.
        Io chiesi all'ava: non hai
novelle più da narrare?
Ella rispose: Alle greggi
che aspettavano sul limitare
erboso degli ovili,
il marzo è giunto con i pecorai,
cantando sulle nevi
colorite dal primo stelo.
Sui monti ora tu devi
saper leggere e sulle rive
ariose del marzo. E tu leggi
i racconti primaverili,
che la rondine scrive
nella turchina pagina del cielo!

lunedì 25 marzo 2013

NOSTALGIA DEL GESTO PITTORICO

DOVEVO DIPINGERE
CON LA PASSIONE DI UN GIARDINIERE.
ZAPPETTARE, INNAFFIARE,
OGNI GIORNO
         ( SENZA PENSARE)
IL MARE BLU
VERDE, NERO, ARGENTO
          (SENZA PARLARE)
L'INSETTO CADUCO
MI PORTO' VIA IL GESTO
E DIVENNE PAROLA,
IL BLU RICORDO
E IL VERDE PIETRA;
IL NERO INFANZIA
E L'ARGENTO SIRENA.
DOVEVO DIPINGERE
CON LA PASSIONE DI UN GIARDINIERE
          (SENZA PENSARE
          SENZA PARLARE)

sabato 23 marzo 2013

DOPO UNA TEMPESTA (Amy Lowell 1874-1925)

Cammini sotto gli alberi di ghiaccio.
Oscillano, e scricchiolano,
E si curvano splendidi
Per adornare il tuo cammino.
Il sole bianco li accende di colori
Davanti a te.
Sono azzurri,
E malva,
E smeraldo.
Sono ambra,
E giada,
E onice.
Sono argento lavorato a fiamma
Poi irrigidito,
Annodato, scheggiato, iridescente.
Cammini sotto gli alberi di ghiaccio
E la neve chiara scricchiola sotto i tuoi passi.
I miei cani ti saltano intorno,
E i loro latrati colpiscono l'aria
Come colpi di martello secchi su metallo.
Cammini sotto gli alberi di ghiaccio
Ma sei più abbagliante dei fiori di ghiaccio,
E il latrare dei cani
Per me non è forte come il tuo silenzio.

Cammini sotto gli alberi di ghiaccio
E sono le dieci di mattino.

giovedì 21 marzo 2013

L'ALBERO E LA PRIMAVERA (Giuseppe Lipparini 1877-1951)

Vedi quell'esile tronco che trema sul dorso del colle?
Qui nella valle è freddo, è buio; ci opprime Scirocco
umido, greve; le cose son piene di fango e di nebbia,
grondano i rami di brina, i muri hanno odore di muffa.

Pure, lassù, non la vedi? là dietro quell'albero solo,
s'apre una striscia di cielo, e l'albero gracile oscilla
verso il turchino, perché lontano ha veduto
lungo le prode dei fiumi sovraggiungere la primavera.

fotografia P. Reggio

lunedì 18 marzo 2013

LA MACCHINA DA CUCIRE (Guido Mazzoni 1859-1943)

    Perché non luccica
più, né si cela
l'ago precipite
dentro la tela?
Fermò la macchina
le ruote, ond'era
tanto ciarliera,

    e sta in un angolo
silenziosa;
lenta la polvere
sù vi si posa.
Le scarne, pallide
mani a lei note,
giacciono immote

    per sempre. Oprarono
le tele estreme:
sul petto rigide
han requie insieme.
O si potessero
sciogliere, aprire,
per benedire!

    Ma pur dal tumulo
regge e conforta,
dolce memoria,
la nonna morta.
Essa alla macchina
la giovinetta
nipote affretta.

    Bianchi miracoli
d'orli e costure,
alacre artefice,
tenta ella pure.
Come rallegrasi
tutta la stanza
se l'ago danza!

    Con gaio strepito
la ruota vola;
qua e là continua
passa la spola;
l'ago precipite
dà le puntate
de le gugliate.

    E una cerulea
d'occhi fiorita
ridendo plaude
ridendo incita;
mirano attoniti
l'opera bella
de la sorella,

    che - il volto roseo -
su l'orlo intenta,
ecco ne gli ultimi
giri rallenta
la ruota, e timida
discioglie il vago
filo da l'ago.

   Pensa a la povera
nonna' Dal chino
occhio una lacrima
cade sul lino.
Poi, né suoi riccioli
biondi, repente
sorge ridente.

sabato 16 marzo 2013

UN PEZZO DI CAMPAGNA VICINO ALLE NUVOLE di A. Zarri da " Quasi una preghiera " ed. Einaudi

Se apro la porta a vetri del mio studio mi trovo affacciata nel cielo: un terrazzo, vasto come due buone camere, che io chiamo, con un poco di amplificazione e di buona volontà "il giardino". Ma non è appellativo del tutto gratuito o sprecato perché è tutto verde e fiorito come un piccolo orto pensile, un pezzo di campagna al quinto piano, più vicino alle nuvole che agli orti della terra.
Ogni tanto, al mattino, mi serba una sorpresa: una sorpresa candida o fiammante che ha preparato nella notte. Stamane è stata la volta di un tulipano.
Non avevo mai visto un tulipano così ardente. Di fuori i petali han come una difesa di pallore ma all'interno il calice ha tutte le accensioni della fiamma e del sangue. E' uscito da poco dal sottosuolo, arditamente, ed ora ha inalberato la corolla come una profezia d'estate: profezia di stagioni favolose, che dormono nascoste, in fondo al cuore, come bimbi in esilio.
Un tulipano solo; ma è una totale primavera. Un fiore: il più inutile scialo di Dio.
Non è economo Dio. Non conosce le nostre contabilità da ragionieri, non si preoccupa delle proporzioni tra sforzo e risultato.Probabilmente sarebbe un pessimo operatore economico se portasse i suoi metodi nel ritmo industriale della terra.Ma se ne guarda bene. Lascia a noi i nostri bilanci faticati e Lui rimane in cielo a sprecare corolle di fiori, lucciole maggiolino, manciate di stelle come coriandoli, a carnevale. Perché mai fiori ? I naturalisti, preoccupati dell'attendibilità dei loro bilanci utilitari, dalla proporzione contabile tra la causa e l'effetto, ci han raccontato che il fiore serve per la riproduzione. Non è il caso di prenderli sul serio! Chi ha visto mai il fiore di gramigna, la più tenacemente fertile delle piante dei prati?E chi può dar ragione, su un piano di fisica necessità, degli iridati arcobaleni chiusi nei cuori delle pietre preziose?
Diversa è la necessità cui il fiore obbedisce: è una "necessità" di Dio, più che del fiore e dei suoi piccoli problemi coniugali: è la necessità di Dio d'esser Se stesso: un creatore di bellezza. Ed è la sua pietà verso di noi, che ci consola dall'esilio con una sopravvivenza del Giardino.
Nel celebrare l'unione tra l'uomo e il Creatore, che ricrea l'amicizia originale, il Cantico celebra la primavera. Nessun'altra pagina della Bibbia è così ebbra di fiori, di colori, di profumi terrestri, che si aprono un faticoso varco tra le brume invernali della colpa "...hiems transiit, imber abiit et recessit". L'inverno è consumato dalla redenzione, ma c'è stato e ha raggelato il cuore della terra. Le piogge si sono rasciugate, al vento tepido della primavera, ma son cadute, a lungo, e hanno infradiciato gli orti, i giardini, hanno infangato i nostri piedi. Un passato pesante, motoso, doloroso che però cede lentamente, al clima della terra promessa, fertile e lieta come la prima terra. Su questo paesaggio, rinnovato da un ritmo stagionale che è segno del processo della grazia, si scioglie, si effonde, si dispiega, il fasto della primavera "Flores apparuerunt  in terra nostra": i fiori: il segno della dovizia creatrice che annuncia la misericordia della restaurazione.

venerdì 15 marzo 2013

PUO' ESSERE PARADISO?

Può essere Paradiso?
Il prato
l'albero
l'oro delle foglie.
Il vento che chiacchiera con le cose
la fontana
il sole che scivola sul tempo.
La distesa di granturco
l'azzurro che s'amalgama col grigio
il silenzio che penetra le cose.
Può essere Paradiso?




lunedì 11 marzo 2013

1944

La pietra che a quattro anni
il fato mi posò sopra il cuore,
come astro
è fissa nel pensiero.
Ho sepolto percorsi,
rinnovato speranze,
fagocitato dubbi.
Ho avvicinato la paura,
rimosso
il desiderio e la fantasia.
La pietra che a quattro anni
il fato mi posò sopra il cuore
è inamovibile
e appena velata
dal colore del muschio.

sabato 9 marzo 2013

ODE AL GIORNO FELICE ( Pablo Neruda)

Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all'ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell'erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l'acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l'aria canta come una chitarra.
Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l'erba
e la sabbia, essere felice con l'aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.

mercoledì 6 marzo 2013

POESIA CON TITOLO ALLA FINE.

Quando farò il grande inventario
metterò le parole
in scatole da scarpe                     (per risparmiare)
dividendole per simboli.
Metterò le scatole in un armadio   (di legno di ciliegio)
con un solo battente
e tre ripiani.
Metterò l'armadio in un camera vuota
                                                   (all'ultimo piano di una casa in periferia)
con muri rosso pompeiano
e piastrelle nere e grige.
La camera avrà una sola finestra.   (sempre aperta)
Pioverà
e vedrò l'orizzonte bianco di luce
e sentirò una musica nella gronda.

                                                     QUANDO PRENDERO' LE PAROLE
                                                      ODORERANNO DI PIOGGIA.

lunedì 4 marzo 2013

PRIMAVERA ( Ki No Tsurayuki 871?-945?)

E' PRIMAVERA : LA FOSCHIA SI LEVA
E GLI ALBERI GERMOGLIANO,
CADE ANCORA A FIOCCHI LA NEVE
ED ECCO, NEL PAESE PUR DISADORNO
DI FIORI, I PETALI VOLTEGGIANO LIEVI.

fotografia P. Reggio

domenica 3 marzo 2013

EREDITA'

Figlia mia
hai il vento sopra il cuore!
Il tuo gesto
lama di luce.
Limpido e sincero il tuo sorriso.
Figlia mia,
devi ammaliare il rosso,
trasformare il giallo
e quietare il flusso
che all'improvviso brucia.
Figlia mia,
hai il vento sopra il cuore!



sabato 2 marzo 2013

APPRODO (Primo Levi)

Felice l'uomo che ha raggiunto il porto,
Che lascia dietro se' mari e tempeste,
I cui sogni sono morti o mai nati,
E siede e beve all'osteria di Brema,
Presso il camino, ed ha buona pace.
Felice l'uomo come una fiamma spenta,
Felice l'uomo come sabbia d'estuario,
Che ha deposto il carico e si è tersa la fronte
E riposa al margine del cammino.
Non teme ne' spera ne' aspetta,
Ma guarda fisso il sole che tramonta.