lunedì 16 gennaio 2012

comprendersi : inglesi in Germania di Jerome K. Jerome (seconda parte)

Trassi in fretta il libro di tasca e cominciai a cercare i dialoghi che trattavano la grande questione degli alimenti. Non ve n'era neanche mezzo.Una ventina di pagine del volume erano dedicate a degli sciocchi dialoghi fra un calzolaio incredibilmente paziente e uno dei più irritanti e organicamente insoddisfatti avventori che un disgraziato calzolaio possa avere la maledizione d'incontrare;un avventore che dopo aver tirato in lungo per circa quaranta minuti e essersi misurate con ogni probabilità tutte le scarpe della bottega, se n'esce tranquillamente dicendo: "Ah! bene, oggi non comprerò nulla.Buongiorno!" La risposta del calzolaio, veramente non è riferita; ma probabilmente dovè assumere la forma di un cavastivali, accompagnato da frasi credute inutili al bisogno del viaggiatore cristiano. La " conversazione del calzolaio" era veramente esauriente, tanto che propendo a credere che il libro fosse stato scritto da qualcuno che soffriva di calli. Con esso si può andare da un calzolaio tedesco e farsi una testa così. V'erano due pagine di chiacchiere annacquate "sull'incontro di un amico" per dire "Buon giorno, signora (o signore)". - "Vi auguro un Buon Natale". "- "Come sta vostra madre?": Come se un uomo che conosce il tedesco appena da tener corpo e anima insieme, possa mai sognarsi di chiedere della salute della madre di uno straniero. V'erano anche "conversazione nella vettura del treno", conversazioni fra viaggiatori pazzi, probabilmente, e dialoghi " durante il passaggio della Manica". "Come vi sentite ora?" "Piuttosto bene finora, ma non so quanto durerà". "Oh, che ondata! Ora mi sento male, e vado sotto coperta" Credete che una persona in queste condizioni senta il bisogno di tradurle in tedesco?
Alla fine del libro v'erano proverbi tedeschi e "frasi idiomatiche" le quali ultime parrebbero significare in tutte le lingue: "frasi per l'uso degli idioti". "Un passero in mano val più d'un piccione sul tetto". "Il tempo porta le rose". "L'aquila non acchiappa le mosche". "Non si deve comprare il gatto nel sacco" come se esistesse una numerosa classe di consumatori, la quale non faccia che comprar gatti a questo modo, lasciando ai mercanti senza scrupoli l'agio di appioppar loro gatti di cattiva qualità, e quindi bisognasse necessariamente denunciare questa pratica disonesta.Frugai fra tutte queste sciocchezze ma in nessun luogo scoprii parola d'una frittata con cipolla e prezzemolo. Nel capitolo "Cibi e bevande, trovai un breve vocabolario, che riguardava principalmente uva spina e fichi e lazzeruole (chi sa poi che saranno mai...io non ne ho mai sentito parlare) e "castagne", tutte cose che difficilmente si desiderano, anche nella madre patria. V'era nella lista molto d'olio e d'aceto e di pepe e mostarda, ma nulla su cui usarli. Avrei potuto avere un uovo duro o una fetta di salame; ma non volevo allora nè uova dure nè fette di salame. Volevo invece una frittata con cipolle e prezzemolo; vivanda che l'autore della mia "piccola guida" mostrava di non conoscere.Trovando manifestamente disperato spiegarci meglio col cameriere, lasciammo che le cose andassero da sè, confidando nella Provvidenza; e dopo circa dieci minuti egli ci portò una frittata fumante piena d'una libbra di marmellata di fragole e tutta quanta incipriata di zucchero.

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