IO CREDO ALL'UCCELLINO BATTICODA:
CHE CI PORTA IL BUON ANNO.
SCORRE LISCIO SU L'UMIDO TAPPETO
DI BRUNI MUSCHI, ALLA SOGLIA DEL MARE,
SOSTA UN TRATTO A BECCARE, E POI DI NUOVO
SCIVOLA VIA COME UNA SPOLA, VOLA,
SPARISCE IN CIELO. NEPPUR CI HA GUARDATI.
MA E' BELLO, AFFUSOLATO, GRIGIO E BIANCO:
PORTA, CERTO, IL BUON ANNO.
sabato 31 dicembre 2011
venerdì 30 dicembre 2011
giovedì 29 dicembre 2011
nel 1948 il premio Nobel andò al poeta Thomas Stearns Eliot.
Thomas S. Eliot nacque a Saint Louis il 26 settembre1888, fu naturalizzato inglese nel 1927. Raccolse le sue prime invenzioni poetiche in un quaderno intitolato ironicamente "Invenzioni della lepre marzolina"che fu ceduto per 140 dollari al collezionista J. Quinn nel 1922, dal 1958 si trova nella Berg Collection della New York Public Library.La sua poesia fu caratterizzata da una vivace problematica religiosa, i suoi poemi più famosi: "Mercoledì delle ceneri" nel 1930, "Quattro quartetti" 1935-1942.Fu autore dei drammi :" Assassinio nella cattedrale"1935 e "Cocktail party" nel 1950. Fu insignito del Nobel nel1948. morì a Londra il 4 gennaio 1965.
***
SILENZIO
Le vie della città
sono ancora in piena,
eppure le ombre garrule della vita
si ritirano e dividono
con mille avvenimenti
controversi e dibattuti -
questa è l'ora che aspettavamo-
Questa è l'ora finale
quando la vita è giustificata.
I mari dell'esperienza
che erano così larghi e profondi,
così imminenti e ripidi,
all'improvviso sono quieti.
Dite quel che volete,
questa pace mi terrorizza.
Altro non c'è.
***
SILENZIO
Le vie della città
sono ancora in piena,
eppure le ombre garrule della vita
si ritirano e dividono
con mille avvenimenti
controversi e dibattuti -
questa è l'ora che aspettavamo-
Questa è l'ora finale
quando la vita è giustificata.
I mari dell'esperienza
che erano così larghi e profondi,
così imminenti e ripidi,
all'improvviso sono quieti.
Dite quel che volete,
questa pace mi terrorizza.
Altro non c'è.
mercoledì 28 dicembre 2011
MOMENTO SERENO
ANCORA UNA VOLTA
IL FIUME NEL MIO CUORE
SI QUIETA
SI SPANDE
E PENETRA IL MARE.
PROFONDO
E' IL RESPIRO.
I FOLLI DEMONI
NON PIU' SORPRESI
TACCIONO
INSANGUINATI
MA ANCORA ATTENTI
VIGILI
SUI MIEI PASSI
PRONTI
SULLA MIA DEBOLEZZA.
NON SAPRO' MAI ANDARMENE
SARO' PRESO
DALLE DISTESE DI PIOPPI
DAL VENTO
DAL RICORDO DEL MARE.
IL FIUME NEL MIO CUORE
SI QUIETA
SI SPANDE
E PENETRA IL MARE.
PROFONDO
E' IL RESPIRO.
I FOLLI DEMONI
NON PIU' SORPRESI
TACCIONO
INSANGUINATI
MA ANCORA ATTENTI
VIGILI
SUI MIEI PASSI
PRONTI
SULLA MIA DEBOLEZZA.
NON SAPRO' MAI ANDARMENE
SARO' PRESO
DALLE DISTESE DI PIOPPI
DAL VENTO
DAL RICORDO DEL MARE.
fotografia Piero Reggio |
martedì 27 dicembre 2011
il collezionismo. i gioielli fantasia
I gioielli fantasia creati negli anni della depressione americana sono oggetto di un collezionismo appassionato; nacquero per sostituire i gioielli venduti e non essendo preziosi furono creati in forme, materiali, proporzioni impensabili che li rendono vere opere d'arte. Le attrici di Hollywood, Marlene Dietrich, Lana Turner sfoggiavano i gioielli creati per i film anche in occasioni importanti e presto vennero riprodotti dai grandi magazzini. Nel 1952 Mamie Eisenhower nella cerimonia di insediamento alla Casa Bianca sfoggiò un doppio filo di perle false montate per l'occasione da Trifari.Gli artisti crearono un mondo di animali fantastici, di fiocchi e cornucopie, di fiori da soli o in mazzolini, con paste di vetro, perline e smalti.Spille, collane, bracciali sono un tripudio di colori e fantasia, i marchi sono Trifari, Coro, Florenza,Katz, Haskell, nel 1950 fu creata la spilla a albero di Natale da inviare per le festività ai soldati in Corea.Grandi appassionate sono state Wallis Simpson, Jacqueline Kennedy Onassis, l'intenditrice di gioielli Elizabeth Taylor e Barbara Bush che indossò anche lei un triplo filo di perle alla ballo inaugurale di insediamento di suo marito.Un poco di pazienza e di fortuna e ancora oggi nei mercatini si possono trovare pezzi interessanti, nel collezionismo importante non è la preziosità ma l'emozione e il piacere estetico che " quel " pezzo ti suscita.
Trifari |
Trifari |
Coro |
Florenza |
lunedì 26 dicembre 2011
NUOVAMENTE LA POESIA
domenica 25 dicembre 2011
NATALE (GUIDO GOZZANO)
E' NATO!
ALLELUIA! ALLELUIA!
E' NATO IL SOVRANO BAMBINO.
LA NOTTE, CHE GIA' FU SI' BUIA,
RISPLENDE D'UN ASTRO DIVINO.
ORSU', CORNAMUSE, PIU' GAIE
SUONATE: SQUILLATE CAMPANE!
VENITE, PASTORI E MASSAIE,
O GENTI VICINE E LONTANE!
NON SETE, NON MOLLI TAPPETI,
MA COME NEI LIBRI HANNO DETTO
DA QUATTRO MIL'ANNI I PROFETI,
UN POCO DI PAGLIA HA PER LETTO.
PER QUATTRO MIL'ANNI S'ATTESE
QUEST'ORA SU TUTTE LE ORE.
E' NATO! E' NATO IL SIGNORE!
E' NATO NEL NOSTRO PAESE!
RISPLENDE D'UN ASTRO DIVINO
LA NOTTE CHE GIA' FU SI' BUIA.
E' NATO IL SOVRANO BAMBINO...
E' NATO!
ALLELUIA! ALLELUIA!
ALLELUIA! ALLELUIA!
E' NATO IL SOVRANO BAMBINO.
LA NOTTE, CHE GIA' FU SI' BUIA,
RISPLENDE D'UN ASTRO DIVINO.
ORSU', CORNAMUSE, PIU' GAIE
SUONATE: SQUILLATE CAMPANE!
VENITE, PASTORI E MASSAIE,
O GENTI VICINE E LONTANE!
NON SETE, NON MOLLI TAPPETI,
MA COME NEI LIBRI HANNO DETTO
DA QUATTRO MIL'ANNI I PROFETI,
UN POCO DI PAGLIA HA PER LETTO.
PER QUATTRO MIL'ANNI S'ATTESE
QUEST'ORA SU TUTTE LE ORE.
E' NATO! E' NATO IL SIGNORE!
E' NATO NEL NOSTRO PAESE!
RISPLENDE D'UN ASTRO DIVINO
LA NOTTE CHE GIA' FU SI' BUIA.
E' NATO IL SOVRANO BAMBINO...
E' NATO!
ALLELUIA! ALLELUIA!
sabato 24 dicembre 2011
CANTILENA DI NATALE ( MILLI DANDOLO)
Dormi, bambino della mamma!
Se dormi, fra poco vedrai
l'Angelo grande, e la stella
cometa. Ninna nanna,
bambino della mamma!
Se dormi, verranno i pastori
con gli agnellini e la dolce
zampogna. Ninna nanna,
bambino della mamma!
Se dormi, verranno i Re Magi
carichi d'oro, d'argento,
di mirra. Ninna nanna,
bambino della mamma!
Se dormi, vedrai la Madonna
che adora in ginocchio Gesù
Bambino. Ninna nanna,
bambino della mamma!
Se dormi, ti verrà vicino,
per giocare, Gesù Bambino;
ti darà i balocchi del cielo,
le stelle del firmamento,
zampogne d'oro e d'argento,
perchè tu dorma contento,
bambino della mamma!
Ninna nanna!
Se dormi, fra poco vedrai
l'Angelo grande, e la stella
cometa. Ninna nanna,
bambino della mamma!
Se dormi, verranno i pastori
con gli agnellini e la dolce
zampogna. Ninna nanna,
bambino della mamma!
Se dormi, verranno i Re Magi
carichi d'oro, d'argento,
di mirra. Ninna nanna,
bambino della mamma!
Se dormi, vedrai la Madonna
che adora in ginocchio Gesù
Bambino. Ninna nanna,
bambino della mamma!
Se dormi, ti verrà vicino,
per giocare, Gesù Bambino;
ti darà i balocchi del cielo,
le stelle del firmamento,
zampogne d'oro e d'argento,
perchè tu dorma contento,
bambino della mamma!
Ninna nanna!
venerdì 23 dicembre 2011
A NATALE IL SILENZIO MI CERCA
giovedì 22 dicembre 2011
Il girotondo dei dodici fratelli (Diego Valeri) una vecchia filastrocca che piaceva alla nonna
Giro tondo, giro tondo!
Quanti sono?...Una dozzina.
La farandola mulina
senza posa intorno al mondo.
Quello lì che a stento arranca
tetro, livido, ingrugnato,
striminzito, infagottato
nella sua mantella bianca,
è Gennaio, il primogenito
della bella fratellanza;
a ogni passo della danza,
batte i denti e manda un gemito
Tien per mano il più piccino
della schiera e il più furbetto:
Febbrarin carnevaletto,
detto pure il Ventottino.
(Lo vedete quant'è buffo
nel vestito d'Arlecchino,
lo vedete il birichino
come ride sotto il ciuffo?)
Un sentore di viole...
ecco Marzo pazzerello,
piedi nudi e giubberello,
ricci al vento e viso al sole.
E' una gioia rivederlo
e, se a tratti si fa mesto,
pur si rasserena presto,
e fischietta come un merlo.
Si trascina appresso un bimbo
dolce, pallido, gentile:
Pratolino, ovvero Aprile,
che di foglie al capo ha un nimbo.
Bello e caro quel biondino!
Ma più bello e più lucente,
ma più caro e più ridente,
questo qui che gli è vicino.
Maggio, eterno amor del mondo,
per guardarti, per goderti,
si vorrebbe trattenerti,
arrestando il girotondo.
Lascia almeno che odoriamo
le tue rose inebrianti;
benedici tutti quanto
con quel tuo fiorito ramo!
Sei già andato! Ecco al tuo posto
sopraggiungere i fratelli
tuoi più simili, i gemelli
buoni: Giugno, Luglio, Agosto.
Sono nudi come l'aria,
ma ciascuno porta un suo fregio,
l'uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria,
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti,
spighe il terzo barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone,
di gagliardi campagnoli.
Ma quest'altro, avviluppato
dentro un nuvolo di veli
azzurrini come i cieli,
è un fanciullo delicato.
E' Settembre occhi di sogno,
cuore di malinconia:
spande intorno una malia
c'ha il profumo del cotogno...
Malinconica non pare
quella faccia rubiconda
che vien dopo; ed è gioconda
la canzon ch'odo cantare:
"Sangue chiaro e cuore fosco
dà la vigna;e noi beviamo
l'uno e l'altro, e salvi siamo!"
Matto Ottobre, ti conosco!...
Ahi, quei due che vengon ora
- musi lunghi, brutta cera
da ammalati, veste nera -
ci predicon la malora!
Tien Novembre un ramo secco
all'occhiello del gabbano
e Dicembre nella mano
più non reca che uno stecco.
Nei tasconi del lor saio
portan freddo e amare pene...
Ma vedete ora chi viene!
Di bel nuovo è qui Gennaio...
Giro tondo, giro tondo.
Sono dodici ragazzi,
buoni e tristi, savi e pazzi;
e nel mezzo è il vecchio mondo.
Quanti sono?...Una dozzina.
La farandola mulina
senza posa intorno al mondo.
Quello lì che a stento arranca
tetro, livido, ingrugnato,
striminzito, infagottato
nella sua mantella bianca,
è Gennaio, il primogenito
della bella fratellanza;
a ogni passo della danza,
batte i denti e manda un gemito
Tien per mano il più piccino
della schiera e il più furbetto:
Febbrarin carnevaletto,
detto pure il Ventottino.
(Lo vedete quant'è buffo
nel vestito d'Arlecchino,
lo vedete il birichino
come ride sotto il ciuffo?)
Un sentore di viole...
ecco Marzo pazzerello,
piedi nudi e giubberello,
ricci al vento e viso al sole.
E' una gioia rivederlo
e, se a tratti si fa mesto,
pur si rasserena presto,
e fischietta come un merlo.
Si trascina appresso un bimbo
dolce, pallido, gentile:
Pratolino, ovvero Aprile,
che di foglie al capo ha un nimbo.
Bello e caro quel biondino!
Ma più bello e più lucente,
ma più caro e più ridente,
questo qui che gli è vicino.
Maggio, eterno amor del mondo,
per guardarti, per goderti,
si vorrebbe trattenerti,
arrestando il girotondo.
Lascia almeno che odoriamo
le tue rose inebrianti;
benedici tutti quanto
con quel tuo fiorito ramo!
Sei già andato! Ecco al tuo posto
sopraggiungere i fratelli
tuoi più simili, i gemelli
buoni: Giugno, Luglio, Agosto.
Sono nudi come l'aria,
ma ciascuno porta un suo fregio,
l'uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria,
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti,
spighe il terzo barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone,
di gagliardi campagnoli.
Ma quest'altro, avviluppato
dentro un nuvolo di veli
azzurrini come i cieli,
è un fanciullo delicato.
E' Settembre occhi di sogno,
cuore di malinconia:
spande intorno una malia
c'ha il profumo del cotogno...
Malinconica non pare
quella faccia rubiconda
che vien dopo; ed è gioconda
la canzon ch'odo cantare:
"Sangue chiaro e cuore fosco
dà la vigna;e noi beviamo
l'uno e l'altro, e salvi siamo!"
Matto Ottobre, ti conosco!...
Ahi, quei due che vengon ora
- musi lunghi, brutta cera
da ammalati, veste nera -
ci predicon la malora!
Tien Novembre un ramo secco
all'occhiello del gabbano
e Dicembre nella mano
più non reca che uno stecco.
Nei tasconi del lor saio
portan freddo e amare pene...
Ma vedete ora chi viene!
Di bel nuovo è qui Gennaio...
Giro tondo, giro tondo.
Sono dodici ragazzi,
buoni e tristi, savi e pazzi;
e nel mezzo è il vecchio mondo.
mercoledì 21 dicembre 2011
NATALE
PIANO
COME UNA COLOMBA
LEGGERA SULLE COSE
VIENE NATALE.
GIOIA
MALINCONIA
E ANCORA
SCIVOLO NELL'ANTICO
CERCO
VOLTI E TESCHI.
SONO STANCO
STANCO DI DENTRO
E ROTOLO INERTE
NEI GIORNI
CON LA FOLLA
CHE SEGUE IL VENTO.
A NATALE
DOVRO' FERMARMI
E' INDISCUTIBILE
DOVRO' FERMARMI.
SAPRO' CAPIRE
O PASSERO' PIGRO
LONTANO?
NON CAPIRO' MAI
LA LIETA NOVELLA,
NON POTRO'
RUGGINOSA COM'E'
L'ANIMA MIA.
COME UNA COLOMBA
LEGGERA SULLE COSE
VIENE NATALE.
GIOIA
MALINCONIA
E ANCORA
SCIVOLO NELL'ANTICO
CERCO
VOLTI E TESCHI.
SONO STANCO
STANCO DI DENTRO
E ROTOLO INERTE
NEI GIORNI
CON LA FOLLA
CHE SEGUE IL VENTO.
A NATALE
DOVRO' FERMARMI
E' INDISCUTIBILE
DOVRO' FERMARMI.
SAPRO' CAPIRE
O PASSERO' PIGRO
LONTANO?
NON CAPIRO' MAI
LA LIETA NOVELLA,
NON POTRO'
RUGGINOSA COM'E'
L'ANIMA MIA.
fotografia Piero Reggio |
martedì 20 dicembre 2011
ad una foglia (Niccolò Tommaseo 1802-1874)
Foglia, che lieve a la brezza cadesti
sotto i miei piedi, con mite richiamo
forse ti lagni perch'io ti calpesti.
Mentr'eri viva sul verde tuo ramo,
passai sovente, e di te non pensai,
morta ti penso, e mi sento che t'amo.
Tu pur coll'aure, coll'ombre, coi rai
veniva amica nell'anima mia,
con lor d'amore indistinto t'amai.
Conversa in loto ed in polvere, o pia,
per vite nuove il perpetuo concerto
seguiterai della prima armonia.
Ed io che viva in me stesso ti sento,
cadrò tra breve, e darò del mio frale
al fiore, all'onda, all'elettrico, al vento.
Ma te de' cieli nell'alto, sull'ale
recherà grato lo spirito mio;
e, pura idea, di sorriso immortale
sorriderai nel sorriso di Dio.
sotto i miei piedi, con mite richiamo
forse ti lagni perch'io ti calpesti.
Mentr'eri viva sul verde tuo ramo,
passai sovente, e di te non pensai,
morta ti penso, e mi sento che t'amo.
Tu pur coll'aure, coll'ombre, coi rai
veniva amica nell'anima mia,
con lor d'amore indistinto t'amai.
Conversa in loto ed in polvere, o pia,
per vite nuove il perpetuo concerto
seguiterai della prima armonia.
Ed io che viva in me stesso ti sento,
cadrò tra breve, e darò del mio frale
al fiore, all'onda, all'elettrico, al vento.
Ma te de' cieli nell'alto, sull'ale
recherà grato lo spirito mio;
e, pura idea, di sorriso immortale
sorriderai nel sorriso di Dio.
fotografia Piero Reggio |
lunedì 19 dicembre 2011
DOVEVO ESSERE...
A VOLTE
MI CHIEDO
NEL CUORE DELLA NOTTE
PERCHE'
DEVO REGGERE IL PESO
DI QUESTA MIA VITA
E NON LASCIARLA ANDARE
SOLA
LIBERA
LEGGERA.
PERCHE'
DEVO CONDURLA PER MANO
COME UN BAMBINO MALATO
COME UN UOMO TESTARDO
TRAFIGGERMI
E NON GODERE DELL'EBBREZZA?
DOVEVO
ESSERE UN CLOWN
UN ARLECCHINO
O UN PIERROT.
DOVEVO
ESSERE UN ISTRIONE
RECITARE
UN MONOLOGO
LUNGO UNA VITA.
DOVEVO ESSERE
DOVEVO
DOVEVO...
INVECE SONO
PERCHE'?
MI CHIEDO
NEL CUORE DELLA NOTTE
PERCHE'
DEVO REGGERE IL PESO
DI QUESTA MIA VITA
E NON LASCIARLA ANDARE
SOLA
LIBERA
LEGGERA.
PERCHE'
DEVO CONDURLA PER MANO
COME UN BAMBINO MALATO
COME UN UOMO TESTARDO
TRAFIGGERMI
E NON GODERE DELL'EBBREZZA?
DOVEVO
ESSERE UN CLOWN
UN ARLECCHINO
O UN PIERROT.
DOVEVO
ESSERE UN ISTRIONE
RECITARE
UN MONOLOGO
LUNGO UNA VITA.
DOVEVO ESSERE
DOVEVO
DOVEVO...
INVECE SONO
PERCHE'?
fotografia Piero Reggio |
domenica 18 dicembre 2011
i frutti del Natale: le melagrane, gli agrumi
Il melograno (punica granatum) viene citato già nel papiro di Ebers (circa 1500 a.C.) , e nella letteratura medica cinese intorno al 470. In epoca classica era conosciuto come simbolo di fertilità.E' un arbusto a rami sottili, con fiori vermigli, i frutti hanno una buccia coriacea e contengono numerosi semi in una polpa rosa, succosa, trasparente,il succo si usa per preparare la granatina che è un importante ingrediente per celebri cocktail,i semi color rubino arricchiscono dessert e insalate.
Le melagrane (Paul Valery)
Melagrane dure, spaccate
dall'urger soverchio dei chicchi,
o fronti sovrane, pei ricchi
pensieri, compresse, scoppiate -
se il raggio dei soli sofferti
v'ha infuso un travaglio d'orgoglio
così che il risucchio rigoglio
esplose in rubini conserti,
se al picchio di un'intima forza
in gemme dal sugo scarlatto
si fende, dorata, la scorza,
a quella splendente frattura
trasogno in me stesso, d'un tratto,
la ermetica vostra struttura.
Gli agrumi (citrus), in Europa furono conosciuti solo nel XII secolo, ma in Cina erano impiegati in campo medico da oltre un millennio.Sono originari dell'Asia tropicale orientale,il primo agrume importato fu l'arancio amaro, forse dai portoghesi cui seguì il limone. Contengono vitamina C, flavonoidi, oli volatili. Tra gli agrumi non dimentichiamo il mandarino che contiene più bromo , un sedativo del sistema nervoso.
sabato 17 dicembre 2011
IRROMPONO I RICORDI
venerdì 16 dicembre 2011
verso casa mia...
Che serata fredda, c'è un vento leggero che porta via le poche foglie che ancora tenacemente resistevano.E' già buio quaggiù, con le case che si riconoscono solo per le luci che filtrano dalle finestre, ma il cielo è ancora chiaro, come il celebre quadro di Magritte "L'impero delle luci", e le punte degli abeti si stagliano nere nel cielo. Per la strada che attraversa i campi solo qualche donna anziana che va in chiesa per la novena di Natale, non si sentono gli uccellini che dormono già al riparo dei loro nidi. Ho fretta, ho freddo, ma poi ecco casa mia con la corona di bacche rosse sulla porta e il consolante profumo delle pere cotte con l'anice stellato e la cannella, chiudo fuori il mondo e mi sento sicura.
Magritte |
giovedì 15 dicembre 2011
la verga d'argento ( Paola Moretta)
Or ecco, non pure dischiusa
nel buio la porta, ecco vedi
in terra posata, sottile
e lunga e abbagliante una verga
di nitido argento. Chi mai
nel cuor de la casa romita
avrà quel tesoro recato
sì fulgido e puro? Tu chini
l'amaro tuo viso e schiarito
lo levi d'un tratto. La luna1
Un raggio di luna, gettato
sul tuo pavimento, che tutto
è tuo, che nessuno saprebbe
rapirti, che intero tu puoi
sfiorar con la trepida mano!
O come sentirti hai potuto
spregevole e misera, tu,
che, quale una fata, ecco, puoi
ornar la solinga tua casa
di raggi di luna, e se vai
nel lume diffuso del giorno
con libero il capo, c'è il sole
che al capo un suo magico serto
corrusco ti cinge, qual niuna
regina del mondo portato
ha mai su la fronte superba?
Oh, cadi in ginocchio, ringrazia
Iddio, tu che misera e sola
non sei, però ch'Egli ti ha dato
d'accoglier ne l'umila tua
dimora terrena la grazia
d'un chiaro suo segno, una sua
fulgente, divina parola.
nel buio la porta, ecco vedi
in terra posata, sottile
e lunga e abbagliante una verga
di nitido argento. Chi mai
nel cuor de la casa romita
avrà quel tesoro recato
sì fulgido e puro? Tu chini
l'amaro tuo viso e schiarito
lo levi d'un tratto. La luna1
Un raggio di luna, gettato
sul tuo pavimento, che tutto
è tuo, che nessuno saprebbe
rapirti, che intero tu puoi
sfiorar con la trepida mano!
O come sentirti hai potuto
spregevole e misera, tu,
che, quale una fata, ecco, puoi
ornar la solinga tua casa
di raggi di luna, e se vai
nel lume diffuso del giorno
con libero il capo, c'è il sole
che al capo un suo magico serto
corrusco ti cinge, qual niuna
regina del mondo portato
ha mai su la fronte superba?
Oh, cadi in ginocchio, ringrazia
Iddio, tu che misera e sola
non sei, però ch'Egli ti ha dato
d'accoglier ne l'umila tua
dimora terrena la grazia
d'un chiaro suo segno, una sua
fulgente, divina parola.
mercoledì 14 dicembre 2011
diario di campagna di una signora inglese del primo novecento(Edith Holden)ed. mondadori
DICEMBRE
Una nuda casa, una spoglia brughiera,
Una pozza rabbrividente davanti all'uscio,
Un giardino senza fiore o frutto,
Con pioppi che ne segnano il confine.
Tale è il luogo ove vivo,
Triste fuori e nudo dentro.
E tuttavia la tua aspra brughiera
Riceverà la pompa della sera,
E si disegnerà la gloria dorata dell'alba
Dentro il tremolio dei tuoi alberi.
E quando il vento di luogo in luogo
Sospinge i galeoni di nubi disancorati,
Il tuo giardino splenderà di nuovo
Di sole ardente, di lucida pioggia.
Qui salirà la maga luna al cielo, nel finire cremisi
Del declinante splendore del giorno, qui
Apparirà l'armata delle stelle.
Le conche intorno, umide o secche,
La primavera colmerà di fiori,
Spesso le muse del mattin vedranno
Allodole levarsi di fra l'erica
E indiamantate d'ogni ragnatela
Le ruote e i fili magici.
Quando le margherite se ne andranno
Di brina argenterà le foglie d'erba
L'inverno. Il gelo incanterà la pozza,
E farà belli i solchi dei carretti.
Quando di neve lucente s'estenderà la brughiera,
I bimbi come batteran le mani!
Per far la Terra il nostro romitaggio,
Una mutevole ed allegra spiaggia,
Basta la macchina di Dio, complessa
Di giorni e di stagioni luminosa.
R.L.Stevenson
Una nuda casa, una spoglia brughiera,
Una pozza rabbrividente davanti all'uscio,
Un giardino senza fiore o frutto,
Con pioppi che ne segnano il confine.
Tale è il luogo ove vivo,
Triste fuori e nudo dentro.
E tuttavia la tua aspra brughiera
Riceverà la pompa della sera,
E si disegnerà la gloria dorata dell'alba
Dentro il tremolio dei tuoi alberi.
E quando il vento di luogo in luogo
Sospinge i galeoni di nubi disancorati,
Il tuo giardino splenderà di nuovo
Di sole ardente, di lucida pioggia.
Qui salirà la maga luna al cielo, nel finire cremisi
Del declinante splendore del giorno, qui
Apparirà l'armata delle stelle.
Le conche intorno, umide o secche,
La primavera colmerà di fiori,
Spesso le muse del mattin vedranno
Allodole levarsi di fra l'erica
E indiamantate d'ogni ragnatela
Le ruote e i fili magici.
Quando le margherite se ne andranno
Di brina argenterà le foglie d'erba
L'inverno. Il gelo incanterà la pozza,
E farà belli i solchi dei carretti.
Quando di neve lucente s'estenderà la brughiera,
I bimbi come batteran le mani!
Per far la Terra il nostro romitaggio,
Una mutevole ed allegra spiaggia,
Basta la macchina di Dio, complessa
Di giorni e di stagioni luminosa.
R.L.Stevenson
martedì 13 dicembre 2011
VOLEVO VELARMI DI TRISTEZZA
LE CITTA' CAMBIANO
LE STRADE
E GLI UOMINI
CORRONO DIETRO AL TEMPO.
LE STAZIONI
I VIAGGIATORI STANCHI
GLI ADDII
RESTANO
UGUALI
MALINCONICI.
ERI BELLA
GIOVANE
FELICE
E SENTII
CHE PARTIVI PER LA LUNA
QUANDO IL TRENO SI MOSSE
E IL VENTO
TI SCOMPIGLIO' I CAPELLI.
CHI SEI?
CALDO IL MERIGGIO
CALMO
SENZA BATTITO L'OROLOGIO.
VOLEVO VELARMI DI TRISTEZZA.
ADDIO.
LE STRADE
E GLI UOMINI
CORRONO DIETRO AL TEMPO.
LE STAZIONI
I VIAGGIATORI STANCHI
GLI ADDII
RESTANO
UGUALI
MALINCONICI.
ERI BELLA
GIOVANE
FELICE
E SENTII
CHE PARTIVI PER LA LUNA
QUANDO IL TRENO SI MOSSE
E IL VENTO
TI SCOMPIGLIO' I CAPELLI.
CHI SEI?
CALDO IL MERIGGIO
CALMO
SENZA BATTITO L'OROLOGIO.
VOLEVO VELARMI DI TRISTEZZA.
ADDIO.
lunedì 12 dicembre 2011
Victor Hugo e la passione per l'arredamento ( da Torri d'avori di G. Scaraffia ed. excelsior)
Gran parte degli arredi era stata creata su precise indicazioni dell'autore. I falegnami del luogo osservavano stupiti l'artista lavorare senza il minimo progetto, come guidato dall'ispirazione. "Ero nato per fare l'arredatore " sosteneva Hugo. E sotto gli sguardi ammirati di figli e amici, demoliva i vecchi mobili abilmente scovati per crearne dei nuovi, ispirati a un imprecisato Medioevo o a un Oriente di fantasia.
I reperti affluivano dall'estero, acquistati dai figli, o dall'inesauribile serbatoio di Guernesey. "La fata Bric-à-Brac mi ha fatto gli occhi dolci e il Dio Bibelot mi ha preso a benvolere. In Belgio ho scremato un certo numero d'oggetti curiosi e a basso prezzo" scriveva nel 1861. Come per i libri, aveva bisogno di una grande quantità di materiale per trarne un'opera. Aveva, ricorda il figlio Victor-Marie, una sorta di superstizioso rispetto per le cose del passato.
...
Farfalle, uccelli e fiori erano stati dipinti e siglati da Victor sulle cornici di legno bianco dei cupi disegni. Altre volte bastava una semplice tela cerata, punteggiata di chiodi, a incorniciare le opere lucidate da una vernice trasparente.Disegnava su pezzi di carta di ogni tinta e formato. L'artista lasciava cadere a caso l'inchiostro sulla carta, per poi farne nascere lugubri impiccati o i fantasmagorici castelli. Molti nascevano sotto lo sguardo ammirato dei nipotini, che ascoltavano affascinati le storie con cui commentava le immagini che sorgevano dalle sue mani.
...
Su una base a due livelli, decorata da immagini di santi, si levava l'"albero di fuoco", il grande candeliere foggiato su un suo disegno particolareggiato, i trentadue rami tesi verso l'alto, sotto la tutela di una scura Madonna da lui scolpita. Quattro colonne tortili enfatizzavano le colossali proporzioni del letto intagliato. Ai piedi del giaciglio si vedeva il sacrificio di Abramo "Non-Mors-Lux" era inciso sul capezzale, sotto le Naiadi e i Tritoni.
...
Hugo annotava spesso persino i libri più rari. Collezionava appassionatamente le reliquie del suo passato. Su un bastone aveva scritto :"Canna con cui sono andato dal signor Dupin"e su una ciabatta :"pantofola del mio primo viaggio in Belgio".
I reperti affluivano dall'estero, acquistati dai figli, o dall'inesauribile serbatoio di Guernesey. "La fata Bric-à-Brac mi ha fatto gli occhi dolci e il Dio Bibelot mi ha preso a benvolere. In Belgio ho scremato un certo numero d'oggetti curiosi e a basso prezzo" scriveva nel 1861. Come per i libri, aveva bisogno di una grande quantità di materiale per trarne un'opera. Aveva, ricorda il figlio Victor-Marie, una sorta di superstizioso rispetto per le cose del passato.
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Farfalle, uccelli e fiori erano stati dipinti e siglati da Victor sulle cornici di legno bianco dei cupi disegni. Altre volte bastava una semplice tela cerata, punteggiata di chiodi, a incorniciare le opere lucidate da una vernice trasparente.Disegnava su pezzi di carta di ogni tinta e formato. L'artista lasciava cadere a caso l'inchiostro sulla carta, per poi farne nascere lugubri impiccati o i fantasmagorici castelli. Molti nascevano sotto lo sguardo ammirato dei nipotini, che ascoltavano affascinati le storie con cui commentava le immagini che sorgevano dalle sue mani.
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Su una base a due livelli, decorata da immagini di santi, si levava l'"albero di fuoco", il grande candeliere foggiato su un suo disegno particolareggiato, i trentadue rami tesi verso l'alto, sotto la tutela di una scura Madonna da lui scolpita. Quattro colonne tortili enfatizzavano le colossali proporzioni del letto intagliato. Ai piedi del giaciglio si vedeva il sacrificio di Abramo "Non-Mors-Lux" era inciso sul capezzale, sotto le Naiadi e i Tritoni.
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Hugo annotava spesso persino i libri più rari. Collezionava appassionatamente le reliquie del suo passato. Su un bastone aveva scritto :"Canna con cui sono andato dal signor Dupin"e su una ciabatta :"pantofola del mio primo viaggio in Belgio".
casa V. Hugo a Guernesey |
domenica 11 dicembre 2011
amo la nebbia
Amo la nebbia; quella spessa, opaca coltre che nasconde le cose e attenua i rumori, quella leggera e azzurra che staziona sopra i fiumi e i prati al levar del sole. Sono nata in una città attraversata dall'Adige che in molti giorni d'inverno era avvolta dalla nebbia che ovattava monumenti e viali; ho passato la giovinezza in un paese di mare ,ricordo ancora la nebbia in inverno,le passeggiate con il cane sulla spiaggia , il suono delle sirene delle navi e le luci del faro. Mi sono trasferita poi in un paese della valle del Tanaro e nemmeno a farlo apposta molto molto nebbioso, quella nebbia densa e rugiadosa, che punge il volto con piccoli spilli e la sensazione di essere sospesi in un mondo non c'è. Sui marciapiedi ci si teneva per mano e si cercava di capire dove si poteva attraversare la strada. Amo la nebbia e la nebbia ama me, ora vivo in un paese ai piedi delle Alpi che era famoso per il suo clima terso e l'aria cristallina, ma la nebbia mi ha seguito e oggi ovatta le cose come nel più classico paesaggio della pianura padana.
sabato 10 dicembre 2011
finalmente nel 1945 il Nobel per la letteratura fu assegnato a una poetessa: Gabriela Mistral
Gabriela Mistral , pseudonimo di Lucila Godoy Alcayaga, nacque a Vicuna (cittadina del Cile settentrionale) il 7 aprile 1889.Fu insegnante appassionata e venne chiamata anche in Messico a dirigere un istituto.Le sue prime poesie pubblicate su alcune riviste entusiasmarono il pubblico e la critica e fu chiamata per una conferenza persino in una università degli Stati Uniti.La sua vita privata conobbe dolori che sopportò con la forza della fede e della poesia,la sua vita pubblica fu piena di riconoscimenti, ebbe incarichi culturali e diplomatici, viaggiò in Italia, Francia, Spagna, Uruguay, Argentina, Brasile, Stati Uniti..Le sue liriche si legano alla natura, alla spiritualità. raccontano la comunità , il lavoro, la miseria.Le fu assegnato il premio Nobel nel 1945, morì a Hempstead , vicino a New York, il 10 gennaio 1957.
***
La rosa
La ricchezza del centro della rosa
è la ricchezza del tuo cuore.
Aprila:
il tuo dolore è ciò che la rinserra.
Aprila in un canto,
o in un disperato amore.
Non proteggere la rosa:
ti brucerebbe con il suo splendore.
+
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La rosa
La ricchezza del centro della rosa
è la ricchezza del tuo cuore.
Aprila:
il tuo dolore è ciò che la rinserra.
Aprila in un canto,
o in un disperato amore.
Non proteggere la rosa:
ti brucerebbe con il suo splendore.
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venerdì 9 dicembre 2011
IL VIAGGIO
giovedì 8 dicembre 2011
il Natale profuma anche di spezie: anice stellato, cannella
L'anice stellato (Illicium verum) è una delle 40 specie di Illiciaceae, arbusti e alberelli sempreverdi, con la corteccia aromatica, originari del Sudest asiatico e delle Indie Occidentali.Le foglie coriacee hanno aroma di anice, i fiori solitari, bianco.giallognoli,spesso colorati di rosso-rosa all'interno, simili a quelli della magnolia, sono larghi circa 1 cm,spuntano in estate e sono seguiti da frutti legnosi, a forma di stella.E' una spezia impiegata anche per aromatizzare caffè e prodotti dolciari.In Oriente i frutti vengono masticati dopo i pasti per facilitare la digestione e purificare l'alito.
La cannella (Cinnamomum verum) è forse la spezia più famosa al mondo, con la canfora è un prodotto della specie Cinnamomum (Lauraceaae). Il taglio dei rami delle piante di Cinnamomum avviene ogni due anni, durante la stagione delle piogge, dai rami si rimuovono le foglie per la distillazione. La corteccia viene lasciata fermentare per 24 ore, poi viene raschiata, eliminando lo stato esterno e lasciando quello interno. Con l'essiccazione la corteccia tende ad arrotolarsi e ad assumere il caratteristico color cannella, è usata intera o ridotta in polvere.E' usata in medicina contro la nausea, raffreddore, influenza, ipertensione, artrite, reumatismo.
La cannella (Cinnamomum verum) è forse la spezia più famosa al mondo, con la canfora è un prodotto della specie Cinnamomum (Lauraceaae). Il taglio dei rami delle piante di Cinnamomum avviene ogni due anni, durante la stagione delle piogge, dai rami si rimuovono le foglie per la distillazione. La corteccia viene lasciata fermentare per 24 ore, poi viene raschiata, eliminando lo stato esterno e lasciando quello interno. Con l'essiccazione la corteccia tende ad arrotolarsi e ad assumere il caratteristico color cannella, è usata intera o ridotta in polvere.E' usata in medicina contro la nausea, raffreddore, influenza, ipertensione, artrite, reumatismo.
mercoledì 7 dicembre 2011
le piante del Natale, l'agrifoglio, il pungitopo, il vischio
L'agrifoglio è una delle 400 specie di alberi e arbusti (Ilex ), decidui e sempreverdi, che vivono spontanee in tutto il mondo, sopratutto nelle regioni tropicali e temperate di Asia, Nordamerica e Sudamerica. La più nota è l'Ilex aquifolium (agrifoglio) piccolo albero sempreverde, con foglie lucide, coriacee a margine ondulato-spinoso, che d'estate produce piccoli fiori biancastri, profumati e poi bacche rosse, tossiche per ingestione. Secondo la tradizione pagana simboleggia la continuazione della vita durante la dormienza invernale.
Il pungitopo (Ruscus aculeatus) è una delle sei specie di Ruscus, piccoli arbusti sempreverdi diffusi nelle Azzorre, nel Nordafrica e nell'Europa occidentale, nell'area mediterranea fino al Mar Caspio. Ha rami appiattiti, coriacei, simili a foglie e foglie ridotte a squamette.Il nome comune inglese butcher's broom "scopa del macellaio" si riferisce al fatto che un tempo i rami riuniti in fasci veniva usati per pulire il pavimento delle macellerie.
Il vischio (Viscum album) è diffuso in tutte le regioni temperate e include 65 specie di arbusti sempreverdi parassiti, non è difficile da coltivare in giardino se si dispone della pianta ospite, es. un melo. Spesso i frutteti sono usati per la coltivazione di vischio a scopo commerciale, dando così un'opportunità di profitto in inverno quando le piante sono dormienti. Il viscum album è un parassita su meli, tigli, pioppi, aceri e biancospini.La tradizione di baciarsi sotto il vischio risale a una leggenda scandinava: Balter, dio della pace, fu ucciso da una freccia ricavata dal vischio, ma venne resuscitato dalle altre divinità. Il vischio fu poi consegnato alla dea dell'amore, che lo nominò simbolo dell'amore, con la clausola che chiunque passasse sotto ad esso ricevesse un bacio. E' tossico per ingestione.
Il pungitopo (Ruscus aculeatus) è una delle sei specie di Ruscus, piccoli arbusti sempreverdi diffusi nelle Azzorre, nel Nordafrica e nell'Europa occidentale, nell'area mediterranea fino al Mar Caspio. Ha rami appiattiti, coriacei, simili a foglie e foglie ridotte a squamette.Il nome comune inglese butcher's broom "scopa del macellaio" si riferisce al fatto che un tempo i rami riuniti in fasci veniva usati per pulire il pavimento delle macellerie.
Il vischio (Viscum album) è diffuso in tutte le regioni temperate e include 65 specie di arbusti sempreverdi parassiti, non è difficile da coltivare in giardino se si dispone della pianta ospite, es. un melo. Spesso i frutteti sono usati per la coltivazione di vischio a scopo commerciale, dando così un'opportunità di profitto in inverno quando le piante sono dormienti. Il viscum album è un parassita su meli, tigli, pioppi, aceri e biancospini.La tradizione di baciarsi sotto il vischio risale a una leggenda scandinava: Balter, dio della pace, fu ucciso da una freccia ricavata dal vischio, ma venne resuscitato dalle altre divinità. Il vischio fu poi consegnato alla dea dell'amore, che lo nominò simbolo dell'amore, con la clausola che chiunque passasse sotto ad esso ricevesse un bacio. E' tossico per ingestione.
martedì 6 dicembre 2011
MEGLIO ESSERE UN RAGAZZO FELICE
ESSERE UOMO
NON BASTA
ESSERE UOMO
E' DOLORE.
MEGLIO
ESSERE UN RAGAZZO FELICE.
ESSERE UOMO
NON BASTA;
UOMO
E ALBERO
TERRA
UOMO
E MARE
ABISSO
CIELO
ASTRO.
NO!
MEGLIO
ESSERE UN RAGAZZO FELICE.
NON BASTA
ESSERE UOMO
E' DOLORE.
MEGLIO
ESSERE UN RAGAZZO FELICE.
ESSERE UOMO
NON BASTA;
UOMO
E ALBERO
TERRA
UOMO
E MARE
ABISSO
CIELO
ASTRO.
NO!
MEGLIO
ESSERE UN RAGAZZO FELICE.
lunedì 5 dicembre 2011
da una vecchia antologia il sentimento di un umile Natale : I POVERI (RENZO PEZZANI)
Si fermarono alla nostra porta
sette poveri con la sporta.
Venivano da terre lontane,
vuota la sporta di pane.
Si sedettero come i bambini,
eran sette, su sette gradini,
col bastone tra i ginocchi
e un pò di cielo negli occhi.
Piaghe avevano da mostrare,
dolori da raccontare;
e, come pastori senza agnelli,
fili di fieno nei capelli.
Sono in viaggio verso il Presepe.
Vecchie argille piene di crepe
dove un vecchio sangue trasuda,
fan vedere la mano nuda.
- Ecco un pane appena cotto
che per tutti ce ne sia.
Sono sette in compagnia
ma di parti ne fanno otto.
Quel che avanza è così poco
che si perde nella sporta.
Un boccone. Ma che importa?
A Gesù basta quel poco.
E si mette coi poverelli,
e cammina in mezzo a loro,
e se cantano stornelli
sono otto a fare il coro.
sette poveri con la sporta.
Venivano da terre lontane,
vuota la sporta di pane.
Si sedettero come i bambini,
eran sette, su sette gradini,
col bastone tra i ginocchi
e un pò di cielo negli occhi.
Piaghe avevano da mostrare,
dolori da raccontare;
e, come pastori senza agnelli,
fili di fieno nei capelli.
Sono in viaggio verso il Presepe.
Vecchie argille piene di crepe
dove un vecchio sangue trasuda,
fan vedere la mano nuda.
- Ecco un pane appena cotto
che per tutti ce ne sia.
Sono sette in compagnia
ma di parti ne fanno otto.
Quel che avanza è così poco
che si perde nella sporta.
Un boccone. Ma che importa?
A Gesù basta quel poco.
E si mette coi poverelli,
e cammina in mezzo a loro,
e se cantano stornelli
sono otto a fare il coro.
Angelo Morbelli. il Natale dei rimasti |
domenica 4 dicembre 2011
VIENE L'AUTUNNO
SENZA ISPIRAZIONE
RESTO AL MARGINE DELLE COSE.
L'OMBRA SCIVOLANDO SULLE FOGLIE MORTE
TOCCA IL GIARDINO,
IL GIALLO
SI COMPONE CON UNA PUNTA DI VIOLA
E IL RUMORE, A POCO A POCO,
SI OVATTA CON LA FOSCHIA.
UN ASTRO APPARE, APPARE E TACE.
SENZA ISPIRAZIONE
RESTO AL MARGINE DELLE COSE
SMARRISCO IL PENSIERO
TROVO IL DESIDERIO.
RESTO AL MARGINE DELLE COSE.
L'OMBRA SCIVOLANDO SULLE FOGLIE MORTE
TOCCA IL GIARDINO,
IL GIALLO
SI COMPONE CON UNA PUNTA DI VIOLA
E IL RUMORE, A POCO A POCO,
SI OVATTA CON LA FOSCHIA.
UN ASTRO APPARE, APPARE E TACE.
SENZA ISPIRAZIONE
RESTO AL MARGINE DELLE COSE
SMARRISCO IL PENSIERO
TROVO IL DESIDERIO.
fotografia Piero Reggio |
sabato 3 dicembre 2011
TAGORE da "Il giardiniere"
PACE, CUOR MIO, CHE IL TEMPO
DELL'ADDIO SIA DOLCE.
CHE NON SIA MORTE MA COMPLETAMENTO.
CHE L'AMORE SI SCIOLGA NEL RICORDO,
E IL DOLORE IN CANZONI.
CHE IL VOLO ATTRAVERSO IL CIELO
ABBIA FINE NEL PIEGARSI DELLE ALI
SOPRA IL NIDO.
FERMATI UN ISTANTE,
O BELLISSIMA FINE, E IN SILENZIO
DIMMI LE TUE ULTIME PAROLE.
M'INCHINO A TE E SOLLEVO LA LAMPADA
PER ILLUMINARTI LUNGO IL TUO CAMMINO.
DELL'ADDIO SIA DOLCE.
CHE NON SIA MORTE MA COMPLETAMENTO.
CHE L'AMORE SI SCIOLGA NEL RICORDO,
E IL DOLORE IN CANZONI.
CHE IL VOLO ATTRAVERSO IL CIELO
ABBIA FINE NEL PIEGARSI DELLE ALI
SOPRA IL NIDO.
FERMATI UN ISTANTE,
O BELLISSIMA FINE, E IN SILENZIO
DIMMI LE TUE ULTIME PAROLE.
M'INCHINO A TE E SOLLEVO LA LAMPADA
PER ILLUMINARTI LUNGO IL TUO CAMMINO.
venerdì 2 dicembre 2011
Erik Axel Karlfeldt fu il vincitore nel 1931 del premio Nobel per la letteratura
Il grande cantore del Nord Erik Axel Karlfeldt nacque il 20 luglio 1864 a Karlbo nella Svezia centrale, un'estesa regione di laghi e foreste , di brughiere e di colline.Si stabilì a Stoccolma nel 1898, dopo il fallimento economico del padre,ma ritornò spesso al suo Paradiso Terrestre.La sua lirica fu dedicata alla bellezza del paesaggio nordico,alla natura e alle antiche leggende, fu un poeta colto e raffinato. Ogni sua raccolta poetica fu sempre accolta con successo dal pubblico e dalla critica, molte sue poesie sono diventate canzoni struggenti,cantate ancora oggi nelle feste popolari.Nel 1912 rifiutò il Nobel perchè era segretario del premio che gli fu assegnato solo nel 1931 dopo la morte, avvenuta a Stoccolma l'8 aprile 1931.
***
SILENZIO DEL CUORE
Tacito e scuro tutto è nella landa
muore il mormorio, muore la luce.
Si scorgono le stelle e brilla
la legna dei marciti tronchi.
Ora mi sveglio dall'ebbrezza delle rose,
fuggita coi venti e la luce dell'estate -
Silenzio dell'anima
silenzio del dolore,
fiorisci intorno alla mia casa?
Fulmini scintillanti lasciano
tracce infuocate sulla via dell'orizzonte,
narrano di temporali che ancora imperversano,
anche se intorno a me tacciono ormai.
Tempeste che il firmamento han scosso
della mia vita, fuoco di tarda estate
che l'anima han bruciato.
Silenzio del cuore,
silenzio del dolore,
allevii quel bruciore che hanno acceso?
Ascolta cuore mio! Sulla landa
vibra il suono di un'ultima passione,
il fragore forte del tuono
echeggia un addio dal ponte blu notte.
Splendido era vivere ebbro fra le rose,
vagare nel fuoco come alla luce di casuali incendi.
Fiori dell'autunno
fiori del sollievo
misero è il vostro sussurro senza canto.
***
SILENZIO DEL CUORE
Tacito e scuro tutto è nella landa
muore il mormorio, muore la luce.
Si scorgono le stelle e brilla
la legna dei marciti tronchi.
Ora mi sveglio dall'ebbrezza delle rose,
fuggita coi venti e la luce dell'estate -
Silenzio dell'anima
silenzio del dolore,
fiorisci intorno alla mia casa?
Fulmini scintillanti lasciano
tracce infuocate sulla via dell'orizzonte,
narrano di temporali che ancora imperversano,
anche se intorno a me tacciono ormai.
Tempeste che il firmamento han scosso
della mia vita, fuoco di tarda estate
che l'anima han bruciato.
Silenzio del cuore,
silenzio del dolore,
allevii quel bruciore che hanno acceso?
Ascolta cuore mio! Sulla landa
vibra il suono di un'ultima passione,
il fragore forte del tuono
echeggia un addio dal ponte blu notte.
Splendido era vivere ebbro fra le rose,
vagare nel fuoco come alla luce di casuali incendi.
Fiori dell'autunno
fiori del sollievo
misero è il vostro sussurro senza canto.
giovedì 1 dicembre 2011
Dedicata a Chiara che non coraggio, dolcezza e grazia percorre la vita :LA FARFALLA di EMILY DICKINSON 1830-1886
LA FARFALLA HA UNA GONNA DI NUMIDIA
A CHIAZZE ROSSE, VAMPE DI COLORE
DA POTERSI LEVARE CONTRO IL SOLE
EPPURE PREFERISCE IL VARIOPINTO
SUO VENTAGLIO RICHIUDERE PLANANDO
ANSIMANTE SU UN ESILE TRIFOGLIO.
A CHIAZZE ROSSE, VAMPE DI COLORE
DA POTERSI LEVARE CONTRO IL SOLE
EPPURE PREFERISCE IL VARIOPINTO
SUO VENTAGLIO RICHIUDERE PLANANDO
ANSIMANTE SU UN ESILE TRIFOGLIO.
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