O figlia turchina del pallido muro,
pupilla che il sol di gennaio
bastato è a dischiudere, a farti sorridere
tutta felice!
Gennaio, l'inverno... Dall'arida crepa
non ha la lucertola ancora
mostrato il capino. Tu sì che le tenere
ciglia già sporgi,
attonita fissa guardando il prodigio
del sole, del ciel... Non avevi
mai visto tu, piccola, quella gran lampada
d'oro sospesa,
che mai non oscilla, per forte che soffi
il vento. Si scuotono l'ombre
degli alberi in terra : non un di quei morbidi
raggi si smuove.
Oh, morbidi come capelli, quei raggi!
oh, teneri e vivi come una
raggiera di petali intorno al magnifico
giallo d'un fiore!
Un fiore pur egli, ma grande, venuto
su dalle voragini azzurre,
a vol senza aiuto di stelo : un terribile dolce fratello
il sole... E tu, ebbra di gioia, ti sporgi
dicendo al tuo muro : non sai ?
son la sorellina d'un nume. Addio, povero
muro, ti lascio.
E più ti sporgi col gracile stelo
che più non potrà ripiegarsi,
o misera, quando tu penda sull'orrido
buio stanotte.
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