O de l'avara gente
dilizia, amor del mondo,
fino metallo e biondo, più del ferro pungente,
che ti svelse nocente,
né di lui meno in terra,
ministro di dolor, fabro di guerra ;
folle chi pria ti colse
da le più ricche arene,
chi da le intatte vene
de' monti ti raccolse,
e chi primier ti sciolse
di là, dove Natura
chiuso t'avea con sì pietosa cura.
Uscir nel mondo teco,
mostro e morbo d'Inferno,
l'empie Furie d'Averno,
che dal tartareo spreco
trassero il furor cieco,
e quella ingorda sete,
che quando è più satolla, ha men quiete.
Allor nacque l'affanno
de l'umano riposo;
il fasto ambizioso
de' cor si fe' tiranno;
la froda allor, l'inganno
aprir ratto le porte
a l'ire, a l'armi, al sangue e a la morte.
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