lunedì 15 dicembre 2014

AMARO RISO DI ANGELI ( DAVID MARIA TUROLDO)

La tristezza di questi Natali,
Signore, ti muova a pietà.

Luminarie a fiumane, ghirlande
di false costellazioni
oscurano il cielo
di tutte le città, e nessuno

più appare all'orizzonte:
nulla che indichi l'incontro
con la carovana del Pellegrino,
non uno che dica in tutto
l' Occidente :"Nel mio
albergo, sì, c'è un posto!":

Non un segno di cercare oltre,
un segno che almeno qualcuno creda,
uno che attenda ancora
Colui che deve venire...

Non è vero che l'attendiamo :
non attendiamo più nessuno!
Tutto è immoto, pure se
dentro un inarrestabile vortice .
pur esso segno
di fatale fissità.

E' così : Destino ! Non ci sono
ritorni : non nascite ! Questa
è civiltà della morte ; o se questo
ripugna, ditela "fine
di un tempo ": quando pare
inutile la venuta stessa di dio.

Ora tu, anche se illuso di credere,
o figlio dell'ateo Occidente,
segui pure la tua stella - così
è gridato per tutta la città
dai vessilli - segui, dico,
la stella e troverai cornucopie
vomitare leccornie, o non altro
che spiritati manichini
di mode folli, in volo
da vetrina a vetrina ...

Poiché falso è questo tuo
donare (è Natale!) , falso
perfino stringerci la mano
avanti la comunione, e
trovarci assiepati nella notte
e cantare "Gloria nei cieli..."

Un amaro riso di angeli obnubila
lo sfavillio dei nostri presepi, Francesco,
cantore di perfette, tragiche
letizie : pure se un Dio
continuerà a nascere,
a irrompere da insospettati recessi,

là dove umanità alligna ancora,
silenziosa e desolata: dal sorriso
forse di un fanciullo
della casba a Dacca! Nessuno
conosce povertà e solitudine come
il Dio del Cristo : un Dio
che meno di tutti può vivere
in solitudine, pure se dorata
solitudine di paradiso.

Certo verrà, continuerà
a venire, a nascere,
ma altrove,
altrove ...

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