venerdì 27 giugno 2014

L'ACQUA E LA PIETRA di Adriana Zarri da " Con quella luna negli occhi " ed. Einaudi

Terra d'Emilia. Nel gran silenzio della pianura verde i fieni ondeggiavano e odoravano.
C'era una grande casa, in mezzo a piccole case, posta al centro del piano, a cavaliere di un canale; e pareva una chioccia, con la sua covatina di pulcini. Da lontano si vedeva soltanto la sua faccia larga e rossa di mattoni scrostati ; e sotto un breve rosseggiar di tetti, come un tremolare di groppo, sotto l'ala. Forse, in linguaggio moderno, la si sarebbe potuta accusare di paternalismo; ma, a quei tempi, si era meno suscettibili e le piccole case mostravan di gradire la sua ombra e la sua protezione ; forse perchè il tributo di fitti che le dovevano versare era così esiguo che appena bastava per i lavori di manutenzione, e se c'era una persiana da rifare, già non bastava più.
A ogni aurora la grande casa s'accendeva, sul piano ancora in ombra, come la prima bandiera del giorno.
Da vicino si faceva canora di acque e odorosa di farina : un mulino. La nostra gente di città. che compra il pane fatto, forse non sa cos'è un mulino.
Di quante industrie ci sono sulla terra quella della molitura è una delle più elementari, delle più semplici, delle più sacre ; e non c'è uomo che la sdegni, e non c'è divergenza tra vicini che non si appiani sulla strada comune del mugnaio. A trasformare il grano in farina concorrono elementi primordiali : l'acqua e la pietra : l'acqua che scorre, verde, lungo le sponde del canale, la pietra che ruota, grigia, sul suo perno d'acciaio. Attorno a quelle macine ronzanti si raccoglie, via via, tutta la popolazione, in attesa del pane.
Vanno i coloni delle grandi tenute, con i possenti buoi ; e i loro carichi di sacchi sono alti come montagne. Vanno i robusti contadini, al passo lento delle bianche vacche, e mostrano orgogliosi, sulla mano, il biondo frutto della terra. Vanno i modesti pigionanti, con un cavallo smilzo e una biroccetta ,leggera, con su il raccolto delle loro quattro pertiche di terra. Vanno le donne, col sacchetto sulla carriola, a macinare il frutto della spigolatura. E vanno infine le massaie che non hanno nulla e portano al mugnaio i primi denari della paga del marito per averne, in cambio, il primo alimento per le bocche dei figli.
Al mulino ci vanno tutti . i cristiani e gli eretici, i possidenti e i mendicanti, il parroco e il sindaco ; perché tutti hanno un desco che, se ha da esser desco, può mancare di tutto ma non del pane. Il pane è più che un cibo : è il simbolo dei cibi e dei doni della terra.
Un tempo, sui campi seminati a grano, si piantava una croce: una piccola croce sbilenca che stava a dire che quella non era una piantagione come tutte le altre, bensì un filo d'erba che sarebbe diventato il primo cibo dell'uomo e forse la veste sacramentale di Dio. E la pasta del pane la si segnava con la croce. Le vecchie massaie dicevano che, senza la croce, non avrebbe lievitato; ma è certo che, senza la croce, non sarebbe stata benedetta ; e il pane invece è uno dei Segni della benedizione di Dio.


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