Perché non luccica
più, né si cela
l'ago precipite
dentro la tela?
Fermò la macchina
le ruote, ond'era
tanto ciarliera,
e sta in un angolo
silenziosa;
lenta la polvere
sù vi si posa.
Le scarne, pallide
mani a lei note,
giacciono immote
per sempre. Oprarono
le tele estreme:
sul petto rigide
han requie insieme.
O si potessero
sciogliere, aprire,
per benedire!
Ma pur dal tumulo
regge e conforta,
dolce memoria,
la nonna morta.
Essa alla macchina
la giovinetta
nipote affretta.
Bianchi miracoli
d'orli e costure,
alacre artefice,
tenta ella pure.
Come rallegrasi
tutta la stanza
se l'ago danza!
Con gaio strepito
la ruota vola;
qua e là continua
passa la spola;
l'ago precipite
dà le puntate
de le gugliate.
E una cerulea
d'occhi fiorita
ridendo plaude
ridendo incita;
mirano attoniti
l'opera bella
de la sorella,
che - il volto roseo -
su l'orlo intenta,
ecco ne gli ultimi
giri rallenta
la ruota, e timida
discioglie il vago
filo da l'ago.
Pensa a la povera
nonna' Dal chino
occhio una lacrima
cade sul lino.
Poi, né suoi riccioli
biondi, repente
sorge ridente.
Questa poesia è stupenda,non la conoscevo, la rileggerò ancora per capirla meglio, buona Pasqua .
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