O mia piccola casa di provincia,
ove memorie semplici ma care
si ravvivano intorno al focolare
per colui che ritorna e ricomincia
un interrotto sogno di dolcezza;
o mia tiepida casa, io ti ritrovo
come una volta in questo aprile novo,
e sempre verde il rosmarino olezza.
Son nidi ancora sotto le tue gronde,
e, nell'orto, i bei ciuffi appena in fiore
della menta e del timo hanno un odore
che all'effluvio dell'anima risponde.
Caro è il murello con le vecchie crepe,
di dove, un giorno, uscivo di soppiatto
a fischiare ai ramarri, o stavo quattro
a spiar le tagliole sulla siepe!
Che stupori, che gioie di scoperte
balenavano in te, mia casa, ogni alba!
Ancora sconosciuta era la scialba
nebbia che grava il mondo fatto inerte.
Ma tu sei sempre quella ; è in me ch'è morto
il dolce tempo ; come son diverso !
Nella siepe c'era l'universo,
ed ora non c'è più che un muro e un orto.
domenica 25 maggio 2014
domenica 18 maggio 2014
IL RUOLO CULTURALE DELLA CHIESA da " La vita quotidiana a Parigi ai tempi del re Sole " di Jacques Wilhelm
In virtù di antichissime tradizioni, i monasteri maschili costituivano veri e propri centri culturali senza equivalenti, in assoluto, nell'organizzazione laica. Le loro grandi biblioteche conservavano le conoscenze di quei tempi.
Il termine biblioteca pubblica non ha quasi senso nel XVII secolo. Quella del re era pubblica, come pure quella del collegio delle Quatre-Nations. Quelle di altri collegi universitari erano più difficilmente accessibili. I privati i quali - come Segurier e tanti altri ministri e alti magistrati - possedevano immense biblioteche affidate alle cure di studiosi famosi, le mettevano spesso e volentieri a disposizione degli eruditi. Ma i fondi più forniti e più antichi erano quelli delle biblioteche delle comunità religiose. Una buona dozzina di esse possedevano almeno ventimila volumi, tra cui alcuni manoscritti che risalivano alle origini della loro fondazione. Ulteriori acquisizioni avevano continuato ad arricchirle e sopratutto le donazioni dei membri della comunità e dei bibliofili amici, che desideravano non vedere dispersi i libri da loro amati e studiati e volevano che potessero essere utili ad altri.
Ma le biblioteche dei conventi erano anche luoghi di incontro. I bibliotecari - regolarmente degli eruditi, spesso insigni studiosi - che accoglievano volentieri i lettori, per la verità poco numerosi e selezionati, avevano il tempo di guidarli e di intrattenere con loro dotti conversari. Senza essere ufficialmente pubblici, quei santuari erano dunque aperti agli studiosi e agli storici che, a Parigi, si conoscevano tutti, senza che esistessero steccati tra religiosi e laici. A parecchie di queste biblioteche erano annesse collezioni di stampe, di medaglie, di oggetti antichi, di calchi, di storia naturale o di strumenti scientifici. Se a tutti questi patrimoni aggiungiamo preziosi lavori di oreficeria conservati nei tesori e - nella chiesa e negli edifici annessi - una ridda di pitture e di sculture accumulate nel corso dei secoli, ci si rende conto di come le principali comunità religiose parigine rappresentassero altrettanti centri artistici e intellettuali, nonché uno dei principali patrimoni della capitale .
Il termine biblioteca pubblica non ha quasi senso nel XVII secolo. Quella del re era pubblica, come pure quella del collegio delle Quatre-Nations. Quelle di altri collegi universitari erano più difficilmente accessibili. I privati i quali - come Segurier e tanti altri ministri e alti magistrati - possedevano immense biblioteche affidate alle cure di studiosi famosi, le mettevano spesso e volentieri a disposizione degli eruditi. Ma i fondi più forniti e più antichi erano quelli delle biblioteche delle comunità religiose. Una buona dozzina di esse possedevano almeno ventimila volumi, tra cui alcuni manoscritti che risalivano alle origini della loro fondazione. Ulteriori acquisizioni avevano continuato ad arricchirle e sopratutto le donazioni dei membri della comunità e dei bibliofili amici, che desideravano non vedere dispersi i libri da loro amati e studiati e volevano che potessero essere utili ad altri.
Ma le biblioteche dei conventi erano anche luoghi di incontro. I bibliotecari - regolarmente degli eruditi, spesso insigni studiosi - che accoglievano volentieri i lettori, per la verità poco numerosi e selezionati, avevano il tempo di guidarli e di intrattenere con loro dotti conversari. Senza essere ufficialmente pubblici, quei santuari erano dunque aperti agli studiosi e agli storici che, a Parigi, si conoscevano tutti, senza che esistessero steccati tra religiosi e laici. A parecchie di queste biblioteche erano annesse collezioni di stampe, di medaglie, di oggetti antichi, di calchi, di storia naturale o di strumenti scientifici. Se a tutti questi patrimoni aggiungiamo preziosi lavori di oreficeria conservati nei tesori e - nella chiesa e negli edifici annessi - una ridda di pitture e di sculture accumulate nel corso dei secoli, ci si rende conto di come le principali comunità religiose parigine rappresentassero altrettanti centri artistici e intellettuali, nonché uno dei principali patrimoni della capitale .
domenica 11 maggio 2014
ESPERO ( Pietro Mastri pseudonimo di Pirro Masetti 1868 -1932)
Nella sera, d'un verde viola
così tenero come a marzo
le mammolette, una scheggia di quarzo
è comparsa, lucente : ed è sola.
Espero! Oh stella deserta,
la più bella di tutte, che adduci
le prime ombre come le prime luci
su per la medesima erta;
più bella or che, sul tuo sentiero
d'ombra, ti segue il presagio divino
d'infinite altre stelle in cammino ...
e par che il tuo nome sia : " Spero!"
Come ardi ! ... A chi vai messaggera? ...
Si gonfia il mio cuor, come il mare
tenebroso al primo albeggiare
del novilunio di primavera.
Come ardi! ... Dov 'è la riviera
di luce, onde muovi per il terso
cristallo dell'universo,
goccia che anela alla fonte primiera?
Come ardi, tremante e leggera! ...
Tutto il Creato è dunque speranza?
Ti guardo. Non v'è più distanza
fra 'l cuor dell'uomo e l'immensa tua sfera.
Gli dici : " E tu spera!"
così tenero come a marzo
le mammolette, una scheggia di quarzo
è comparsa, lucente : ed è sola.
Espero! Oh stella deserta,
la più bella di tutte, che adduci
le prime ombre come le prime luci
su per la medesima erta;
più bella or che, sul tuo sentiero
d'ombra, ti segue il presagio divino
d'infinite altre stelle in cammino ...
e par che il tuo nome sia : " Spero!"
Come ardi ! ... A chi vai messaggera? ...
Si gonfia il mio cuor, come il mare
tenebroso al primo albeggiare
del novilunio di primavera.
Come ardi! ... Dov 'è la riviera
di luce, onde muovi per il terso
cristallo dell'universo,
goccia che anela alla fonte primiera?
Come ardi, tremante e leggera! ...
Tutto il Creato è dunque speranza?
Ti guardo. Non v'è più distanza
fra 'l cuor dell'uomo e l'immensa tua sfera.
Gli dici : " E tu spera!"
domenica 4 maggio 2014
LA GIOSTRA ( Enrico Pea 1881 - 1958 )
Il sole meridiano col suo staccio
spolvera i verdi monti di Versilia
di violetto. E riluceano i denti
di quel vecchio muraccio arrampicato
sulla montagna come un gran serpente
pietrificato a stemma di paese.
Sui poggi di Capriglia c'era il sole,
e un barbaglio di sole era sugli ori
delle baracche e sopra i favolosi
mostri gialli dipinti sui cartelli,
sulle corone degli imperatori,
sui fili delle spade sulle frange
sugli elmi e sugli scudi dei guerrieri
e sulle briglie dei loro cavalli,
e sugli ottoni delle gradinate,
sulle canne degli organi giganti,
sulle gabbie di ferro dei serragli,
sui trapezi sospesi ai padiglioni;
sui congegni lucenti delle giostre,
sui bianchi cigni, sui cavalli alati,
sulle berline e sui mostri marini
incatenati sotto un cielo rosso
da cui dondolan fili di corallo
e grosse palle di cristallo blu.
spolvera i verdi monti di Versilia
di violetto. E riluceano i denti
di quel vecchio muraccio arrampicato
sulla montagna come un gran serpente
pietrificato a stemma di paese.
Sui poggi di Capriglia c'era il sole,
e un barbaglio di sole era sugli ori
delle baracche e sopra i favolosi
mostri gialli dipinti sui cartelli,
sulle corone degli imperatori,
sui fili delle spade sulle frange
sugli elmi e sugli scudi dei guerrieri
e sulle briglie dei loro cavalli,
e sugli ottoni delle gradinate,
sulle canne degli organi giganti,
sulle gabbie di ferro dei serragli,
sui trapezi sospesi ai padiglioni;
sui congegni lucenti delle giostre,
sui bianchi cigni, sui cavalli alati,
sulle berline e sui mostri marini
incatenati sotto un cielo rosso
da cui dondolan fili di corallo
e grosse palle di cristallo blu.
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