In virtù di antichissime tradizioni, i monasteri maschili costituivano veri e propri centri culturali senza equivalenti, in assoluto, nell'organizzazione laica. Le loro grandi biblioteche conservavano le conoscenze di quei tempi.
Il termine biblioteca pubblica non ha quasi senso nel XVII secolo. Quella del re era pubblica, come pure quella del collegio delle Quatre-Nations. Quelle di altri collegi universitari erano più difficilmente accessibili. I privati i quali - come Segurier e tanti altri ministri e alti magistrati - possedevano immense biblioteche affidate alle cure di studiosi famosi, le mettevano spesso e volentieri a disposizione degli eruditi. Ma i fondi più forniti e più antichi erano quelli delle biblioteche delle comunità religiose. Una buona dozzina di esse possedevano almeno ventimila volumi, tra cui alcuni manoscritti che risalivano alle origini della loro fondazione. Ulteriori acquisizioni avevano continuato ad arricchirle e sopratutto le donazioni dei membri della comunità e dei bibliofili amici, che desideravano non vedere dispersi i libri da loro amati e studiati e volevano che potessero essere utili ad altri.
Ma le biblioteche dei conventi erano anche luoghi di incontro. I bibliotecari - regolarmente degli eruditi, spesso insigni studiosi - che accoglievano volentieri i lettori, per la verità poco numerosi e selezionati, avevano il tempo di guidarli e di intrattenere con loro dotti conversari. Senza essere ufficialmente pubblici, quei santuari erano dunque aperti agli studiosi e agli storici che, a Parigi, si conoscevano tutti, senza che esistessero steccati tra religiosi e laici. A parecchie di queste biblioteche erano annesse collezioni di stampe, di medaglie, di oggetti antichi, di calchi, di storia naturale o di strumenti scientifici. Se a tutti questi patrimoni aggiungiamo preziosi lavori di oreficeria conservati nei tesori e - nella chiesa e negli edifici annessi - una ridda di pitture e di sculture accumulate nel corso dei secoli, ci si rende conto di come le principali comunità religiose parigine rappresentassero altrettanti centri artistici e intellettuali, nonché uno dei principali patrimoni della capitale .
Nessun commento:
Posta un commento