PITTORE
PERCHE' FAI PICCOLI QUADRI?
- PER DIPINGERE ACCANTO ALLA FINESTRA
E OGNI TRE PENNELLATE
GUARDARE IL CIELO.
domenica 27 ottobre 2013
giovedì 24 ottobre 2013
AMOR DI SILENZIO ( ELPIDIO JENCO 1893 - 1959)
Nell'intrico più fitto ha posto il nido
un usignuolo, amico del cipresso.
Mai nel sereno, da che imbianca l'alba
un colpo d'ala, un temerario tuffo.
Mai sulle roste ove la luce sfila,
a fior di fronda, un favellio fugace.
L'albero ammanta, fuso d'ombra stretto,
quell'amor di silenzio che s'imbosca.
Solo, quando la notte ode il fruscio
della luna che transita pei cieli,
poeta malinconico, dal folto,
come un raggio di luna il canto esprime...
un usignuolo, amico del cipresso.
Mai nel sereno, da che imbianca l'alba
un colpo d'ala, un temerario tuffo.
Mai sulle roste ove la luce sfila,
a fior di fronda, un favellio fugace.
L'albero ammanta, fuso d'ombra stretto,
quell'amor di silenzio che s'imbosca.
Solo, quando la notte ode il fruscio
della luna che transita pei cieli,
poeta malinconico, dal folto,
come un raggio di luna il canto esprime...
martedì 22 ottobre 2013
MOSTRATI SIGNORE (DAVID MARIA TUROLDO)
A tutti i cercatori del tuo volto,
mostrati, Signore;
a tutti i pellegrini dell'assoluto,
vieni incontro, Signore;
con quanti si mettono in cammino
e non sanno dove andare
cammina, Signore;
affiancati e cammina con tutti i disperati
sulle strade di Emmaus;
e non offenderti se essi non sanno
che sei tu ad andare con loro,
tu che li rendi inquieti
e incendi i loro cuori;
non sanno che ti portano dentro:
con loro fermati poiché si fa sera
e la notte è buia e lunga, Signore.
mostrati, Signore;
a tutti i pellegrini dell'assoluto,
vieni incontro, Signore;
con quanti si mettono in cammino
e non sanno dove andare
cammina, Signore;
affiancati e cammina con tutti i disperati
sulle strade di Emmaus;
e non offenderti se essi non sanno
che sei tu ad andare con loro,
tu che li rendi inquieti
e incendi i loro cuori;
non sanno che ti portano dentro:
con loro fermati poiché si fa sera
e la notte è buia e lunga, Signore.
domenica 20 ottobre 2013
RIFLESSI ( A. PALAZZESCHI 1885- 1974)
Rasentano piano gli specchi invisibili
avvolti di nebbia,
non lasciano traccia nell'ombra,
gli specchi non hanno riflessi,
non cade su loro dell'ombra una macchia,
neppure la macchia dell'oro.
Un raggio vien fuori dal centro
di luce giallastra.
Sul raggio rimangono lievi, impalpabili,
impronte sfumate di luci, di nebbie: riflessi.
Appaiono spaiono lenti,
si fanno ora vivi ora smorti,
appaiono spaiono lenti.
Dei volti talora vi appaiono,
dei volti bianchissimi,
appena il pallore la luce ne scopre.
Talaltra vi passan dei manti fioriti,
vi passano lenti, cangianti, splendenti.
S'arrestano i volti,
s'arrestan, più chiari si fanno,
vi splende d'un tratto uno sguardo,
due occhi che corron cercando pungenti,
o in fondo confusi v'appaion languenti, morenti.
Vi passa pian piano la nebbia e ricopre,
confonde gli sguardi con luci di gemme.
In basso, si segue la ridda
dei piccoli punti
di dadi danzanti.
Due dadi grandissimi, in fondo,
rimangono fermi,
ne splendono i punti nerissimi intenti.
Vi passano lievi davanti
le impronte sfumate di luci, di nebbie : riflessi.
Appaiono spaiono lenti,
si fanno ora vivi ora smorti,
appaiono spaiono lenti.
avvolti di nebbia,
non lasciano traccia nell'ombra,
gli specchi non hanno riflessi,
non cade su loro dell'ombra una macchia,
neppure la macchia dell'oro.
Un raggio vien fuori dal centro
di luce giallastra.
Sul raggio rimangono lievi, impalpabili,
impronte sfumate di luci, di nebbie: riflessi.
Appaiono spaiono lenti,
si fanno ora vivi ora smorti,
appaiono spaiono lenti.
Dei volti talora vi appaiono,
dei volti bianchissimi,
appena il pallore la luce ne scopre.
Talaltra vi passan dei manti fioriti,
vi passano lenti, cangianti, splendenti.
S'arrestano i volti,
s'arrestan, più chiari si fanno,
vi splende d'un tratto uno sguardo,
due occhi che corron cercando pungenti,
o in fondo confusi v'appaion languenti, morenti.
Vi passa pian piano la nebbia e ricopre,
confonde gli sguardi con luci di gemme.
In basso, si segue la ridda
dei piccoli punti
di dadi danzanti.
Due dadi grandissimi, in fondo,
rimangono fermi,
ne splendono i punti nerissimi intenti.
Vi passano lievi davanti
le impronte sfumate di luci, di nebbie : riflessi.
Appaiono spaiono lenti,
si fanno ora vivi ora smorti,
appaiono spaiono lenti.
giovedì 17 ottobre 2013
LE PANNOCCHIE (ADA NEGRI 1870-1944)
Or che il granturco fu raccolto, a gara
le massaie hanno appeso in molte file
alle rozze verande le pannocchie.
Splendono le pannocchie sui graticci
di legno, gialle, d'un bel giallo ardente
ch'è quasi rosso, fitte di rotondi
chicchi, liete allo sguardo e liete al cuore.
Voi superbe, o massaie, per la casa
parata a festa come al Corpus Domini,
quando fra canti e mortaretti passa
col suo Gesù la Vergine Maria!
Splendono le pannocchie al sol d'autunno,
tutta certezza, ed ai fanciulli parlano
della polenta che la madre al fuoco
nel paiolo rimesta, e d'un sol colpo
sul tagliere arrovescia, e nel buon fumo
ravvolta, suddivide in tante fette
quante le bocche.
Giunto poi che sia
gennaio con la sizza come frusta
che scocchi su la pelle e con la neve
alta sino ai polpacci, oh, benedetta
la polenta che scalda mani, gola
e sangue, mentre sugli alari avvampano
secchi rami di pino intorno al ceppo,
e dalle travi del soffitto in strane
ombre discende, adagio adagio, il sonno.
SIZZA: il freddo vento di tramontana
le massaie hanno appeso in molte file
alle rozze verande le pannocchie.
Splendono le pannocchie sui graticci
di legno, gialle, d'un bel giallo ardente
ch'è quasi rosso, fitte di rotondi
chicchi, liete allo sguardo e liete al cuore.
Voi superbe, o massaie, per la casa
parata a festa come al Corpus Domini,
quando fra canti e mortaretti passa
col suo Gesù la Vergine Maria!
Splendono le pannocchie al sol d'autunno,
tutta certezza, ed ai fanciulli parlano
della polenta che la madre al fuoco
nel paiolo rimesta, e d'un sol colpo
sul tagliere arrovescia, e nel buon fumo
ravvolta, suddivide in tante fette
quante le bocche.
Giunto poi che sia
gennaio con la sizza come frusta
che scocchi su la pelle e con la neve
alta sino ai polpacci, oh, benedetta
la polenta che scalda mani, gola
e sangue, mentre sugli alari avvampano
secchi rami di pino intorno al ceppo,
e dalle travi del soffitto in strane
ombre discende, adagio adagio, il sonno.
SIZZA: il freddo vento di tramontana
lunedì 14 ottobre 2013
EMILY DICKINSON ( 1830-1886)
LA SPERANZA E' UNA STRANA INVENZIONE -
UN BREVETTO DEL CUORE
IL CUI MOTO E' CONTINUO
MA INSTANCABILE. -
ELETTRICO ACCESSORIO
DI CUI NON SI SA NIENTE -
MA IL SUO IMPULSO POSSENTE
RAFFORZA OGNI VALORE. -
UN BREVETTO DEL CUORE
IL CUI MOTO E' CONTINUO
MA INSTANCABILE. -
ELETTRICO ACCESSORIO
DI CUI NON SI SA NIENTE -
MA IL SUO IMPULSO POSSENTE
RAFFORZA OGNI VALORE. -
martedì 8 ottobre 2013
SAN LAZZARO DEGLI ARMENI ( A. Palazzeschi 1885- 1974)
Isoletta venuta dall'Oriente
galleggiando
e rimasta incantata
davanti a Venezia:
sei la più misteriosa della Laguna.
Il tuo campanile a pagoda
è un dito che impone
con quanta grazia
il silenzio sulla tua faccia
e a chi
da ogni parte del mondo vi sbarca.
Posando il piede
sulla tua riva
nel tuo silenzio
ho dimenticato la parola
e a occhi semichiusi
solo m'è dato di pensare
come nell'aldilà
per la sua via
fra cielo e terra
e mentre il padre venerando
con gesto misurato ed un sorriso
filo di luce
sorgente
dall'insondabile profondità
della sua barba
disvela conducendomi
ogni segreto
della tua riposta bellezza.
La sua voce mi giunge
da una remota lontananza.
Pensare ...
alla mia vita
che pochi colpi del remo
sono bastati
a farmela veder così lontana
e come un fiore
che si prende fra due dita.
Nell'attimo rubato fosti bella
e allorquando
parve scoppiare il cuore
nella sofferenza
ma sul punto di cedere
s'inalberò il mio cuore
e oppose resistenza.
galleggiando
e rimasta incantata
davanti a Venezia:
sei la più misteriosa della Laguna.
Il tuo campanile a pagoda
è un dito che impone
con quanta grazia
il silenzio sulla tua faccia
e a chi
da ogni parte del mondo vi sbarca.
Posando il piede
sulla tua riva
nel tuo silenzio
ho dimenticato la parola
e a occhi semichiusi
solo m'è dato di pensare
come nell'aldilà
per la sua via
fra cielo e terra
e mentre il padre venerando
con gesto misurato ed un sorriso
filo di luce
sorgente
dall'insondabile profondità
della sua barba
disvela conducendomi
ogni segreto
della tua riposta bellezza.
La sua voce mi giunge
da una remota lontananza.
Pensare ...
alla mia vita
che pochi colpi del remo
sono bastati
a farmela veder così lontana
e come un fiore
che si prende fra due dita.
Nell'attimo rubato fosti bella
e allorquando
parve scoppiare il cuore
nella sofferenza
ma sul punto di cedere
s'inalberò il mio cuore
e oppose resistenza.
lunedì 7 ottobre 2013
NOTTE D'OTTOBRE ( Luigi Siciliani 1881-1925)
Notte d'ottobre, fresca ancor di pioggia,
mentre le nubi pendono sul mare
come colli ricurvi, e sopra d'esse
splende la luna pallida per nebbie!
E sembrano le nubi sopra il mare
isolette divise dalla luce,
arcipelago vano sopra il mare.
Tali le cose della nostra vita:
piccole, lievi, sopra immensi abissi.
mentre le nubi pendono sul mare
come colli ricurvi, e sopra d'esse
splende la luna pallida per nebbie!
E sembrano le nubi sopra il mare
isolette divise dalla luce,
arcipelago vano sopra il mare.
Tali le cose della nostra vita:
piccole, lievi, sopra immensi abissi.
venerdì 4 ottobre 2013
MESSER LO FRATE SOLO ( A. Palazzeschi 1885-1974)
Solo
curvo e stanco ti vedo avvicinare
nello sfondo di un prato
ricoperto di margherite.
Solo
al chioccolio delle fontane
seduto un istante
e all'uso di un mendicante
mangiare un pezzo di pane.
Solo
nella luce del tramonto
verso la Porziuncola
in un concerto di campane
non più terrene
ma che dal cielo
con un'ebbrezza paradisiaca
invadono l'etere.
Solo
allorquando un moto di vertigine
struggente
la tua follia in saggezza seppe cambiare
facendo toccare l'apice
alla tua solitudine.
Solo
come mai e come nessuno
da quando tutti si avvicinarono a te.
curvo e stanco ti vedo avvicinare
nello sfondo di un prato
ricoperto di margherite.
Solo
al chioccolio delle fontane
seduto un istante
e all'uso di un mendicante
mangiare un pezzo di pane.
Solo
nella luce del tramonto
verso la Porziuncola
in un concerto di campane
non più terrene
ma che dal cielo
con un'ebbrezza paradisiaca
invadono l'etere.
Solo
allorquando un moto di vertigine
struggente
la tua follia in saggezza seppe cambiare
facendo toccare l'apice
alla tua solitudine.
Solo
come mai e come nessuno
da quando tutti si avvicinarono a te.
giovedì 3 ottobre 2013
PREGHIERA D'AUTUNNO di A. Zarri da "Quasi una preghiera" ed. Einaudi
Tu sei il Signore dell'autunno: del sole che affoga dolcemente nella nebbia, dei contorni che sfumano, delle foglie che cadono e fanno, in terra, un tappeto, per i passi dei vecchi. Tu sei il Signore dei vecchi e di tutte le cose che declinano perché sei il Signore dei giovani e di tutte le cose che rinascono.
Sei il Dio del granello che marcisce e, sotto la neve, attende il sole di marzo, di aprile, di maggio, attende il verde e l'oro e il dente duro della macina ; e presagisce la farina morbida, la fragranza del forno, la letizia delle mense. Tutto questo è l'autunno; tu sei il Dio di tutto questo.
L'autunno è una breve primavera, prima del gran riposo. La terra torna verde, prima del grigio della nebbia, prima del bianco della neve. In questo rapido sorriso d'erbe e di fiori tu ti affacci, tra nuvola e nuvola, e benedici il verde, e benedici la stanchezza. Non benedici la morte perché la morte vive, al di sotto del gelo, e testimonia la resurrezione. Tu benedici solo il sonno, questo languore, questo sopore, quest'oblio che sta vita e vita e che noi chiamiamo morte. Tu non benedici la morte : benedici la tregua della vita, che concede respiro e riposo.
Sei il Dio del granello che marcisce e, sotto la neve, attende il sole di marzo, di aprile, di maggio, attende il verde e l'oro e il dente duro della macina ; e presagisce la farina morbida, la fragranza del forno, la letizia delle mense. Tutto questo è l'autunno; tu sei il Dio di tutto questo.
L'autunno è una breve primavera, prima del gran riposo. La terra torna verde, prima del grigio della nebbia, prima del bianco della neve. In questo rapido sorriso d'erbe e di fiori tu ti affacci, tra nuvola e nuvola, e benedici il verde, e benedici la stanchezza. Non benedici la morte perché la morte vive, al di sotto del gelo, e testimonia la resurrezione. Tu benedici solo il sonno, questo languore, questo sopore, quest'oblio che sta vita e vita e che noi chiamiamo morte. Tu non benedici la morte : benedici la tregua della vita, che concede respiro e riposo.
martedì 1 ottobre 2013
SANTA TERESA DI GESU' BAMBINO E DEL VOLTO SANTO
Noi che corriamo nella via dell'amore, non dobbiamo pensare a ciò che può accadere di doloroso in avvenire, perché sarebbe un mancar di fiducia.
da " Pensieri"
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