Io guardo estasiato tal mare,
immobile mare uguale.
Non onda,
non soffio che l'acqua ne increspi,
non aura vi spira.
Di sopra lo copre un ciel grigio
bassissimo, intenso, perenne.
Io guardo estasiato tal mare.
Non nave, non vela, non ala,
soltanto egli sembra
un'immensa lamiera d'argento brunastro.
Su desso velato si mostra ogni astro.
Il sole si mette una benda di lutto,
la luna un vel grigio,
le innumeri stelle lo guardano
tenendo un pochino socchiuso
il lor occhio vivace.
Io guardo estasiato tal mare.
Ma quale fu l'acqua ad empirlo?
Dai monti ruinò?
Sgorgò dalla terra?
Dal cielo vi cadde?
O cadde piuttosto dagli occhi del mondo?
Mar grigio,
siccome una lastra d'argento brunastro,
immobile e solo, uguale,
ti guardo estasiato.
- Ma c'è questo mare? Ma c'è?
- Sicuro che c'è!
Io solo lo vedo,
io solo mi posso indugiare a guardarlo,
tessuta ho la vela io stesso,
la prima a solcarlo.
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