Stanotte udii, fra veglia e sonno, un canto
lieve, sommesso, e pur vasto siccome
il vasto mondo ; e mi parea nel sogno
di navigar in barca senza remi
su grigio mare, dentro un vel di pioggia.
Era la pioggia, sì ; ma sovra un mare
di fronde, mormoranti di felice
ristoro, nelle tenebre ; la prima
pioggia d'Autunno , dopo un'arsa Estate
tutta febbre di sole ; e or s'ostina
nell'alba smorta , ed ogni albero piange
che la riceve. Ma quel pianto è riso,
profondo, inestinguibile : di donna
che troppo attese, ed or non sa se gioia
o dolore è l'amplesso che l'avvolge.
Vorrei, pioggia d'Autunno, esser foglia
che s'imbeve di te sin nelle fibre
che l'uniscono al ramo, e il ramo al tronco,
e il tronco al suolo ; e tu dentro le vene
passi, e ti spandi, e sì gran sete plachi.
So che annunci l'Inverno : che fra breve
quella foglia cadrà, fatta colore
della ruggine , e al fango andrà commista ;
ma le radici nutrirà del tronco
per rispuntar dai rami a Primavera.
Vorrei, pioggia d' Autunno, essere foglia,
abbandonarmi al tuo scrosciare, certa
che non morrò, che non morrò, che solo
muterò volto sin che avrà la terra
le sue stagioni, e un albero avrà fronde.
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