Apre la sua pupilla il fioraliso,
infra le spighe bionde,
quasi mirando in alto il paradiso,
all'aure gioconde.
Oh ! com'è bello tra la messe d'oro,
che quasi regal manto,
i campi fecondati dal lavoro
riveste e abbella tanto!
O fiore, l'infinita poesia
dell'infinito amore,
co' biondi steli, in dolce sinfonia,
tu canti a un puro core.
Sì, tu l'amore sommo ed infinito,
ch'è vero, bello e bene,
quaggiù imperfetto, ma lassù compito,
riveli in tante pene;
e segno sei de la bontà divina,
in cui si appaga l'alma,
che, quasi dolce auretta mattutina,
gusta soave e calma,
quando contempla il bello nel creato,
sparso per ogni dove;
e si delizia l'intelletto, ornato
del vero, in cui si move.
Oh, la bontà! de le nature auguste
oriental zaffiro,
tu sola sei, che l'alme rendi giuste
e degne de l'empiro!
Che sono genio, gloria ed opulenza
senza bontate, o fiore,
se non dei vili misera demenza
e vanità del core?
Va, fiorellino azzurro, e adorna il seno
de le fanciulle e spose;
e fien belle, come ciel sereno,
buone, gentili, caste ed amorose.
Va, fiorellino azzurro, ad ogni core,
sì come bel sorriso,
per cui la vita parla, e parla amore,
svelando il paradiso.
Va, fiorellino, e bontate insegna
a tutte l'alme insieme;
perché sol essa impera, guida e regna,
con fede, amore e speme.
Con fede amore e speme ne affratella,
o fiorellin d'amore;
così la vita avrà la pace bella,
la pace del Signore.
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