giovedì 14 giugno 2012

"Contro l'arte pedagogica " di Raffaele Mormone da "Avviamento alla critica d'arte" ed .Fausto Fiorentino - libraio- Napoli (quante ore passate nello studio )

La corrente della filosofia moderna, sulla quale poggia la più autorevole - direi la vera ed autentica -critica d'arte contemporanea, nel distinguere le diverse attività dell'uomo, ha separato nettamente la fantasia dall'intelletto e perciò l'arte dal ragionamento, ammettendo che l'una si esplica in un'atmosfera di assoluta libertà e spontaneità e che l'altro invece agisce sulla scorta di un saldo controllo logico, ossia della ragione, sicchè tanto più ci si avvicina alla verità quanto più profonda si fa la riflessione. Questi due momenti - arte e ragionamento - non sono in progressione, cioè, contigui e successivi, bensì eterogenei e non comunicanti; tra di essi non si può stabilire alcun compromesso, poichè sono inconciliabili.
Di conseguenza la poesia, nascendo da un sentimento, che è originale e personale di ciascun artista, non ha in sè alcuna razionalità logica e perciò non può farsi banditrice di un dato principio morale. Il quale presuppone sempre, in chi lo fa suo e l'esprime rivolgendosi agli altri uomini per condurli verso la virtù, una scelta tra le varie teorie morali possibili e quindi attinge forza dalla meditazione e dal ragionamento; è in conclusione un atto di pensiero.
Charles Baudelaire nel secolo scorso ebbe delle affermazioni molto brillanti, rivelatesi oggi di una modernità evidentissima :"Ogni buona scultura, ogni buona pittura - egli scriveva - ogni buona musica suggerisce i sentimenti e i sogni che vuol suggerire, ma il ragionamento, la deduzione, appartengono al libro... Più l'arte vorrà essere filosoficamente chiara, più si degraderà e risalirà verso la puerilità del geroglifico ; al contrario, più l'arte si distaccherà dall'insegnamento, più salirà verso la bellezza pura e disinteressata... La poesia ... non ha altro fine che se stessa"



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