Credo che i cataloghi di sementi siano la cosa più eccitante che esista. E credo che le ditte che vendono sementi siano le più generose del mondo, perchè non vi chiedono mai quali motivi avete quando scrivete chiedendo i loro cataloghi. Osservando il mio indirizzo nell'angolo superiore sinistro della busta, avrebbero potuto vedere che abitavo nelle vicinanze dell'"estremità più occidentale degli Stati Uniti", eppure non mancarono mai di mandarmi cataloghi splendidamente illustrati dedicati in massima parte a magnifiche piante tropicali, con impressionanti riproduzioni di aranci in fiore o carichi di frutti, limoni, magnolie, avocados, alberi del pepe ed altro, brillantemente colorate e con nomi che evocavano tutto l'ardore del sole come "canna indica", "giglio rosso di Spagna", "fiore di fiamma del Messico", "margherita africana". Nelle grigie e buie giornate di novembre mi sprofondavo nei cataloghi dell'anno precedente e dopo un'ora o due potevo contemplare il paesaggio brumoso senza rabbrividire;e mi sembrava quasi di udire il ronzio delle api, sentire il calore tropicale e vedere il giardino crogiolarsi nella gloria del sole.
Quando giungevano i nuovi cataloghi, a primavera, li divoravo, e munita di carta e lapis facevo delle liste che di solito formavano dei totali di 279 dollari e che dovevo poi mutilare senza pietà. Finalmente ordinavo le sementi di cui mi ero dovuta accontentare e passavo giornate di rigida attesa. Compravo sempre - benchè il mio buonsenso me lo sconsigliasse- alcuni tipi di piante dai fiori rosso fiamma, da un floricoltore poco noto, dedito sopratutto al giardinaggio semitropicale , questi sostituiva invariabilmente i nasturzi al "fiore-di-luna del Congo belga" (che raggiungono spesso i due metri di diametro), i "papaveri di California" ai "Pompons dell'India Orientale" e non metteva mai più di tre semi in ogni pacchetto. Non era molto onesto;ma io mi riscaldavo le mani sulle illustrazioni dei suoi cataloghi.
Bob, il quale aveva già ordinato e ricevuto da varie settimane tutte le sue sementi da una nota ditta locale, ascoltava rassegnato i miei febbrili progetti concernenti il giardino davanti alla casa pieno di canne gigantesche, la casa stessa rossa "di fiori di fiamma" e mostruose "rose del Congo", le palizzate completamente nascoste da "piante annuali non comuni"; quindi scavava una trincea per tutta la lunghezza dell'orto, la riempiva di letame dei polli, di grassa terra bruna e semi di piselli odorosi. Vedevo la sconfitta avanzarsi con lo stesso passo sicuro con quale avanza la vecchiaia.
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