Quando era ragazzino Piero passava le vacanze estive in un paesino del Monferrato, a casa degli zii. Era una classica cascina, con una grande aia. Al pianoterra c'era una cucina con un grosso focolare, dall'altro lato la stalla con due mucche che servivano anche a tirare il carro; sopra le camere da letto e poi il solaio dove d'inverno si mettevano le mele , il granturco e i panni ad asciugare. La stanza di Piero era semplice, un letto in ferro battuto, un armadio, ma aveva un soffitto con un'antica pittura a stelle bianche su fondo azzurro e una sbiadita Madonna bruna e sopratutto una finestra ad est dove brillava la luna.Piero si addormentava guardando il meraviglioso soffitto illuminato dal chiarore lunare e i suoi sogni erano bellissimi. Davanti a casa una spoglia aia dove razzolavano le galline, c'era la cuccia del cane di casa (sempre di cattivo umore) la prima fila di un meleto, un pozzo; ma la meraviglia era il retro della casa. Come si usava allora c'era l'ingresso della fredda cantina, un orto con le verdure e poi una giungla di rovi e di erbe alte come Piero. Veniva ogni giorno esplorata con sempre nuove scoperte: una pianta di fragole nascosta, un grosso rospo sotto una pietra, il gatto silenzioso a caccia di topi, insetti e coleotteri ubriacati dal sole, le lucertole frettolose. Non c'era tempo per altri giochi, appena appena quello per la necessaria merenda (gli esploratori fanno un duro lavoro e hanno bisogno di sostegno).
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