Nel roseo lume della prima aurora,
nella vermiglia pace dei tramonti,
o nel meriggio che avvampando indora
le messe al piano e la vendemmia ai monti,
lungo la siepe che di salvie odora,
lungo i verdi sentier, le fresche fonti,
dove il guardo è intercluso e dove esplora
meravigliosi e liberi orizzonti,
presso il giardin ridente o il campo arato,
entro le selve sussurranti al vento,
tra il canto degli uccelli e i fior del prato,
sovra il ferreo corsier passo contento
come a novella gioventù rinato
e sano e buono e libero mi sento.
lunedì 24 agosto 2015
lunedì 17 agosto 2015
da " Le poesie di Alberto Caeiro - Il custode di greggi" FERNANDO PESSOA
E ci sono poeti che sono artisti
E lavorano sui loro versi
Come un carpentiere sulle assi ! ...
Che triste non saper fiorire !
Dover porre verso su verso, come chi costruisce un muro
E guardare se va bene, o sennò abbatterlo ! ...
Mentre l'unica casa artistica è la Terra tutta
Che varia e sta sempre bene ed è sempre la stessa.
Penso a questo, non come chi pensa, ma come chi non pensa,
E guardo i fiori e sorrido ...
Non so se essi mi comprendono
Ne' se io comprendo loro,
Ma so che la verità sta in loro e in me
E nella nostra comune divinità
Di lasciarci andare e vivere sulla Terra
E farci portare in braccio dalle stagioni lieti
E lasciare che il vento canti per addormentarci
E non aver sogni nel nostro sonno.
E lavorano sui loro versi
Come un carpentiere sulle assi ! ...
Che triste non saper fiorire !
Dover porre verso su verso, come chi costruisce un muro
E guardare se va bene, o sennò abbatterlo ! ...
Mentre l'unica casa artistica è la Terra tutta
Che varia e sta sempre bene ed è sempre la stessa.
Penso a questo, non come chi pensa, ma come chi non pensa,
E guardo i fiori e sorrido ...
Non so se essi mi comprendono
Ne' se io comprendo loro,
Ma so che la verità sta in loro e in me
E nella nostra comune divinità
Di lasciarci andare e vivere sulla Terra
E farci portare in braccio dalle stagioni lieti
E lasciare che il vento canti per addormentarci
E non aver sogni nel nostro sonno.
domenica 9 agosto 2015
L' UCCELLO, CHE GORGHEGGIA ... ( JUAN RAMON JIMENEZ)
L' uccello, che gorgheggia
in vetta al pioppo verde, tutta luce,
al sole lieto del meriggio chiaro,
come mi taglia l'anima, immensamente, in due
- e quale sangue di musica stilla! -
dallo zenit eterno
all'immobile terra !
in vetta al pioppo verde, tutta luce,
al sole lieto del meriggio chiaro,
come mi taglia l'anima, immensamente, in due
- e quale sangue di musica stilla! -
dallo zenit eterno
all'immobile terra !
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