Quando era in fiore il ciliegio, le prime sere d'aprile,
che già si allungavano i giorni, si cena già senza lume,
e conversavano gli altri nell'ombra vaga, io, fanciullo,
venivo cauto al balcone. L'aria era tepida e dolce,
la notte chiara. Nascosta, la luna nuova cadeva
a dietro, scema, imbiancando le case a fronte e il cortile.
Qua e là brillavano lumi, finestre stavano aperte,
vedevo dentro le stanze. E v'era un senso nell'aria
tra dolce e triste, un languore infinito e profondo.
Io stava assorto guardando muto.
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