Nel silenzio di ghiaccio, fra il candore
della ramaglia ch'è tutta un rabesco
d'argento sul grigior basso del cielo,
( esili fiocchi di novella neve
danzan nell'aria, ma non toccan terra)
or sì or no mi giunge un cinguettio
di passeretta. Garrulo qual filo
d'acqua fra sassi: acuto e solo, nella
immacolata fissità del giorno.
Di dove trilla? Dai bambù? Dagli aghi
del deodara, gran gigante in armi?
Che se fosse lassù, sul pioppo, nera
sul bianco la vedrei, sì vuota è l'aria
fra i nudi rami. Ma, se più nascosta,
più m'è dolce l'udirla. Il suo trillare
sospeso a tratti in sorde pause, a queste
falde assomiglia, aeree, che scendono,
indugiano, risalgono, scompaiono
per ritornare ; ma non toccan suolo.
Sei ben tu, passeretta, o non è il mio
cuore segreto, che di freddo muore,
e si lusinga che il suo canto chiami
da mezzo il Verno la stagion dei nidi?
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