Non lontano dalle sue stanze, La Quintinie aveva delimitato un pezzetto di terra ricca, proceduto all'apertura fragrante dei solchi, erpicato, spianato, assodato, addossato porche e prode, infine seminato fiori e verdure. In quel laboratorio a cielo aperto, ogni pianta godeva di cure costanti. Il giardiniere sperimentava nuove tecniche di riproduzione per talea o per margotta, innestava , incrociava, incannucciava una specie, ne lasciava accestire un'altra, impiegava tutto il suo sapere per sviluppare nei suoi vegetali delle formidabili capacità di resistenza alle intemperie.Combinava i seminati perchè le piante si rafforzassero scambievolmente; i pomodori maturavano alla perfezione con le lattughe o i cavoli, il prezzemolo prosperava con le carote, le carote con i cavolfiori. Faceva la guerra alle limacce e alle chiocciole che non sopportavano il timo o la salvia, alle formiche che detestavano il sambuco o la cappuccina, alle mosche disturbate dal basilico, alle pecchie allontanate dai fiori del pero coscio, ai topi e alle arvicole respinti dall'euforbia,dal melitoto o dalla cipolla.
Il giardiniere studiava anche le applicazioni che poteva trarre dalle sue piante. Leggeva l'
Erbario di Paracelso o l'
Antidotarium florentinum mettendone a frutto gli insegnamenti.Così le carote, consumate crude, combattevano la pigrizia intestinale; cotte, arrestavano la diarrea; la viola del pensiero selvatica curava i reumatismi e le malattie della pelle; le foglie di cavolo cauterizzavano le piaghe; la bardana, l'issopo, il tasso barbasso alleviavano le tossi sibilanti generate dai terreni melmosi del ponente; le melanzane, gli asparagi e le cipolle possedevano virtù diuretiche; i semi di zucca proprietà vermifughe.
Una delle stanze del giardiniere si era trasformata in laboratorio di speziale. Lì, i nomi dei più illustri
patres farmacognosiae convivevano con gli strumenti più disparati Alberto Magno, Nicolas Monardés, Pier Andrea Mattioli, Andreas Libavius, Otto Brunfels, mortai, bilance, pignatte, albarelli, boccette da tintura. La Quintinie lavorava spesso fino a tardi per preparare le sue polverine.
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gli orti e i frutteti creati da Jean-Baptiste de La Quintinie |
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