martedì 7 agosto 2012

GLI ARTISTI da "La vita quotidiana a Parigi ai tempi del Re Sole" di Jacques Wilhelm

Sotto Luigi XIV Parigi costituiva un vasto museo di architettura, scultura, pittura e arte decorativa. Ai retaggi dei secoli passati si aggiungevano ogni giorno nuove opere d'arte, che compensavano largamente le distruzioni causate dai mutamenti dei gusti e dal vandalismo umano. La creazione artistica aveva avuto un particolare momento di floridità durante il regno di Luigi XIII e la reggenza di Anna d'Austria. Se l'antica nobiltà, già fornita di numerosi palazzi, non aveva fatto costruire nuovi edifici se non in misura moderata, l'arricchimento della grande borghesia, il suo accesso alla "nobiltà di toga", i patrimoni accumulati in pochi anni dagli esattori delle imposte e dagli uomini della finanza avevano, in compenso, determinato la costruzione di numerose case, ampie e sontuose. Si era costruito talmente che i ritmi dell'edilizia privata ne risulteranno rallentati fin verso la fine del secolo, prima di riprendere vigore con l'espansione della città verso l'ovest e verso il nord e la creazione di nuove piazze reali. L'architettura religiosa, che aveva avuto un rigoglio prodigioso durante la prima metà del secolo, conoscerà un nuovo periodo di fulgore con la costruzione di varie chiese e della cupola degli Invalides, capolavoro dell'arte classica.Ogni nuovo edificio richiedeva evidentemente il concorso della scultura, per la quale nel 1660 si schiude un periodo di grande rilievo. I laboratori della capitale lavoreranno per Versailles, ma anche per Parigi, dove le statue del re, le figure mitologiche delle Tuileries, gli enfatici sepolcri delle chiese, i busti di cui si diffonde ampiamente la moda attestano le più elevate capacità artistiche. Nè i pittori avranno meno lavoro. Il re, i cortigiani, i grandi legulei, i banchieri e gli appaltatori delle imposte, l'amministrazione comunale parigina, gli ordini religiosi, il clero secolare, le corporazioni e le confraternite di mestiere ordineranno loro tantissimi dipinti. Ormai non abbiamo che un'idea molto incompleta di quell'immensa produzione. La metà degli edifici religiosi parigini sono stati distrutti dopo la Rivoluzione, al pari di un notevole numero di palazzi privati e, quand'anche sussistano gli edifici, essi hanno però perduto la maggior parte dei tesori artistici che contenevano.Naturalmente numerose pitture sono sfuggite a questa furia devastatrice e si possono ritrovare nei musei di tutto il mondo, dove sono esposte alla nostra ammirazione nelle condizioni più propizie. Staccate però dagli ambienti ai quali appartenevano esse hanno perso gran parte del loro significato....
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E' interessante notare, nel XVIII secolo, la presenza di quest'idea che i ricchi collezionisti avevano il dovere di far vedere i propri tesori a chi volesse ammirarli. Alcune opere, uscite da poco dal pennello o dal cesello degli artisti migliori e poste nelle chiese o in palazzi privati, venivano segnalati alla loro attenzione dalla "Gazette de France" o dal "Mercure galant", i primi periodici dedicati all'attualità. Ma la principale fonte d'informazione era quella della trasmissione orale, o per lettera, che si diffondeva rapidamente in cerchie relativamente ristrette. Tale corrispondenza raggiungeva in Europa i principi, i grandi amatori e gli eruditi. A Parigi, appena avvertiti, gli interessati accorrevano a vedere i nuovi capolavori. Potevano ammirarli esattamente nei posti per i quali erano stati concepiti, cioè nella loro precisa dimensione, con i soggetti di queste opere che armonizzavano con la natura dei luoghi, le specifiche occasioni di devozione, i gusti dei committenti. Ogni anno, dal 1630 al 1707, il "Maggio" degli orefici - un grande quadro di soggetto religioso offerto da questa corporazione alla cattedrale,- attirava, il primo del mese, la folla dei curiosi e degli artisti, le cui appassionate discussioni disturbavano le preghiere dei fedeli nonchè la sonnolenza dei canonici.





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