Io ho un certo orgoglio del mio metodo di fare i bagagli. Fare i bagagli è una delle molte cose che io so a menadito, più di qualunque altra persona viva (Mi sorprendo, a volte, considerando quante cose so.)Persuasi della mia abilità Giorgio e Harris, e dissi di lasciar fare interamente a me. Accettarono la proposta con una prontezza che mi parve alquanto strana. Giorgio si caricò la pipa, e si allungò nella poltrona; Harris allungò le gambe sul tavolino, e si accese un sigaro.
Veramente io non la intendevo così. Infatti, ciò che volevo era di sorvegliare il lavoro e di metter in moto Giorgio e Harris sotto la mia direzione, incitandoli a volta a volta :" Ehi, tu!..." "Dà qui". "Ecco fatto, abbastanza semplice" in realtà guidandoli, così per dire. Ma il loro intenderla nella maniera che la intendevano mi irritò. Non v'è nulla che m'irriti di più come veder gli altri starsene con le mani in mano, mentre io lavoro.
Vissi una volta con un tale che a questo modo mi faceva ammattire. Se ne stava sdraiato sul sofà e mi guardava lavorare per ore di seguito, seguendomi con gli occhi nella stanza, dovunque andassi. Diceva che la mia attività gli faceva bene. Gli faceva sentire che la vita non era un pigro sogno da passar stirandosi e sbadigliando, ma un nobile compito, pieno di dovere e di austero esercizio. Si domandava spesso come avesse potuto andare avanti, prima d'aver incontrato me, come avesse potuto durare fino allora senza un esempio davanti agli occhi di fervida attività.
Invece io sono diverso.Non posso rimanermene ozioso e veder un altro affannarsi a sudare. Voglio levarmi e sovraintendere, e aggirarmi con le mani in tasca, ordinando ciò che si deve fare. Obbedisco all'energia della mia natura e non posso resisterle.
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