mercoledì 9 novembre 2011

diario di campagna di una signora inglese del primo novecento(Edith Holden)ed. mondadori

O vento selvaggio dell'Ovest, tu respiro dell'Autunno,
Tu dalla cui non vista presenza le foglie morte sono spinte
Come spettri che sfuggano a un mago incantatore,

Gialle e nere, e pallide, e rosse accese, moltitudini
Colpite dalla pestilenza!O tu che sul tuo carro porti
I semi alati al loro scuro letto invernale

Ov'essi giacciono profondi e freddi, ciascuno come un morto
Nella sua tomba, finchè la tua azzurra sorella
Di primavera non spingerà soffiando il proprio cocchio

Sulla terra sognante, per riempire ( conducendo i bocci
Profumati a pascolare come greggi nell'aria)
Di vivi colori e profumi la piana e la collina;

Selvaggio spirito, che ovunque ti agiti, distruttore
E insieme salvatore, ascolta, oh, ascolta!

Fà di me la tua lira, così come è la foresta, e che importa
Se cadono le mie foglie al pari delle sue?
Il tumulto delle tue possenti armonie trarrà

Da entrambi un profondo accordo, dolce
Pur nella sua tristezza. Sii tu, Spirito fiero,
Il mio spirito. Sii tu me, o impetuoso!

Caccia i miei morti pensieri per l'universo,
Come foglie appassite, a stimolare una nascita nuova,
E con l'incantamento del mio verso.

Spargi, come da focolare non estinto faville
E ceneri, le mie parole fra il genere umano! Sii tu,
Attraverso le mie labbra, alla terra non ridesta

La tromba d'una profezia! O vento, se giunge l'inverno
Può primavera esser molto lontana?

                        SHELLEY





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