E quando sorge la luna la notte diventa pallida e languida. Come se non ci fosse la caligine. L'aria è trasparente, pura e calda, tutto si vede chiaro e perfino si possono distinguere accanto alla strada a uno a uno gli steli della stoppia. A grande distanza sono distinguibili le pietre. Le figure, che paion frati sullo sfondo chiaro della notte, sembrano più nere e guardano più minacciose.Sempre più e più frequentemente in mezzo a lo strepitio monotono, turbando l'aria immobile, echeggia quel "ah-ah" di stupore e si ode il grido dell'uccello che non dorme o delira.
Vaste ombre camminano per la pianura, come nuvole per il cielo e sullo sfondo confuso. Se si guarda a lungo ben bene, pendono e si accumulano una sull'altra confuse immagini bizzarre...C'è un senso di oppressione. Ma quando guardi il cielo verde pallido, cosparso di stelle, sul quale non è nuvola o macchia, allora comprendi perchè è immobile l'aria calda, perchè la natura sta così vigile e teme di muoversi: anch'essa sente l'oppressione e teme di perdere un istante di vita.
L'infinita profondità e l'incommensurabilità del cielo si può giudicare solo sul mare o nella steppa di notte, quando splende la luna; un cielo terribile, bello e gentile accarezza teneramente e chiama a sè, e la carezza dà le vertigini.
Cammini un'ora, due ore... ti capita sulla via un taciturno vecchietto, un sepolcro, o una "donna di pietra" (rozze figure femminili di pietra, sparse qua e là per la steppa: sono punti di riferimento ), messa Dio sa da chi e quando, silenzioso vola vicino a terra qualche uccello notturno, e a poco a poco tornano alla memoria le leggende della steppa, i racconti dei pellegrini, le favole della bambinaia venuta dalla steppa e tutto quello che hai potuto vedere e abbracciare con l'anima tu stesso. E nello strepitio degli insetti, nelle figure misteriose e nei sepolcri, nel cielo azzurro, nella luce lunare e nel volo dell'uccello notturno, in tutto ciò che vedi e senti, t'incomincia a balenare il trionfo della bellezza, la giovinezza, il fiorire delle forze e una terribile sete di vita; l'anima diventa l'eco della bella crudele natura, e vorrebbe volare sulla steppa insieme con l'uccello notturno. E nel trionfo della bellezza e nella esuberanza di felicità si prova una tensione e un'ansietà come se la steppa sentisse la propria solitudine, sentisse che la sua ricchezza, il suo incanto si perdono invano per il mondo, non cantati da nessuno, non necessari a nessuno, e attraverso il giocoso rumore sordo senti il suo nostalgico richiamo senza speranza: un poeta! un poeta!
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