FUI UN ALBERO SUL CLIVO D'UN MONTE,
E LE MIE CHIOME DI LARICE
ERAN RAVVIATE
DALLE CANDIDE DITA DELLA LUNA.
PENDEVO ALTA SU DI UN BOTRO,
SCOSSA DAL VENTO SU LA PIETRA RIPIDA.
E IRRETIVO LE NUVOLE IN DANZA,
PER TRASTULLARMI.
INCONSAPEVOLE
DELLA GIOIA E DEL DOLORE,
STORMIVO, AVVIZZIVO, FIORIVO:
NELLA MIA OMBRA S'ADDORMIVA IL TEMPO.
fotografia Piero Reggio |
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