lunedì 28 settembre 2015

A MICHELANGIOLO ( GIOVANNI PAPINI)

Aiutami un po' te, semmai traligno,
Michelagnolo mio mio da Settignano,
che stavi a tu per tu col tuo macigno,
sudato e gobbo, col mazzuolo in mano.

Batti, ma sodo, che' dentro allo scoglio
un doloroso schiavo è avviluppato
e da millenni aspetta in quell'invoglio
d' esser dalle tue mani liberato.

Picchia e ripicchia che' di buona grana
è il sasso che si scaglia e ti sfavilla!
Dagli più forte : a fin di settimana,
fornita l'opra, puoi fuggire in villa.

Perché non vieni a riveder Caprese
vicino al crudo sasso di Francesco?
Tu vedessi bell'ombre in questo mese
sotto il castagno fitto e il faggio fresco!

Giunti che siamo al tuo castello in cima,
da' barbari lontani e lor rumori,
sfogar potremo il core in rozza rima
secondo l'uso antico de' pastori.

Non t'incresca se a te vo' accompagnarmi,
ombra viva e mendica che si duole :
tu vittorioso fosti sopra i marmi
mentre vinto son io dalle parole.

E giorno dopo giorno mi dispero
per ridur la materia all'obbedienza,
e più volte ho cercato il tuo sentiero
per acquistar maschiezza ed eccellenza.

Non mi lasciar quaggiù nello sbaraglio,
abbi pietà di me che son qui solo,
vedi quanto m'addanno e mi travaglio,
guardami in viso : sono un tuo fugliolo!

lunedì 14 settembre 2015

L' APE ( MARIUCCIA PICENI )

Nessuno mai dei fior che tu derubi di loro essenza
ti disse : " Lascia a me la mia ricchezza ?"
Nessun - della tua punta timoroso -
curvò a terra lo stelo e si nascose ...?
Son buoni i fior con te, ape dorata ;
              vuoi tu dirmi perché ?
              " Una sbocciata
rosa fragrante un giorno - non ribelle
ma curiosa -
mi richiese " perché " come tu fai ;
ed io : "Per l'uomo
siam nate entrambe, " risposi in mio ronzio ;
" tu con le tinte e i balsami delizia
a l'alma rechi ed a lo sguardo, ed io
con le ritolte essenze ch'elaboro
del gusto son delizia ..."

domenica 6 settembre 2015

MERIGGIO ( ANNA MANDER-CECCHETTI 1832-19229

Giunge il sole frastagliato
tra le fronde dei querceti;
mi sussurrano da lato
i mosconi irrequieti ,
ferve un mondo, sotto i faggi,
di formiche e scarafaggi.

Laggiù i pioppi del cammino
mi sorridon con cent'occhi;
fa il suo verso un uccellino
quasi presso a' miei ginocchi ,
stride e vola una pernice
rasentando la pendice.

Alla vita rigogliosa
onde il piede ha così bello,
par che guardi dispettosa
la rovina del castello,
dove ascose al raggio infido
fan le vipere il lor nido.

Senza nuvole risplende
il seren del firmamento,
tutto intorno non s'intende
voce d'uomo ne' d'armento ;
nessun alito vagante
non bisbiglia tra le piante.

Nel silenzio, come stanco,
si riposa tutto il bosco,
le farfalle un punto bianco
qua e là segnano nel fosco,
e fra l'ombre deliziose
par che pensino alle cose,

che maturin nel mistero
l'opra arcana della vita,
dove perdesi il pensiero
come in tenebra infinita,
come barca vagabonda
in un mar che non ha sponda.