domenica 31 agosto 2014

LA CAPANNA ( Sebastiano Satta 1867 - 1914)

Dolce, o capanna, quando agli uragani
la selva si querela e si dispoglia,
riparar nel tuo nido, sulla spoglia
d'un montone, e parlar di cacce e cani.

Ma più dolce, se ridano i lontani
fuochi dei poggi, e palpiti ogni foglia
alla sera, indugiar sulla tua soglia
erbosa, tra il brusio largo dei piani.

Sulla giogaia pendono ghirlande
di stelle: van le greggi per profonde
serenità, fra luccicar di fonti.

Poi, nell'ombra, un nitrito! Ché già grande,
tra mormorii di rivoli e di fronde,
s'alza la luna a benedire i monti.

venerdì 22 agosto 2014

ALBA ( ADA NEGRI)

Quasi ancora nel sonno, odo parole
gravi, materne, di campane. E' l'Ave
Maria : da San Michele, da San Luca,
e , più lungi, dal Carmine. Se schiudo,
torpida, gli occhi, vedo un che di bianco
ai vetri : lieve ; e un esitar dell'ombra.
Un altro giorno, dunque? Le campane
mi dicono : Sei viva - Ma nel sonno
ero morta, ero morta - e questo lento
rinvenire è il risorgere di Lazzaro
dal sepolcro di pietra. Ecco : ritrovo
me stessa : col mio corpo e col mio nome
e il senso della mia carne profonda
e il palpitar del mio tenace cuore
che non s'arrende. Si rannodan fili
di pensiero interrotto : a fior dell'anima
torna la pena che un clemente oblio
m'avea tolta nel sonno : tutto torna
come fu ieri, come pur sarà
domani. Io, sempre. Io, sola. Io, che non posso
mutare, perché Dio così m'ha fatta
nella sua volontà. Meglio era forse
non ridestarsi: lungo l'acque cieche
dell'immemore sonno al cieco fiume
affluir della morte. Ma non può
morir chi vuole. Ed è, forse, più dolce
ch'io non pensi al pallor di questo cielo
ai vetri, e il suo stupor, che rassomiglia
al mio, dinanzi alla segreta legge
per cui s'alterna con la notte il giorno.

Io ti prego, mio Dio, per questo giorno
che ancor m'imponi ( e pur, Tu che sai tutto,
la mia stanchezza sai): fa ch'io l'accetti
come una prova : fa ch'io lo trascorra
dimentica di me, viva soltanto
alla pietà per altri, unica forza
che mi difenda da me stessa ; e in pace
io lo chiuda con Te, come se l'ultimo
della mia vita fosse, e la sua notte
più non attenda il ritornar del sole.


sabato 16 agosto 2014

LA FONTE ( ARTURO GRAF 1848 - 1913)

   Gelida, cristallina,
dalla rupe zampilla
l'onda, giù per la china
fugge guizzando, brilla
del sole al lume, e franta
ride fra i sassi, in mezzo all'erbe, e canta.
    "Io son la dolce e pura
acqua che vien dal cielo,
onda che in nube e in gelo
si muta e trasfigura ;
la lucida e gioconda
acqua son io, che sferza e che feconda.
    Venite a quest'aprica
piaggia quanti voi siete,
cui vince la fatica,
cui travaglia la sete:
tutti io ristoro : assai
dolce è quest'onda, e non s'asciuga mai.
    Venga, vada, o si stia,
biondo abbia il crine o bruno,
io non chiedo a nessuno
come viva, chi sia.
Splende per tutti il sole:
alla pura onda mia beve chi vuole."


fotografia Piero Reggio

domenica 10 agosto 2014

PRESAGIO DI TEMPORALE (Alessandro Manzoni)

La nebbia s'era a poco a poco addensata e accavallata in nuvoloni che, rabbuiandosi sempre più, davano idea d'un annottar tempestoso; se non che verso il mezzo di quel cielo cupo e abbassato, traspariva, come da un fitto velo, la sfera del sole, pallida, che spargeva intorno a sé un barlume fioco o sfumato, e pioveva un calore morto e pesante. Ogni tanto si sentiva un borbottar di tuoni, profondo, come tronco, irresoluto ; né, tendendo l'orecchio, avreste saputo distinguere da che parte venisse ; o avreste potuto crederlo un correr lontano di carri, che si fermassero improvvisamente. Non si vedeva, nelle campagne intorno, moversi un ramo d'albero, né un uccello andarvisi a posare, o staccarsene : solo la rondine, comparendo subitamente di sopra il tetto del recinto, sdrucciolava in giù con l'ali tese, come per rasentare il terreno del campo ; ma sbigottita da quel brulichio, risaliva rapidamente e fuggiva.

domenica 3 agosto 2014

VESPRO D'AGOSTO ( Gabriele D'Annunzio)

Rientran lente da le liete pesche
    sette vele latine,
e portan seco delle ondate fresche
    di fragranze marine.

Son bianche, rosse, gialle e su ci raggia
    l'occhiata ultima il sole;
s'allunga a l'aura una canzon selvaggia
    d'amore e di viole.

Ne 'l ciel di perla le rondini brune
    ricaman voli a sghembo;
non si vede del mar là tra le dune
    che un cinereo lembo.

Il fiume è pieno di riflessi ; a schiera
    le sette vele stanche
vengon innanzi insieme con la sera:
    son gialle, rosse, e bianche.