martedì 27 novembre 2012

LE CORTESIE PIU' PICCOLE (EMILY DICKINSON)

LE CORTESIE PIU' PICCOLE
- UN FIORE O UN LIBRO-
PIANTANO SORRISI COME SEMI
CHE GERMOGLIANO NEL BUIO.


fotografia Chiara Reggio

domenica 25 novembre 2012

COGLI QUESTO PICCOLO FIORE ( R. TAGORE)

Cogli questo piccolo fiore
e prendilo. Non indugiare!
Temo che esso appassisca
e cada nella polvere.
Non so se potrà trovare
posto nella tua ghirlanda,
ma onoralo con la carezza pietosa
della tua mano - e coglilo.
Temo che il giorno finisca
prima del mio risveglio
e passi l'ora dell'offerta.
Anche se il colore è pallido
e tenue è il suo profumo
serviti di questo fiore
finché c'è tempo - e coglilo.

fotografia Chiara Reggio

venerdì 23 novembre 2012

LA FIERA DI SAINT-LAURENT di Jacques Wilhelm da "L a vita quotidiana a Parigi ai tempi del re Sole"

La fiera di Saint-Laurent disponeva, nel XVII secolo, di un recinto stabile in rue du Faubourg Saint-Denis, quasi di fronte alla missione di Saint-Lazare, a cui apparteneva. I frati avevano costruito nel recinto botteghe e chiostri che affittavano ai mercanti, i quali godevano lì di esenzioni dalle imposte e di libertà di commercio. Pur non essendo frequentata dallo stesso pubblico elegante della fiera di Saint-Germain, essa attirava tuttavia parecchia gente di tutte le condizioni sociali nei suoi due mesi di apertura dopo la festa del santo. Accanto alla ceramica e al vetro vi si trovavano anche curiosità di valore e in particolare porcellane "provenienti da tutte le parti del mondo, con costi enormi."
I visitatori potevano trovarvi ogni tipo di spettacolini ricreativi. Burattini di quattro piedi di altezza vi recitavano opere, ma Lulli naturalmente, approfittando della sua concessione in esclusiva, riuscì a farli sopprimere nel 1678. I comici stranieri, non avendo il diritto di esprimersi in francese, inventeranno le "opere in gergo inventato", in cui le parole, trasformate in uno strano "sabir" (lingua franca, parlata nel Levante e in Algeria), rimanevano però comprensibili, e le "opere con frasi scritte su cartelli", dove la battute riportate a grandi lettere erano presentate al pubblico al momento opportuno. Nel 1678 la compagnia otteneva dall'Accademia di musica e danza, tramite il versamento di una grossa somma, il riconoscimento del diritto di presentare piccoli pezzi mescolati a canzoni. Ma gli attori della Comédie-Francaise intervennero a loro volta e si dovette ritornare alle marionette.

lunedì 19 novembre 2012

LA FIERA DI SAINT-GERMAIN di Jacques Wilhelm da "La vita quotidiana a Parigi ai tempi del re Sole"

Dal 3 febbraio alla Domenica delle Palme, ossia per quasi due mesi, l'apertura della fiera di Saint-Germain costituiva un avvenimento nella vita parigina. A nord della chiesa di Saint-Sulpice un grande recinto rettangolare conteneva ventiquattro padiglioni separati da strade coperte da altissime impalcature. I padiglioni ospitavano numerose botteghe, a poco a poco vendute ai commercianti dagli abati di Saint-Germain, mentre alcune, date in affitto, rimanevano proprietà dell'abbazia. Finché non si apriva la fiera, il custode affittava le strade a sellai che vi mettevano al riparo le loro carrozze. La fiera godeva delle stesse franchigie della zona compresa entro il recinto dell'abbazia. I mercanti di fuori potevano vendervi liberamente e anche quelli che non avevano la licenza di maestri erano in quell'ambito al riparo dalla persecuzioni giudiziarie degli esponenti delle corporazioni cittadine di mestiere. Lungo strade coperte, le logge erano strapiene di prodotti di lusso. La rue de l'Orfèvrerie scintillava di argenteria e di gioielli, rue de la Mercerie di mobili, oggetti d'arte e soprammobili e alcune botteghe, gestite da mercanti portoghesi, offrivano tantissime curiosità importate dalle Indie e dalla Cine: lacche, porcellane, seterie e dipinti su carta. Le logge dei pittori stranieri o francesi mostravano quantitativi di quadri ammucchiati l'uno sull'altro. In rue de la Lingerie, ricami e merletti non attiravano soltanto le donne ma anche gli uomini, che all'epoca ne facevano largo uso.
Di giorno la folla invadeva la fiera, ma le persone di rango vi si recavano soltanto di sera e le loro carrozze si allineavano nelle strade adiacenti. Allora, per diverse ore, era un continuo andirivieni davanti alle botteghe illuminate dalla luce di migliaia di lanterne. Gli oggetti esposti erano ancora più attraenti e affascinavano le signore eleganti, che portavano tutte la maschera favorevole agli intrighi, scortate dai rispettivi corteggiatori che offrivano loro gioielli o fazzoletti ricamati; perlomeno, stando a Dancourt il quale, nel 1696, faceva di questo l'argomento di una delle sue opere: La foire Saint-Germain (La fiera di Saint-Germain), fatta rappresentare dalla Comédie-Francaise):Vi troviamo il seguente ritornello:
Oh, que la foire Saint-Germain
grossit la cour de Vulcain
L'amour y met en ètalage
ce que son art a de plus fin.
Les présents y son en usage
et telle femme y vient fort sage
qui l'est bien moins le lendemain...

(Oh, come la fiera di Saint-Germain
ingrossa la corte di Vulcano
l'amore vi mette in mostra
ciò che ha di più fine la sua arte.
Vige l'usanza degli omaggi
e vi giungono perfettamente sagge
donne che lo sono molto meno il giorno dopo...)

Caffè, palchi di equilibristi e volteggiatori, orchestre di musicanti e teatrini, il primo dei quali venne costruito nel 1678 - vi si esibivano saltimbanchi autorizzati a mettere in scena spettacoli misti di canti, di danze e di musica, le cosiddette "opere comiche"- animavano i viali. Le lotterie e i giochi d'azzardo, tollerati a lungo, alla fine però vennero banditi. Come sempre in quell'epoca, i borsaioli approfittavano di questi assembramenti di persone e i lacchè, secondo la loro abitudine, vi si mostravano tanto più insolenti quanto più importante era il signorotto che scortavano.


domenica 18 novembre 2012

giovedì 15 novembre 2012

O FALCE DI LUNA CALANTE (Gabriele D'Annunzio)

O falce di luna calante,
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento, qual messe di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe 'l vasto silenzio va.

Oppresso d'amor, di piacere,
il popol de' vivi s'addorme...
O falce calante qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

martedì 13 novembre 2012

ODE AL FIORE AZZURRO (Pablo Neruda)

Camminando verso il mare
nella prateria
- oggi è novembre -,
tutto è nato ormai,
tutto ha statura,
ondulazione, fragranza.
Erba per erba
intenderò la terra,
passo per passo
fino alla linea impazzita
dell'oceano.
D'improvviso un'onda
di aria agita e ondeggia
l'orzo selvaggio:
salta
il volo di un uccello
dai miei piedi, il suolo
pieno di fili d'oro,
di petali senza nome,
brilla d'improvviso come rosa verde,
s'intreccia con ortiche che rivelano
il loro coral nemico,
agili talli, sterpi
stellati,
differenza infinita
di ogni vegetale che mi saluta
a volte con un rapido
scintillio di spine
o con la pulsazione del suo profumo
fresco, fine e amaro.
Andando verso le schiume
del Pacifico
con lento passo per la bassa erba
della primavera nascosta,
sembra
che prima che la terra abbia fine
centro metri prima del più grande oceano
tutto sia diventato delirio,
germinazione e canto.
Le minuscole erbe
s'incoronarono d'oro,
le piante dell'arena
diedero raggi violetti
e a ogni piccola foglia dimenticata
giunse un messaggio di luna o di fuoco.
Vicino al mare, camminando,
nel mese di novembre,
tra i cespugli che ricevono
luce, fuoco e sale marini,
ho trovato un fiore azzurro
nato nella durissima prateria.
Da dove, da che fondo
trai il tuo raggio azzurro?
La  tua seta tremante
sotto la terra
comunica col mare profondo?
Lo sollevai tra le mani
e lo guardai come se il mare vivesse
in una sola goccia
come se nel combattimento
della terra e delle acque
un fiore levasse in alto
un piccolo stendardo
di fuoco azzurro, di pace irresistibile,
d'indomita purezza.

sabato 10 novembre 2012

R. Tagore da :"Offerta di canti

Sì ,lo so, non è che il mio amore
questa luce d'oro che danza sulle foglie,
queste pigre nuvole che navigano in cielo,
questo vento che passa, accarezzando
la mia fronte con la sua freschezza.

La luce del mattino mi ha innondato la vista.
è questo il tuo messaggio al mio cuore.
Chini il viso, i tuoi occhi fissano i miei,
il mio cuore tocca i tuoi piedi.  


fotografia Piero Reggio




mercoledì 7 novembre 2012

Autunno o ...?

Che giornata meravigliosa! Il cielo è di un azzurro perfetto, senza una nuvola,solo all'orizzonte il colore è più pallido; le Alpi e le Langhe brillano al sole, l'aria è tiepida, ogni tanto un venticello non fastidioso spazza le foglie. Lungo la pista ciclabile fioriscono  le margherite, i ranuncoli e anche il cerfoglio selvatico. Il prato è ancora verdissimo ; danzano le farfalle e le api corteggiano i fiori di tarassaco. Il gatto dei vicini sonnecchia beatamente al sole sulla panchina, i passeri fanno salotto sull'albero di fico ancora verde. L' estate di San Martino?

fotografia Piero Reggio


lunedì 5 novembre 2012

LA MUSICA ( CHARLES BAUDELAIRE)

Spesso la musica m'afferra come
Un mare! Verso la mia stella pallida,
Sotto una volta di bruma o in un cielo
Spazioso, io dispiego la mia vela;
Col petto in fuori ed i polmoni gonfi
Come fossero tela, scalo il dorso
Dei flutti accavallati che la notte
Mi nasconde; sento vibrare in me
Le passioni d'un vascello che soffre;
Venti propizi, convulse tempeste,
Mi cullano sul baratro infinito.
Ed altre volte, invece, la bonaccia,
Immenso specchio del mio disperare!



sabato 3 novembre 2012

CUORE DI LEGNO (Primo Levi)

Il mio vicino di casa è robusto.
E' un ippocastano di corso Re Umberto;
Ha la mia età ma non la dimostra.
Alberga passeri e merli, e non ha vergogna,
In aprile, di spingere gemme e foglie,
Fiori fragili a maggio,
A settembre ricci dalle spine innocue
Con dentro lucide castagne tanniche.
E' un impostore, ma ingenuo: vuole farsi credere
Emulo del suo bravo fratello di montagna
Signore di frutti dolci e di funghi preziosi.
Non vive bene. Gli calpestano le radici
I tram numero otto e diciannove
Ogni cinque minuti, ne rimane intronato
E cresce storto, come se volesse andarsene.
Anno per anno, succhia lenti veleni
Dal sottosuolo saturo di metano;
E' abbeverato d'orina di cani,
Le rughe del suo sughero sono intasate
Dalla polvere settica dei viali;
Sotto la scorza pendono crisalidi
Morte, che non saranno mai farfalle.
Eppure, nel suo tardo cuore di legno
Sente e gode il tornare delle stagioni.